Perché si sceglie un ventilatore assiale per eliminare fluidi e gas tossici

Perché si sceglie un ventilatore assiale per eliminare fluidi e gas tossici

Tra ventilatore assiale e centrifugo ci sono un bel po' di differenze, ma non si limitano alla forma. La scelta deve essere dettata dalle prestazioni, in particolare quelle legate strettamente alla funzione. In parole povere la potenza è l'ultimo degli elementi da valutare.

I ventilatori assiali (come spiegato da Ventilazione Sicura) hanno valori di pressione bassi e portate piuttosto alte. Per esempio montandone due in serie si riesce a raggiungere al massimo 120-140 mm di colonna d’acqua, in condizioni ambientali ordinarie. Si usano quando l'impianto ha basse perdite di carico e c'è una resistenza poco impegnativa, ma serve una grossa portata d'aria.

Sicuramente un punto determinante è il prezzo, perché i ventilatori assiali costano poco, sono semplici e compatti da implementare e oltretutto facili da installare.

In pratica i ventilatori assiali sono un tubo con dentro un motore e una girante, anche se la trazione può trovarsi all'esterno in alcuni modelli, senza alterarne le prestazioni.

Di base si possono installare direttamente all'interno di una tubatura, aggiungendo semplicemente una sezione di servizio, se proprio necessario, senza bisogno di raccordi di transizione o deviazione di condotti.

Però quelli assiali hanno tantissime limitazioni in applicazioni di tipo industriale. Iniziamo specificando che di solito, a differenza dei ventilatori centrifughi di non possono sopportare il transito di fluidi chimicamente attivi e aggressivi oppure ad alta temperatura, con un limite massimo che difficilmente supera i 700-800 °C.

Un ventilatore centrifugo invece ha come vantaggio salti di pressione elevati, perché sfrutta l'effetto della girante. L'aria viene immessa ad una certa distanza dalle pale e quindi spostata con un diametro maggiore.

Grazie a questa proprietà si possono installare i ventilatori centrifughi industriali anche dove la resistenza opposta dall'impianto è molto alta e servono grandi portate di gas, spesso in ambienti con condizioni operative gravose o al limite del proibitivo.

A parità di diametro, si riesce a raggiungere 1000/1100 mm di colonna d'acqua ed anche la potenza di aspirazione è alta, usando i ventilatori centrifughi, ma questo ha un costo.

Centrifughi o assiali?

Il grosso problema dei ventilatori centrifughi rispetto alla controparte assiale è il fatto che per installarli c'è da sostenere costi maggiori, in particolare si ha una deviazione del flusso di 90 °.

Con la tubazione di ingresso solitamente orizzontale, perpendicolare rispetto a quella di uscita che molto spesso è verticale, i ventilatori centrifughi anche di ultima generazione richiedono uno spazio considerevole.

C'è anche il problema dei raccordi perché d'aspirazione sfrutta tubature circolari, mentre la mandata è rettangolare e c'è bisogno di un ingombro decisamente maggiore delle componenti attive.

Albero, cuscinetti e motore di solito sono esterni alla chiocciola. Restano però i vantaggi come la possibilità di cambiare il profilo di pala, una grande libertà con i materiali per le varie applicazioni industriali e per il contatto con gas e fluidi aggressivi o pericolosi.

La scelta è relativamente obbligata. Per applicazioni che richiedono bassi performance e condizioni operative tutto sommato tranquille il ventilatore assiale resta vincente, ma se in un'industria si deve trattare materiale pericoloso e lavorare in situazioni particolarmente gravose quello centrifugo è la scelta migliore per via della resa.

camera da letto Shabby Chic

Shabby Chic vs Country Chic: come distinguerli

Nel mondo del design, gli stili Shabby Chic e Country Chic paiono viaggiare sulla stessa linea d'onda: entrambi sembrano fare numerosi riferimenti al passato, con arredi e complementi vari che richiamano tempi andati. Tuttavia, i due stili presentano differenze piuttosto nette. Il Country Chic, ad esempio, si contraddistingue per la sua solidità, caratterizzata da mobili essenziali e dal sapore rustico; di contro, lo Shabby Chic ha richiami maggiormente indirizzati ai colori pastello. Ma come distinguere lo Shabby Chic e il Country Chic in maniera efficace? Quali sono i tratti distintivi dell'uno e dell'altro stile?

Il ruolo del legno

Uno degli elementi ricorrenti nei complementi d'arredo è il legno. Sinonimo di stabilità e solidità, il legno è tra i materiali più antichi mai lavorati dall'uomo, se non il più antico in assoluto. Sia lo Shabby Chic che il Country Chic propongono richiami al passato che, in un certo senso, permettono ai due stili di avvicinarsi a tradizioni andate, seppur in maniera differente. Nel caso dello Shabby Chic, il legno non è esposto a vista come nello stile rustico: i designer preferiscono coprirlo con vernici chiare e delicate, quelle tonalità pastello note per le tinte tenui e raffinate. Nel caso del Country Chic, invece, ci troviamo di fronte alla robustezza dei materiali lignei, con gli arredi che vantano linee semplici, essenziali e poco decorate. Il tutto in perfetto "stile Country".

L'applicazione del colore

In precedenza si è fatto riferimento alle differenze sussistenti tra l'uso dei colori nei due diversi stili. Interessante è osservare come lo Shabby e il Country prevedano un utilizzo diametralmente opposto delle tonalità. I colori Shabby Chic, come già anticipato, sono noti per la loro delicatezza, a partire dal rosa pallido e passando a tinte come il verde salvia o il bianco panna. Di contro, le tonalità del Country Chic vantano tinte più sature, cariche di quel colore che, nel caso dello Shabby, paiono quasi essere assenti: i mobili Country si distinguono per i contrasti netti e per i colori densi, prendendo nettamente le distanze dai riferimenti Shabby.

La scelta dei materiali

Anche la scelta dei materiali consente di evidenziare differenze nette tra i due stili. Per quanto riguarda lo Shabby Chic, ad esempio, i designer prediligono puntare su materiali che appaiano parzialmente usurati, ma che al contempo siano ancora in grado di esprimere il loro fascino. È il caso di vasi antichi o elementi vintage in legno. Nel caso del Country Chic, invece, si prediligono maggiormente materiali naturali e rustici, che potremmo trovare in una qualsiasi casa di campagna. Si pensi, ad esempio, alla juta o ai tendaggi in lino, senza tralasciare i complementi di arredo in cotone.

Shabby Chic e Country Chic: uno sguardo generale

In linea di massima, gli ambienti arredati in stile Shabby Chic si contraddistinguono per la particolare tendenza nel prediligere il riutilizzo dei complementi di arredo in disuso (purché rispettino i canoni estetici indicati in precedenza. Diverso il discorso degli ambienti Country Chic, dove gli arredi dal forte sapore rustico consentono agli inquilini di fare un vero e proprio salto nel passato. Se vuoi approfondire il mondo variegato dello Shabby Chic, dai un'occhiata al sito tendenzeshabbychic.it, nel quale troverai idee e spunti innovativi per arredare la tua abitazione in modo impeccabile!

Qual è il ruolo della SEO per pubblicizzare un sito

Qual è il ruolo della SEO per pubblicizzare un sito?

Quando hai creato un sito web, giunge il momento di condividerlo con il mondo e si tratta della fase più delicata. Infatti, a cosa serve un sito se nessuno lo visita? Vediamo come pubblicizzare un sito al meglio attraverso alcuni metodi efficaci e i suggerimenti di Gianpaolo Antonante.

L'ottimizzazione di un sito per i motori di ricerca rappresenta senza dubbio uno dei metodi più efficaci per migliorarne il posizionamento e quindi allargare il potenziale bacino di lettori, nonché le persone che linkano verso il sito stesso. Tra gli altri elementi, una buona strategia SEO si imposta individuando parole chiave da aggiungere alle diverse pagine del proprio sito, nei testi alternativi alle immagini e in tutti i testi che possono essere riconosciuti dai motori di ricerca come Google.
Studiare un insieme di tattiche SEO richiede tempo e impegno, ma soprattutto un set di competenze messo in campo da figure esperte. Al giorno d'oggi, infatti, i motori di ricerca sono strumenti sempre più raffinati e, oltre alle buone pratiche semplici da apprendere, è cruciale fare in modo che la strategia sia completa e trasversale al fine di essere efficace. Oltre alle tecniche on-site, la SEO deve essere condotta off-site, altro motivo per cui affidarsi a un professionista che porrà molta attenzione a ogni dettaglio e sarà il migliore investimento per un risultato promozionale davvero soddisfacente.

Come pubblicizzare un sito: l'email marketing

Molti tendono a dimenticare le newsletter, ma in realtà l'email marketing costituisce un altro ottimo modo per indirizzare traffico al proprio sito. Scrivendo un testo accattivante e inserendo l'email marketing all'interno di una strategia trasversale, si può contare su uno strumento davvero efficace per promuovere un sito. Attraverso un oggetto incisivo e d'impatto, bottoni call-to-action ben evidenziati e testi scritti a regola d'arte si potrà emergere dalle migliaia di email che affollano le caselle degli utenti e colpire l'attenzione, ottenendo il tanto agognato clic verso il proprio sito.

Come pubblicizzare un sito: non dimenticare il blog

Lungi dall'essere uno strumento datato, il blog rappresenta un'arma efficace per l'inbound marketing. Il blog del tuo sito web può migliorare il posizionamento sui motori di ricerca e affermare l'autorevolezza del marchio nel tuo settore di riferimento. Una corretta e articolata strategia editoriale, opportunamente calendarizzata per mantenere la frequenza alta e i contenuti rilevanti in un determinato momento, aiuta a posizionare il proprio sito, ma anche a mantenersi costantemente aggiornati, ampliando le tue conoscenze e competenze professionali. Ciò si rivela un valore aggiunto notevole, che potrai utilizzare in un secondo momento anche offline. Inoltre, coinvolgere un guest blogger, magari interpellando un altro esperto del tuo settore, può rivelarsi vantaggioso per entrambi. Da un lato tu potrai attirare un bacino di contatti di qualità, costruendo relazioni con persone autorevoli e potenziali clienti, mentre entrambi avrete visibilità. Tu stesso potresti diventare un guest blogger per promuovere il tuo sito, attraverso la scrittura di articoli di qualità da pubblicare su altre piattaforme. Così facendo il link del tuo sito compare su pagine esterne, un aspetto molto premiato dai motori di ricerca. In linea generale, quando vuoi capire come pubblicizzare un sito web, concentrati sul creare contenuti di qualità. Solo tenendo a mente questo aspetto potrai davvero promuovere il tuo sito.

Perché trovare backlink per aumentare l’autorevolezza

Perché trovare backlink per aumentare l’autorevolezza?

Un sito autorevole viene visto dei motori di ricerca come una risorsa da proporre ad un pubblico di utenti quanto più ampio possibile rispetto a determinate ricerche. Un ruolo abbastanza importante per quanto riguarda la definizione della autorevolezza, lo svolgono i backlink. Trovare backlink (come suggerito da Spiderlink) è tra le pratiche più funzionali che permettono di accrescere la popolarità di un determinato sito e quindi apparire nei primi risultati delle ricerche su Google e sugli altri motori. Ci sono diversi studi ed analisi che è sottolineano come i backlink siano molto importanti e vengano valutati maniera considerevole dagli algoritmi che Google utilizza per definire una determinata graduatoria. Ottenere un numero considerevole di link può essere rilevante oppure può essere addirittura controproducente. Infatti non tutti i link che si ottengono vengono valutati in egual misura o per meglio dire non hanno lo stesso valore agli occhi di Google e degli altri motori di ricerca. Ad esempio un conto è ottenere un link ad un sito autorevole in un determinato ambito ed un altro è ottenere un link da un sito che si piazza al di fuori delle prime 5 pagine di ricerca dei motori per una specifica keyword.

Come trovare backlink utili allo scopo

Trovare backlink e quindi siti autorevoli per la link building è essenziale per poter aumentare l'autorevolezza e quindi avere maggiori probabilità di avere successo nel mondo del web. Per valutare quali potrebbero essere i siti dai quali potrebbero rivelarsi importante ottenere un link bisogna tenere in considerazione i risultati che Google offre rispetto a una determinata parola di ricerca. Si possono ad esempio prendere in considerazione tutti i primi risultati e quindi considerare i siti come autorevoli per l’argomento in oggetto. Ovviamente nella valutazione non si prendono in considerazione siti concorrenti anche perché molto difficilmente andrebbero ad accettare un link verso un altro sito per ovvie ragioni strategiche. Detto questo sono certamente apprezzati i link che arrivano da testate giornalistiche oppure da blog in cui si parla di un determinato argomento. Un altro fattore che può essere considerato per scegliere dei siti opportuni dai quali ricevere link è la qualità dei contenuti e soprattutto le tempistiche con cui ne vengono proposti altri nuovi. Meglio scartare siti che non vengono più aggiornati da diversi mesi in quanto il proprietario potrebbe aver preso la decisione di dismetterlo per cui sarebbe inutile puntare questo genere di promozione.

Come ottenere link

Una volta individuati i siti autorevoli dai cui poter ottenere dei link per accrescere la propria autorevolezza agli occhi dei motori di ricerca è necessario sviluppare una strategia che possa indurre questi siti ad effettuare dei link. Ovviamente non bisogna pagare per avere dei link anche perché questa pratica viene valutata negativamente da Google. L'alternativa è quella di prevedere una collaborazione attraverso la pubblicazione di contenuti di qualità da mettere a disposizione del sito. Questa richiesta avrà una maggior probabilità di essere accolta qualora si disponga di un marchio già conosciuto sul web e quindi già in possesso di una certa autorevolezza. Bisognerà quindi proporre dei contenuti che devono essere multimediali come nel caso di infografiche, guide che affrontano in maniera particolareggiata una tematica specifica, interviste che puntano il focus rispetto ad una casistica reale che possa interessare il pubblico.

Aprire un ristorante quali sono i passaggi fondamentali

Aprire un ristorante: quali sono i passaggi fondamentali

Sono tante le persone che vogliono sapere come aprire un ristorante, una delle attività più floride da aprire in questo momento. Ci sono alcuni step che sono necessari e che permetteranno di avere degli ottimi guadagni se messi in atto bene.

Il primo passaggio: l'idea

Ebbene sì, questo è lo step cruciale prima di sapere come aprire un ristorante nel concreto (seguendo i consigli di Ristobusiness). Infatti è bene precisare che la cucina non basta sia una passione per poter pensare di aprire un ristorante. Infatti bisogna precisare che il ristorante richiede un grosso impegno, soprattutto nelle fasi iniziali dell'attività. Inoltre l'idea che possa spingere all'apertura di un ristorante deve guardare al presente, ma anche e soprattutto al futuro. Questo vuol dire provare a sondare anche tra i conoscenti ciò che magari possa avere un buon successo sia a livello di location che di piatti. La progettazione è una fase cruciale che serve per fare in modo che il risultato finale possa essere quanto più vicino a quello che si ha nella mente. Dare anche un'occhiata al mercato e a quello che viene proposto nei ristoranti di livello internazionale è un buon passaggio per iniziare. Infatti si può avere la giusta spinta per intraprendere un progetto nuovo e soprattutto una visione di ristorante che sia capace di assecondare i gusti dei potenziali clienti. Ecco perché chi vuole sapere come aprire un ristorante non può che partire da un'idea che sia ben chiara.

Il piano di fattibilità

Ovviamente, una volta partorita l'idea, bisogna dar seguito ad essa. Il che vuol dire tradurre nei fatti ciò che si ha nella testa. E si arriva così a quello che si chiama piano di fattibilità, ovvero capire quanto bisogna investire in un ristorante di nuova apertura. Si parte dunque dall'analisi dei numeri, ma anche del territorio. Quest'ultima cosa vuol dire geomarketing, quindi capire le zone dove si possa scegliere la giusta location senza essere troppo vicino ad altri concorrenti. Ecco perché è sempre bene chiedersi cosa possa essere utile in quel territorio per avere un ristorante di successo, non solo in termini di estetica del locale, ma anche per quanto concerne le materie prime.
Bisogna poi analizzare con attenzione quali sono i concorrenti e dove essi siano dislocati. Oltre ovviamente a cosa propongano, in maniera tale da offrire qualcosa di differente. Arrivando poi alla parte della programmazione delle spese, facendo una previsione orientativa riguardo i costi di gestione di struttura, ma anche del personale, oltre al tipo di materie prime che si vuole offrire alla clientela.

Altri step fondamentali per aprire un ristorante

Per arrivare all'apertura di un'attività di ristorazione serve comunque adempiere ad una serie di pratiche burocratiche che variano di comune in comune. La cosa importante è scegliere un locale che abbia spazi a sufficienza sia per la sala che per la cucina, in maniera tale da accogliere un giusto numero di persone e garantire la fruibilità delle stesse. Inoltre è bene precisare che chi vuole sapere come aprire un ristorante farebbe buona cosa ad iniziare ad informarsi per quanto concerne i fornitori. Questi sono gli alleati di una buona attività di ristorazione che permetteranno così di avere a disposizione materie prime di qualità. Oltre a dover comunque pensare ad un allestimento che possa essere in linea con ciò che si vuole creare come ristorante. Tutti questi sono passaggi obbligati su come aprire un ristorante che è bene conoscere.

Vendita di forni a legna in muratura a Roma come scegliere

Vendita di forni a legna in muratura a Roma: come scegliere

Per la vendita di forni a legna in muratura a Roma è sempre bene rivolgersi ad un professionista del settore come iacoangeli.com, perché solo un esperto saprà rispettare tutte le misure di sicurezza per la sua installazione e montare un prodotto di qualità. Ma quali sono gli aspetti più importanti sul quale puntare l'attenzione? Ecco qualche suggerimento.

Quando si decide di installare un forno a legna in muratura a Roma, è necessario innanzitutto capire dove posizionarlo perché questa scelta condiziona tutte le altre. Può essere installato, ad esempio, in uno spazio esterno se il clima lo consente in qualsiasi stagione, ma si dovrà avere l'accortezza di sistemarlo comunque sotto una tettoia per evitare la pioggia. In alternativa è possibile posizionare il forno a legna anche all'interno, in cucina o in una zona comunque protetta, ma a patto che la parete sulla quale viene installato sia vicina alla canna fumaria. La terza alternativa relativa all'installazione e alla vendita di forni a legna in muratura a Roma, che comporta però qualche disagio, è quella di creare il forno a legna in muratura su una piattaforma movibile, soluzione ideale se il forno a legna avrà una collocazione provvisoria, che può cambiare di volta in volta. Ovviamente la pedana di appoggio dovrà essere molto resistente perché rischia di sprofondare sotto il peso della muratura: per questo motivo di solito vengono utilizzati all'interno della piattaforma dei rinforzi in ferro.

Le caratteristiche principali dei forni a legna in muratura

Esistono delle caratteristiche molto specifiche che deve avere un forno a legna in muratura per poter essere definito tale. Innanzitutto le misure: un forno a legna per famiglie avrà un diametro compreso fra gli 80 e i 100 cm, lo spessore delle pareti sarà di almeno 20 cm e infine l'altezza complessiva non supererà i 120 cm e non sarà mai inferiore a 90. Ma questi sono solo i dettagli principali perché ci sono molte altre caratteristiche alle quali si deve prestare attenzione. Ad esempio per la realizzazione della base è possibile scegliere un impasto di cenere oppure di vermiculite, un materiale molto utilizzato negli ultimi anni; il tutto, poi, sarà ricoperto di uno strato di mattoni refrattari per la sicurezza degli utilizzatori. Per la canna fumaria, invece, si utilizza esclusivamente l'acciaio Inox che è coibentante. Infine l'intonacatura esterna sia della cupola che della canna fumaria viene effettuata con un impasto speciale che si forma con l'argilla, la sabbia e altro materiale coibentante. Lo spessore massimo di questo rivestimento esterno del forno a legna in muratura non può mai superare i 6 cm.

L'importanza di affidarsi a professionisti del settore

Viste le specifiche che sono state appena elencate, è ovvio che per la vendita di forni a legna in muratura a Roma occorre rivolgersi esclusivamente ad un professionista del settore che abbia una certa esperienza in materia. La realizzazione di uno strumento del genere, indispensabile per determinati tipi di cottura, è molto complessa e deve essere compiuta esclusivamente da chi ne conosce tutti i segreti. Le difficoltà, poi, non sono insite solo nella realizzazione del forno a legna in muratura ma anche nel suo collaudo, operazione indispensabile per poterlo poi utilizzare: questa attività richiede delle particolari accortezze, anche in termini di sicurezza, che solo un esperto saprà attuare. Il consiglio, dunque, è quello di evitare assolutamente di provare a realizzarlo in autonomia ma di contattare solo ditte specializzate per la vendita del forno a legna in muratura a Roma perché in questo modo sarà possibile evitare pericolosi incidenti ed essere certi di avere un forno a legna in grado di garantire performance di livello.

MANUFATTI EDILI DI IACOANGELI L. E D. SNC
Via Laurentina, 30.800 Km - 00040 Ardea (Roma)
Tel. 06.9135827 - Cel. 392.9973828

Le lame a nastro per il legno per un lavoro di alta precisione

Per un lavoro di alta precisione è importante avere la giusta lama per sega a nastro

Le lame a nastro per legno permettono di effettuare lavorazioni che si fanno apprezzare soprattutto per la straordinaria precisione nel taglio. Questo è possibile non solo grazie alle competenze e alla professionalità dell'operatore ma anche e soprattutto in ragione delle caratteristiche dei dispositivi utilizzati. A tal proposito un aspetto essenziale è, per l’appunto, quello della scelta delle lame a nastro per il legno (segui i consigli di Crocoblade). Ci sono tantissime soluzioni che si diversificano per profilo dei denti, per il passo della lama e anche per i materiali utilizzati per la realizzazione. Si possono apprezzare differenze anche piuttosto marcate per quanto riguarda i costi ovviamente in funzione della qualità delle lame. Prodotti di maggior qualità sono sinonimo di maggior precisione nel taglio e una durata più longeva nel tempo. Infatti, utilizzare lame più economiche potrebbe apparire come un risparmio ma in realtà sarà controproducente in quanto non solo la lama potrebbe danneggiarsi immediatamente ma ci potrebbero essere importanti contraccolpi anche sulla qualità del lavoro eseguito con danneggiamenti del legno. Insomma, per eseguire un lavoro di alta precisione e poter disporre di un dispositivo da utilizzare con affidabilità nel tempo, è necessario scegliere delle lame a nastro per legno di qualità come quelle che vengono proposte ad un prezzo interessante da Crocoblade (https://www.crocoblade.com/lame-sega-nastro).

L’importanza di utilizzare le lame a nastro per il legno in maniera corretta

Molto spesso si crede, erroneamente, che acquistare lame a nastro per il legno di qualità sia sufficiente per ottenere realizzazioni ottimali e disporre di un dispositivo in grado di durare molto nel tempo. In realtà non è così in quanto molto dipenderà anche dalla capacità nell’utilizzare le lame in maniera corretta. Ad esempio, se si dispone di lame a nastro adatte per eseguire un determinato taglio non si può pensare di utilizzarlo per un altro taglio. In commercio è disponibile un'ampia gamma di lame che si diversificano prima di tutto per la tipologia di taglio e quindi anche per materiale. Utilizzare una lama che è stata pensata ed implementata per un altro taglio, non solo non permetterà di ottenere una lavorazione in linea con le aspettative del cliente ma soprattutto potrebbe danneggiare anche le lame stesse il che significa un ulteriore costo. Il consiglio è quello di acquistare una ampia gamma di lame a nastro per il legno in maniera tale da poter disporre del proprio laboratorio degli strumenti adatti per ogni richiesta ed esigenza.

Come preservare le lame dall’usura

Le lame che presentano una dentatura rovinata sono praticamente inutili e addirittura controproducenti perché potrebbero rovinare irrimediabilmente un determinato materiale come nel caso del legno. L'aspetto importante è quello, dunque, di utilizzare lame adatte per uno specifico taglio anche per prevenire eventuali danneggiamenti. L'aspetto essenziale dal quale bisogna partire è che i denti delle lame a nastro vengono sottoposte ad un certo impatto fisico nel momento in cui il dispositivo inizia ad effettuare il taglio mentre in seguito lo sforzo si stabilizza e dunque il rischio di danneggiamento si abbatte in maniera considerevole. Un operatore, dunque, se vuole preservare le performance delle proprie lame a nastro per il legno deve cercare di fare molta attenzione nella fase iniziale evitando un impatto troppo deciso e accompagnando, con la propria tecnica per ottenere la giusta inclinazione, il taglio. In questo modo si preserverà il profilo della dentatura e si avrà una ricaduta importante sia sui costi di manutenzione delle attrezzature per lavorare. Ne beneficerà anche il risultato finale che potrà essere in linea con le aspettative.

Cos'è lo Spread

Cos’è lo Spread

Il valore dello spread oggi, come ci viene spiegato su www.valoreazioni.com è un fattore molto importante da conoscere per chi desidera capire quale sia la situazione economica del Paese. Lo spread è infatti l'indicatore della salute finanziaria di un Paese.

Esistono diversi tipi di spread, come il Btp Bund, il quale indica la differenza tra quanto rende un titolo decennale dello Stato da quanto renda il bund tedesco.

Oltre a quello italiano, esistono anche i Btp Bund europei, i quali vengono comparati sempre su termini temporali di 10 anni, con Btp di stato tedeschi di pari durata.

La parola "spread" può essere tradotta come "ampiezza" poiché viene utilizzata proprio per indicare lo spazio o la distanza che c'è tra due prezzi dello stesso titolo.

Come conoscere il valore delle azioni della borsa italiana

Spiegare al meglio i metodi per conoscere il valore delle azioni della borsa italiana non è un compito facile, specie per chi è alle prime armi.

A prescindere dall'esperienza, ogni trader deve sapere qual è il prezzo di apertura e chiusura dei titoli. Inoltre vanno tenuti sempre presenti i prezzi di apertura della seduta, i massimi e i minimi dell'ultimo anno e quello attuale.

Molto importante è saper leggere l'andamento degli indici. L'indice di borsa è l'insieme di titoli di un settore specifico e che quindi fanno parte di un unico "contenitore".

Gli indici vengono calcolati basandosi sul valore dei titoli, composti da 3 sistemi diversi:

  1. gli indici quotati devono avere lo stesso "peso";
  2. il peso dei singoli titoli viene calcolato in base al suo prezzo;
  3. il peso dei titoli viene calcolato basandosi sulla capitalizzazione della Borsa.

Per una corretta lettura delle quotazioni delle azioni, bisogna sempre tener conto del loro prezzo ufficiale, della capitalizzazione e della percentuale sul totale.

Perché è importate conoscere l'andamento dei titoli in borsa?

Per operare al meglio sui mercati è fondamentale saper comprendere l'andamento dei titoli in borsa. Si tratta di leggere dei grafici costituiti da due parametri principali: il prezzo delle azioni e la variazione di percentuale.

Di norma, questi grafici mostrano l'andamento dei titoli sfruttando un sistema a colori: il rosso indica che la quotazione è in ribasso, mentre il verde ne indica il rialzo. Ma in base a cosa queste percentuali rialzano o ribassano?

Il termine di paragone per stabilire le variazioni lo si fa rispetto all'ultima seduta. Se il titolo subisce una variazione negativa, significa che è in calo, mentre al contrario, significa che è in rialzo.

Questa è la base per comprendere l'andamento dei titoli in borsa.

Perché acquistare azioni Tesla?

È possibile ricevere dei profitti investendo sui mercati azionari ma bisogna sapere come muoversi e dove guardare. Come già detto, bisogna tener conto del prezzo di partenza per sapere come comprare azioni di Tesla e di quello attuale per poter operare al meglio.

Tesla è quotata nell'indice principale degli Stati Uniti, ossia il Nasdaq. Per acquistare azioni Tesla però non è necessario recarsi in America. Grazie ai broker presenti nella lista indicata sopra, è possibile acquistare e svolgere altre operazioni dall'Italia, comodamente da casa proprio e perfino dal proprio telefono, in qualsiasi momento.

Migliori vini campani, cinque proposte di assoluto rilievo

Migliori vini campani, cinque proposte di assoluto rilievo

Quali sono i migliori vini campani? Stiamo parlando di una regione all'interno della quale l'enogastronomia ha sempre assunto un ruolo di primo piano. A tal proposito, bisogna saper scegliere il vino adatto ad ogni occasione, puntando magari sull'importanza del Made in Naples. Sono stati pubblicati sul sito di Agrodolce.it e sono estremamente rilevanti per la tradizione locale e non solo.

Gragnano della Penisola Sorrentina

Partiamo da un vino rosso davvero prestigioso. Questa bevanda gustosa può essere abbinata alla classica pizza di scarole, piatto tipico partenopeo estremamente prelibato. Perfetto per pranzi e cene abbondanti, si contraddistingue per un sapore intenso e vivace, in grado di impreziosire pietanze molto appetitose. La sua fama è riuscita ad andare ben oltre la penisola sorrentina.

Campi Flegrei Falanghina Cruna Delago

Proseguiamo con questo vino molto fresco e dall'alta concentrazione di minerali. Può andare benissimo in occasione della Vigilia di Natale, ma si adatta al meglio ad ogni periodo dell'anno. La Falanghina piace per quel suo aroma intenso che richiama al mare e viene generalmente abbinato alle vongole, alle cozze o a qualsiasi altro prodotto tipico del mare.

Campi Flegrei Falanghina Vigna Del Pino

Il nome è praticamente lo stesso rispetto al vino precedente, ma la zona di provenienza varia in maniera sostanziale. Questo tipo di Falanghina proviene dall'area di Agnano, nei pressi del vulcano spento degli Astroni. Diventa delizioso se unito con il baccalà fritto o il tipico capitone partenopeo. Il vino è fresco e ricco di aromi e non può assolutamente mancare sulle tavole napoletane in occasione delle Vigilie di Natale e Capodanno.

Strione

Sempre nei pressi della zona degli Astroni sorge lo Strione, risalente al 2012. Questo vino può essere abbinato alla tipica insalata di rinforzo, che prevede un gustoso mix tra diverse tipologie di ortaggi. La pietanza può essere mescolata con il capitone nelle giornate successive alle principali festività di Natale e Capodanno. Il vino sapido fa da perfetto contraltare alle papaccelle.

Campi Flegrei Piedirosso

Concludiamo questa breve rassegna dedicata ai migliori vini della Campania con questo prodotto della Contrada Salandra. Il Campi Flegrei Piedirosso realizzato nel 2014 va benissimo per carne e verdure di vario genere. Chiunque può abbinarlo come meglio crede, magari aggiungendo dei pezzi di formaggio. Il vino è fresco e genuino, facile da bere e perfetto anche durante la lunga stagione estiva campana.

Migliori vini campani e non solo

Nel complesso, le opportunità ideali per coloro che non vogliono fare a meno dei migliori vini campani sono davvero numerose. Ogni potenziale degustatore può selezionare la propria bevanda preferita all'interno di una selezione pressoché infinita. Se hai intenzione, invece, di scoprire le migliori proposte provenienti da un'altra regione del Nord Italia, scopri i migliori vini trentini su Vino Trentino. Anche in questo caso, c'è solo l'imbarazzo della scelta.

Traduzioni norvegese italiano tutto quello che c'è da sapere

Traduzioni norvegese italiano: tutto quello che c’è da sapere

Possono essere svariati i motivi per il quale si renda necessaria una traduzione professionale dalla lingua italiana a quella norvegese: possono essere documentazioni personali, contenuti a carattere tecnico e molto altro ancora. Trovare un professionista per le traduzioni dal norvegese all'italiano (https://www.pierangelosassi.it/traduzioni-norvegese-italiano/) e viceversa può non essere semplice: il norvegese, infatti, è una lingua molto complessa che ha bisogno di essere conosciuta e utilizzata fin nei minimi dettagli per poterla utilizzare al meglio e nella maniera più corretta, soprattutto se serviranno terminologie tecniche.

La lingua norvegese, derivante dal gruppo delle lingue germaniche e indoeuropee, si distingue ulteriormente in due forme diverse tra loro, ossia il Bokmal e il Nynorsk: entrambe vengono utilizzate nel linguaggio parlato e scritto a seconda dei diversi contesti, e sono ufficiali ambedue. Anche nei contesti più burocratici e tecnici l'utilizzo delle due modalità di lingua viene scelta a seconda di determinati ambiti e trattamenti, ed è proprio per questa motivazione che risulta ancora più complesso l'utilizzo corretto da parte di chi dovrà redarre una traduzione perfetta.

Il professionista giusto per le traduzioni norvegese italiano

Quando si tratta di dover tradurre perfettamente dall'italiano al norvegese, e viceversa, se non si è esperti di questa lingua o madrelingua sarà opportuno affidarsi all'esperienza e alla professionalità di un professionista serio e prezioso di questo settore: stiamo parlando di Pierangelo Sassi. Grazie agli anni di esperienza direttamente nel campo delle traduzioni ufficiali, il lavoro di Pierangelo Sassi può essere utilizzato in molti ambiti e settori, come ad esempio quello finanziario, legale, amministrativo, e molto altro ancora. La sua competenza può essere utilizzata anche in ambiti non puramente tecnici, come ad esempio la traduzione perfetta per documenti e scritti personali dove sia necessaria. Le aree di applicazioni dove si potrà usufruire la competenza linguistica norvegese di Pierangelo Sassi sono le seguenti:

  • Ambito commerciale, finanziario e amministrativo, dove si potranno richiedere traduzioni di qualsiasi documento come ad esempio i bilanci societari, gli statuti, le visure camerali, i contratti di ogni genere, i documenti per i veicoli e le newsletter aziendali;
  • Ambito fiscale, dove si potranno richiedere traduzioni di buste paga, dichiarazioni dei redditi, e qualsivoglia documento fiscale che abbia finalità fiscale per i diversi paesi coinvolti;
  • Ambito notarile, dove si potrà accedere alla traduzione di documentazioni private come ad esempio i testamenti, le successioni, gli atti notarili e molto altro ancora;
  • Ambito legale, dove si potrà richiedere la traduzione, asseverata e perfetta anche da utilizzare direttamente in tribunale, di qualsiasi documentazione legata a questo ambito, come ad esempio la traduzione di sentenze, di documenti processuali, di memorie, atti di citazione, comparse di replica e molti altri ancora;
  • Ambito tecnico, per poter accedere alla traduzione di documenti scritti relativi ai manuali d'uso di diverse tipologie di prodotti, oppure della localizzazione di software;
  • Ambito medico, per poter tradurre efficacemente e con la giusta terminologia tutti i documenti di questo ambito, come ad esempio i referti medici, le relazioni degli studi clinici, le diverse comunicazioni in ambito sanitario e molto altro ancora.

Qualsiasi sia la vostra motivazione che vi spinge a richiedere la consulenza di un esperto nella traduzione norvegese - italiano, Pierangelo Sassi è il professionista giusto per voi.

Detrazione fiscale per zanzariere: è possibile? In che misura? Come ottenerla?

Detrazione fiscale per zanzariere: è possibile? In che misura? Come ottenerla?

Le zanzariere sono detraibili?

In passato sono circolate molte voci circa un’ipotetica detrazione fiscale per le zanzariere. Erano in molti a sostenere che queste potessero godere di agevolazioni fiscali, soprattutto grazie all’idea di un’ipotetica schermatura solare che le zanzariere fossero in grado di offrire.

Ma è veramente così o si tratta di un’informazione errata? Scopriamolo insieme in questo articolo, vedendo se è possibile ottenere delle agevolazioni, in che misura e come ottenerle.

Detrazione fiscale per le zanzariere: rientrano nell’Ecobonus?

Come anticipato, in passato sono circolate alcune voci che parlavano dell’esistenza di possibili incentivi fiscali e della detrazione fiscale per le zanzariere (sul sito shark-net.com trovi interessanti approfondimenti) prevista dall’Ecobonus.

In particolar modo l’attenzione si soffermava sull’ipotetica schermatura solare che alcuni modelli di zanzariera sarebbero in grado di offrire, ma le zanzariere non rientrano nelle agevolazioni fiscali, o quantomeno non tutte vi rientrano.

L’equivoco nasce nel momento in cui il Governo decide di inserire le schermature solari tra le possibili opere di ristrutturazioni detraibili, che rientrano nell’Ecobonus. La disinformazione ha fatto il resto, creando non poco caos sulla questione.

Zanzariera schermatura solare

Cerchiamo dunque di fare chiarezza. Le zanzariere per poter godere detrazioni fiscali dovrebbero avere le medesime caratteristiche tecniche delle schermature solari, ovvero:

  • Marcatura CE.
  • Avere un Gtot inferiore a 0,35 debitamente certificato.

Il Gtot è il parametro che riguarda il fattore solare, ovvero il valore con cui viene indicata la capacità di schermatura dal sole di un qualsiasi prodotto, come una zanzariera o una tenda da sole.

Moltissime zanzariere non hanno questo parametro inferiore a 0,35. La maggioranza dei modelli in commercio, infatti, non rispetta i parametri che la normativa ha imposto per fruire delle detrazioni fiscali.

Agevolazioni fiscali zanzariere: è possibile?

In realtà una possibilità di rientrare in quelle che sono le agevolazioni fiscali 2021 per la sostituzione delle zanzariere esiste.

Opportuno chiarire subito che tali agevolazioni non sono previste per la sola sostituzione della rete. In questo caso non si potrà fruire di alcun bonus.

Oltre al già citato Gtot inferiore a 0,35 (complessivo tra zanzariera e finestra), le zanzariere dovranno rispettare i seguenti parametri:

  • Essere montate stabilmente all’edificio, quindi non smontabili.
  • Essere regolabili. Questo significa che l’utente deve avere la possibilità di aprirle e chiuderle secondo le sue esigenze, ovvero in funzione di quella che è la radiazione solare.
  • Proteggere una superficie in vetro esposta (anche a nord).
  • Rispettare normative locali e nazionali in merito all’efficienza energetica.
  • Essere provviste della marcatura CE.

Chiaramente come anticipato, il fattore fortemente limitante per l’accesso alle detrazioni, è quello del Gtot, perché molti modelli in commercio hanno valori massimi superiori a quelli previsti dall’Ecobonus.

Detrazioni fiscali zanzariere

Nel caso in cui la zanzariera dovesse avere i requisiti richiesti, seguendo la giusta procedura, è possibile ottenere una riduzione delle imposte (IRES o IRPEF) fino al 50% della spesa sostenuta per:

  • Acquisto e installazione
  • Rimozione di sistemi preesistenti,
  • Onorario del professionista incaricato per la compilazione della pratica da inviare a ENEA.

Come usare la fresa a tazza per il legno

Consigli utili per usare le frese a tazza per legno

Le frese a tazza per il legno (come quelle che trovi qui https://www.fraisertools.com/it/fresa-a-tazza-legno.html) sono tra gli attrezzi più importanti per chi si dedica al bricolage in maniera avanzata e ha bisogno di poter sviluppare i propri progetti in piena libertà.

Si impiegano per fare fuori di grandi dimensioni estremamente precisi, che altrimenti con un seghetto alternativo, oppure utilizzando delle raspe, sarebbe praticamente impossibile realizzare, o richiederebbero tempi davvero insostenibili.

Le frese a tazza si impiegano anche per lavorazione di pietra, cemento e metallo, anche se ovviamente le strutture sono leggermente differenti, il principio di funzionamento è però sempre lo stesso.

Come sono fatte le frese a tazza per legno

Sono accessori, spesso realizzati in carburo di tungsteno o altre leghe dure, che si installano su mandrini, e si impiegano con i comuni trapani elettrici oppure con le colonne.

Al centro si trova una punta guida che è assolutamente indispensabile per poter riuscire ad affrontare un taglio in maniera corretta. In assenza di questa, infatti, anche se si arriva perfettamente perpendicolari rispetto al piano da forare, c'è sempre il rischio che la tazza trovi un punto di appoggio preferenziale e ci scappi di mano.

A differenza delle punte da trapano, con le tazze non si parla di fori ma proprio di asportazione di materiale in eccesso. Infatti il residuo che viene tolto dal legno è un cilindro con un foro al centro, che eventualmente si può anche utilizzare per altri piccoli lavoretti.

Le punte a tazza dedicate per il legno hanno i denti con la struttura particolare che consente loro di affrontare senza surriscaldarsi i tagli anche su legni particolarmente impegnativi.

Si impiegano quando si supera la dimensione massima consigliata per le punte, che è all'incirca di 13-15 mm per le punte piene e un po' di più per quelle a spirale.

Come si usa una fresa a tazza

Innanzitutto per cominciare bisogna acquistarne una che sia compatibile con il mandrino che abbiamo a nostra disposizione. Non c'è uno standard unico, ma i produttori sono allineati 3-4 ipologie di innesto che si trovano comunemente nei principali punti vendita.

Verificato il tipo di avvitatura e di serraggio, che può essere con vite oppure semplicemente stringendo sul mandrino fino a far scattare i denti di sicurezza, si provvede all'acquisto di una punta. Questa dovrà avere delle caratteristiche specifiche, adatte per l'applicazione che ci interessa.

Innanzitutto dovrà essere del diametro previsto e tipicamente si trovano punte di ottima qualità anche per dimensioni abbastanza grandi. Superati però i 40-50 mm di diametro, è meglio acquistare un set con le lame intercambiabili per una questione di praticità.

Per la dispersione del calore è indispensabile che la fresa che abbiamo scelto sia dotata di aperture laterali che servono per espellere la segatura e impedire la bruciatura del taglio e della lama.

Si provvede a creare un foro guida con l'apposita punta in dotazione o usandone un'altra, se non si è particolarmente pratici e si preferisce evitare di rischiare di arrivare di colpo con la fresa a tazza sulla superficie.

Il foro guida è indispensabile, perché altrimenti c'è il rischio che la fresa rimanga impigliata nel legno e faccia un effetto di torsione molto violenta scappandoci di mano. In questo caso c’è il pericolo di ferirci in maniera grave con i suoi denti che sono estremamente affilati.

Bisogna arrivare alla superficie di taglio con il trapano già in attività, perché altrimenti non si riesce a penetrare il legno e c'è il rischio che la lama si inceppi. È sempre bene usare un trapano di qualità, dotato di frizione, in grado di regolare la potenza in base alla trazione della punta.

Una volta avviato il taglio è sufficiente spingere in maniera molto delicata la fresa all'interno della zona di taglio fino alla profondità stabilita per poi asportare il materiale tutto insieme. Alcune frese sono anche dotate di una molla per l'espulsione facilitata del disco di residuo.

Trattamento dei tarli cosa non si deve assolutamente fare

Trattamento dei tarli: cosa non si deve assolutamente fare

Le persone amano sempre di più costruire le loro case e utilizzare molti mobili e abbellimenti in legno, travi incluse. Esteticamente molto belle, tuttavia delicate per il fatto di essere soggette agli attacchi di temiti e tarli che possono danneggiare gravemente queste strutture in legno.
Molte persone pensano che il trattamento dei tarli del legno sia possibile con il fai da te, ma sbagliano, vediamo insieme cosa non si deve assolutamente fare.

Tarli del legno e trattamento sbagliato

In presenza di tarli del legno, quale trattamento (approfondisci https://www.glispecialistidelladisinfestazione.com/disinfestazione-tarli-del-legno/) non dobbiamo assolutamente fare e quali sono gli errori più tipici? Per esempio è assolutamente da evitare di passare il pennello impregnato di antitarlo liquido sul legno e di inserire l’insetticida con la siringa o iniettare a pressione del liquido nei fori del legno, infatti, come vedremo, si tratta di fori d’uscita e non di entrata, quindi ormai vuoti.
Non serve mettere neppure bombolette fumiganti nelle stanze, bagnare il legno con petrolio, inserire il pezzo in una busta sigillata con del prodotto chimico e infine, tagliare il legno infestato.

Tipi di tarlo del legno e come riconoscere la loro presenza

Esistono molteplici tipologie di tarli, sebbene quelli che troviamo dentro le nostre case siano principalmente gli anobidi, i lictidi e i cerambicidi; questi ultimi sono grossi e scavano profondamente, producendo rumori anche molto forti, mentre i primi due, di pochi millimetri, fanno buchi di piccole dimensioni.
Non è facile capire se sono presenti o meno dei tarli, tuttavia alcuni segnali della loro presenza sono inconfondibili. Quando notiamo una sorta di polverina di legno sul pavimento abbiamo un segnale forte della loro presenza: le larve infatti si nutrono della cellulosa del legno scartando la parte meno nobile, ovvero la segatura che notiamo per terra accanto al mobile.
Anche i buchi nel legno sono un segnale forte, poiché questi insetti scavano delle sorte di gallerie. Dall’uovo del tarlo esce una larva che diventerà una specie di farfallina e questi buchi sono luoghi di uscita del tarlo quando abbandona il legno. Solo la larva si nutre del legno, il tarlo depone l’uovo destinato a diventare larva e così via.

Quali sono i trattamenti efficaci per combattere i tarli

Una volta che è chiaro quanto sia importante evitare azioni dannose, inutili e costose, vediamo insieme quali azioni sono invece valide per eliminare i tarli del legno.
Un primo trattamento per i tarli del legno è il pallone in PVC da montare a casa e inserendovi dentro i mobili colpiti dagli insetti infestanti; occorre poi eliminare l’aria con una pompa, immettere anidrite carbonica raggiungendo la saturazione. A questo punto la temperatura deve essere tenuta controllata per circa 18 giorni. I tarli necessitano di respirare e aver privato dell’aria l’interno del pallone li uccide, sia che si trovino in stato adulto che sotto forma di larva o di uovo.

Un secondo trattamento per i tarli del legno, del tutto ecologico anche per le persone che abitano in casa, prevede che il tarlo del legno sia presente nel parquet o in altri oggetti che non possono essere spostati, come ad esempio le travi. Si tratta dell’uso di un emettitore di microonde che innalza la temperatura nel legno sino a 75°C. Non c’è problema per il legno che sopporta fino a 200°C ed è trasparente alle microonde.
Entrambi i sistemi sono ecologici per gli abitanti della casa o gli animali domestici e sono verificati da Istituti di Ricerca.

Le migliori app per contare le calorie ed essere sempre in forma

Le migliori app per contare le calorie ed essere sempre in forma

La dieta e l'alimentazione sono un argomento assai diffuso soprattutto in certi periodi dell'anno, quando si avvicina la prova costume. Seguire un regime alimentare per perdere peso e tenere sotto controllo le calorie non è facile. In circolazione, però, esistono alcune possibilità per facilitare l'incombenza, scegliendo le migliori app per contare le calorie. In questo modo avrai sempre a portata di mano tramite il tuo smartphone un conta-calorie preciso e dettagliato per tenere sotto controllo quello che mangi e monitorare le tabelle nutritive dei diversi alimenti. Contare le calorie aiuta a migliorare la forma fisica ed è un aspetto fondamentale soprattutto nelle diete ipocaloriche, dove per dimagrire bisogna mantenere un regime calorico che non superi una certa soglia (sostanzialmente si deve bruciare più di quanto si ingerisce, così da favorire una perdita di peso consistente in poco tempo).

Contare le calorie ma non solo

Gli alimenti sono formati da tre elementi nutrienti principali: zuccheri/carboidrati, proteine e lipidi/grassi. Sono questi a determinare le calorie di un cibo perché ogni grammo di questi elementi fornisce un diverso apporto calorico. Per calcolare le calorie di un piatto è quindi importante conoscere i grassi, le proteine e gli zuccheri presenti in ciò che stanno mangiando.
Le calorie possono essere sommate tenendo conto dei singoli ingredienti che compongono una ricetta, ma occorre tener presente anche il metodo di cottura usato ed eventuali condimenti aggiuntivi. La parte edibile è quella da tenere in considerazione perché è quella che effettivamente viene mangiata, quindi le calorie vanno contate su quella parte, eliminando tutti gli altri scarti (dal peso effettivo del cibo considerato). Esistono delle tabelle nutrizionali o delle pratiche app per cellulari che aiutano a dirci quante calorie hanno 100 g di un determinato alimento e da là si può partire per moltiplicare i vari numeri a seconda del peso. Qualora non si avesse a disposizione una bilancia per avere il peso preciso, si possono usare altri elementi come unità di misura come cucchiaini, bicchieri o piatti.

Diversi i cibi, diversa la quantità di calorie

Per la quantità di pasta o riso si può usare una scodella come unità di misura, mentre la verdura non necessità di particolare attenzione alla quantità, dal momento che contiene pochissime calorie e cucinata in determinati modi (al vapore o lessa) con poco condimento può essere consumata a volontà.
La frutta si misura tenendo conto del rapporto volume-peso. Per un frutto grande ne possono servire due piccoli anche se è opportuno non superare i 2-4 frutti al giorno. Il pane è un alimento che ha un contenuto calorico che dipende da tanti fattori a partire dalla lievitazione, dalla farina usata e quindi diversi tipi di pane possono avere quantità di calorie molto diverse e pesi differenti.
Le calorie da sole però non bastano per perdere peso perché si possono assumere poche calorie mangiando cibi spazzatura (magari assumendo soltanto quelli), ma avere carenze di altre sostanze oppure esagerare con zuccheri e grassi senza riuscire dunque, può aiutare a dimagrire, ma non basta se non si presta attenzione agli altri macro-nutrienti, rischiando di non riuscire a raggiungere i traguardi sperati nella perdita del peso.

Le ville per matrimoni più belle della Campania

Le ville per matrimoni più belle della Campania

Ville per matrimoni e tenute in Campania

Sta per arrivare quel giorno indimenticabile in cui la sposa da principessa diventa regina, e se ti sposi in Campania, tenute e ville per festeggiare il giorno del vostro matrimonio non mancano di certo. Ville stupende, dimore storiche, location in riva al mare, potrete anche scegliere un castello per fare da cornice ai vostri festeggiamenti.

Con l’aiuto dei wedding planner di www.weddingpowerlab.com abbiamo selezionato le più belle e scenografiche tenute e location della Campania per aiutarti a organizzare un matrimonio da sogno, corredato da fotografie di matrimonio indimenticabili.

  • Villa Orsini
  • Castello Ducale Castel Campagnano
  • Castello di Limatola
  • Torre San Severino
  • Palazzo Pecci
  • Castello dell’Ettore
  • Villa Althea
  • Mamamare

Villa Orsini - Le ville per matrimoni più belle della Campania

Villa Orsini

La cornice neoclassica di Villa Orsini per ospitare eventi e ricevimenti è perfetta, offre una struttura armoniosa e raffinata.

Villa Orsini è la location ideale per festeggiare le vostre nozze nei suoi elegantissimi interni e nel rigoglioso giardino. I suoi spazi sono indicati per ospitare sia riti civili che religiosi, regalando un tocco di esclusività alla giornata e rendendo il vostro evento indimenticabile.

Villa Orsini si trova al Passo di Mirabella a Mirabella Eclano (Avellino).

Castello Ducale Castel Campagnano

Castello Ducale Castel Campagnano

Storica villa location per matrimoni e cerimonie, molto prestigiosa e ricercata in provincia di Caserta. Un castello del XVIII sec. a Castel Campagnano, con eccellenti standard e servizi di alto livello. In passato fu dimora della Contessa Ferrara.

A Palazzo Ducale Castel Campagnano potrete allestire il vostro matrimonio nelle ampie sale interne. Una delle poche location per matrimoni, cerimonie e ricevimenti della provincia di Caserta che può accogliere 250 posti a sedere nelle sale interne, 250 posti a sedere nel cortile e 300 posti nel parco.

Raggiungibile facilmente da tutta la Campania, a pochi km da Caserta e solo qualcuno in più da Napoli, Benevento ed Avellino.

Castello di Limatola

Castello di Limatola

Un castello antico per matrimoni in Campania? Scegliete il fascino del vecchio maniero, scegliete Castello di Limatola.

Con le sue pareti affrescate e le caratteristiche corti renderà unici i vostri festeggiamenti di nozze. Dimora medioevale nel beneventano, il Castello di Limatola è un prestigioso punto di interesse storico e artistico, la cornice ideale per un matrimonio degno di una regina e di un re.

Gli ambienti che la dimora racchiude sono vari, ideali per banchetti con un alto numero di commensali:

  • La Sala Canelli, si caratterizza per la forma di una piazza.
  • Il Salone delle feste, adatto all’accoglienza di celebrazioni per grandi occasioni.
  • Le Sale Gotiche che si affacciano sulla corte interna rappresentano il nucleo più antico della struttura.

Sono ambienti che possiedono la peculiarità di avere volte ad ogiva, con la luce che filtra delicata da piccole finestre e che si riflette sulle pareti in pietra. Completa l’atmosfera un grande camino.

Torre San Saverino

Torre San Severino per il vostro matrimonio

In un’oasi incontaminata, tra canneti e una rigogliosa macchia mediterranea, svetta maestosa la location per matrimoni Torre San Severino, una meravigliosa e suggestiva dimora di pregio che vanta più di mille anni di storia.

Bellissima villa per cerimonie nei dintorni di Napoli, precisamente a Licola, uno dei luoghi di caccia preferito dai Borbone, nonché scenario d’ispirazione di poeti e pittori.

Oggi Torre San Severino è un complesso rurale che, con il suo fascino antico, i giardini fioriti e il rigoglioso parco, rappresenta una tra le location per ricevimenti più ambite del territorio napoletano.

Per il giorno del vostro “sì, lo voglio”, Torre San Severino mette a disposizione degli sposi tutti gli spazi interni ed esterni della struttura. I fasti delle sale interne e il rigoglioso giardino che circonda la piscina, trasformeranno il vostro ricevimento nuziale in un evento davvero memorabile e unico.

Palazzo Pecci Benevento

Palazzo Pecci

Tra le ville per ricevimenti in Campania, Palazzo Pecci è un bellissimo complesso architettonico sito a San Leucio del Sannio, a circa 7 chilometri da Benevento.

Con il suo splendido giardino in stile inglese di circa 1500 mq abbellito da fontane, la sua cantina esclusiva, la piscina a filo con acqua salata arricchita da una cascata, i suoi autentici mosaici che si alternano sui pavimenti delle varie stanze, è la location ideale per chi desidera realizzare un ricevimento di nozze indimenticabile.

La grande sala dei ricevimenti e il resto della struttura consentono eventi per una capienza di 220 persone.

Castello dell'Ettore Benevento

Castello dell’Ettore

Castello Normanno dell’ottavo secolo, dopo numerose ristrutturazioni presenta ancora un perfetto stato di conservazione. Castello dell’Ettore si trova nel borgo antico di Apice e farà da splendido scenario alle vostre nozze.

Dispone di meravigliose sale interne, di giardini curatissimi e terrazze panoramiche, consentendovi ricevimenti con un alto numero di invitati. Possiede anche un’esposizione di reperti archeologici e un museo.

Villa Althea

Tra le strutture più belle per festeggiare le nozze a Caserta, Villa Althea offre uno spazio unico e suggestivo, immerso in una riserva naturale di 5 ettari.

Il complesso permette di festeggiare sia nelle sale interne, che di poter tenere il ricevimento nel giardino della villa, ospitando amici e parenti in un parco lussureggiante.

Per chi non volesse sposarsi in chiesa, nei giardini di Villa Althea è anche possibile celebrare il matrimonio con il rito civile.

Mamamare

Il mare come cornice da sogno per un ricevimento perfetto. Se sognate il giorno del vostro “sì, lo voglio” in una location con vista sul mare o magari un matrimonio con ricevimento in spiaggia in Campania, Mamamare è un luogo pieno di magia.

A poca distanza da Napoli e Caserta, potrete godervi un ricevimento tra il dolce rumore delle onde e l’eleganza unica di un posto estremamente raffinato.

Perfetto anche per chi è alla ricerca di una location per matrimoni invernali in Campania al mare, dispone infatti di interni romantici, accoglienti ed eleganti, dotati anche di un camino.

Acropoli di Atene

Atene e Napoli, tra acropoli e chiese sui resti di antiche acropoli

Ogni città-Stato dell'antica Grecia aveva una sua Acropoli. Tuttavia, nessuna di queste superava quella di Atene nelle dimensioni, nella bellezza e nella concentrazione di così tanti bei monumenti delle epoche passate. Nell'acropoli ateniese il tempo si congela nell'impeccabile eleganza delle forme architettoniche. Tutto qui appare maestoso e sorprendente per portata e monumentalità, a testimonianza dell'alto livello di sviluppo della cultura degli antichi Greci. Per secoli quest'acropoli è rimasta un modello di architettura a livello mondiale e ancor oggi non è da meno.

L'acropoli di Atene

Inizialmente, sulla collina dell'Acropoli si trovava il palazzo imperiale, e nel VII secolo a.C. iniziò la ristrutturazione su larga scala. Allora furono gettate le basi per il primo e più significativo tempio: il Partenone, dalle dimensioni a dir poco incredibili. Il segreto è che le colonne del Partenone si trovano a una certa angolazione l'una dall'altra. Ciò è dovuto a una serie di altre interessanti caratteristiche architettoniche tipiche di questa costruzione. Una delle principali decorazioni del Partenone ateniese fu la statua dedicata ad Atena Promachos, realizzata in avorio e oro. Intorno al secolo a.C. fu portata a Costantinopoli, dove durante un incendio venne completamente distrutta.

Per millenni, l'Acropoli è stata un simbolo di Atene, una roccia sacra, un collegamento tra lo splendore dell'antica civiltà greca con la modernità. L'Acropoli e i suoi monumenti, la sua storia e i suoi miti sono giustamente considerati l'orgoglio della città e sono assolutamente una delle cose da visitare ad Atene. Infatti, centinaia di migliaia di turisti ogni anno si recano in pellegrinaggio sulle pendici sacre affascinanti per la loro magnificenza e bellezza. Se non sei mai stato all'Acropoli, assicurati di andarci: sarà un evento unico e indimenticabile.

L'Acropoli di Atene è la più alta manifestazione dell'armonia dell'architettura. Questa grandiosa composizione di disegni perfettamente equilibrati crea un paesaggio monumentale unico nella sua bellezza, costituito da una serie di capolavori del V secolo a.C.: Partenone di Fidia, Iktinos e Kallikrath (447-432); Propilei (437-432), il tempio di Niki Afteros (448-407), ecc.

Non meno grandioso è l'Eréchtheion (l'Eretteo), costruito sul luogo in cui avvenne la leggendaria disputa tra Poseidone e Atena. Qui, nel santuario di Pandora, veniva immagazzinato un ramo d'ulivo e scorreva una fonte di acqua di mare. Inoltre, il tempio ha le famose sculture di cariatidi: sono sei bellezze che ne sostituiscono le colonne, in aggiunta a molti fregi e mosaici conservati in alcuni punti.

Tra gli altri spicca anche il tempio della dea Atena Nike. Secondo la leggenda, gli ateniesi la lasciarono senza ali in modo che non volasse via da loro in quanto credevano che li portava alla vittoria. Questo è davvero un posto leggendario. Fu qui che Egeo aspettò suo figlio Teseo, e in un impeto di sfrenata disperazione saltò in mare. Molto vicino sorge anche l'antico teatro di Dioniso, dove Aristofane ed Eschilo, Sofocle ed Euripide hanno presentato i loro drammi e commedie. Vale sicuramente la pena visitare questo posto, specialmente se si punta a capire il motivo per cui ancor oggi, nell'epoca della modernità, sono tantissimi turisti volenterosi di vederne i segreti.

In precedenza, si poteva entrare nell'Acropoli di Atene attraverso l'enorme cancello chiamato Propilei. Si tratta di un capolavoro di arte architettonica che molti ritenevano addirittura essere il Volto di Atene. Oggi questa possibilità è stata limitata.

Naturalmente, anche gli edifici monumentali dell'Acropoli sono soggetti all'influenza del tempo, quindi tutto ciò che può essere visto lì è praticamente distrutto. Numerose distruzioni e rovine avvenute in epoche diverse cambiarono ulteriormente il volto della "città alta". Ma, tuttavia, l'Acropoli di Atene ci stupisce con la sua grazia, lusso e perfezione, anche in stato di rovina. Camminare qui significa fare, letteralmente, un salto nel tempo: ci si ritrova in mezzo a decorazioni e posti dall'ineguagliabile bellezza. Un qualcosa che non si può semplicemente descrivere a parole: è una di quelle esperienze che devono essere provate sulla propria pelle.

Tra i resti delle acropoli di Napoli

Parlando delle più belle acropoli del mondo non ci si può dimenticare di tutto ciò che riguarda i resti di tutte le acropoli che c'erano a Napoli dove ora sorgono chiese o templi come ad esempio il Tempio dei Dioscuri. Si tratta di un ampio tempo decisamente meno popolare di quello di Atene, ma non per questo meno bello. Tale sito venne costruito nell'epoca della fondazione di Napoli, intorno al V secolo a.C. e in da subito venne dedicato ai due Discorui, ovvero a Polluce e Castore, figli di Zeus. Sebbene questo tempio fu molto resistente e duraturo, dovette essere ricostruito in larga parte sotto l'imperatore Tiberio, negli anni 14-37 d.C.

La ricostruzione s'iscrisse perfettamente in una più ampia sistemazione del centro urbano di Napoli. Successivamente il culto legato alle figure dei Dioscuri si trasformò in larga parte in una contemplazione di tipo dinastico. Venne quindi collegato ai membri della casa imperiale regnante.

All'origine, il tempio sulla sua facciata principale riportava anche una scritta: "Tiberio Giulio Tarso (fece costruire) in onore dei Dioscuri e della Pòlis il tempio e tutto quanto è in esso/Pelagon liberto e procuratore dell'imperatore, avendolo finito a sue spese, lo dedicò." Da questa si capì chi erano i finanziatori della costruzione di quest'imponente edificio a Napoli.

Sfortunatamente, ciò che vediamo oggi non è che ricostruzione abbastanza approssimativa del Tempio, che venne gravemente danneggiato da un terremoto avvenuto nel 1688. Il suo aspetto originario, quindi, si può considerare completamente perduto e dobbiamo accontentarci di vedere una specie di ritorno alla sembianza originale.

Anche se il Tempio rimase per molto tempo inutilizzato, a cavallo tra l'VIII° e il IX° secolo venne definitivamente incluso nella Chiesa di San Paolo. Questo Tempio conservò in modo del tutto inalterato la propria facciata, compresa anche l'iscrizione sul fregio e le varie decorazioni presenti sul frontone. A partire dal IX° secolo, il Tempio in questione svolse per lo più delle funzioni religiose. Per confermare l'aspetto originale del frontone di questo tempio, il pittore portoghese Francisco de Hollanda s'impegnò a disegnarlo prestando una particolare cura a tutto ciò che riguardava i dettagli del frontone. I finanziatori dell'opera di disegno degli elementi frontali del Tempio non sono conosciuti con precisione.

Tra il Cinquecento e il Seicento, il Tempio venne inserito nel complesso del Convento di Gaetano da Thiene e subì un'altra ristrutturazione a opera di Francesco Grimaldi. Come in precedenza, la facciata non fu tocca dai lavori edili, motivo per cui si può comunque ammirare ciò che resta degli antichi pronai del tempio. Molti dettagli importanti, difatti, vennero completamente distrutti a causa dei terremoti degli anni 1686 e 1688. Tutte le decorazioni crollate si persero con il tempo e anche successivamente l'edificio in questione continuò a subire vari rimaneggiamenti. Per esempio, all'inizio del Settecento si decise di rimuovere dalla struttura due colonne, che andarono a impoverire ulteriormente la faccia frontale della costruzione.

Il ritrovamento delle statue in marmo di Polluce e Castore avvenne addirittura nel 1972 e fu alquanto curioso. Difatti, tali statue furono trovate proprio sotto le statue di San Paolo e San Pietra, quasi simmetricamente situate sulla facciata dell'edificio. Attualmente vengono conservate entrambe al Museo Archeologico di Napoli, dopo aver subito un ampio lavoro di restauro.

Altre acropoli in Europa

Quelle di Napoli e Atene, però, non sono le uniche Acropoli dell'Italia e della Grecia. In entrambi i Paesi, difatti, si possono trovare anche diverse altre acropoli meravigliose. Basti pensare alle magnifiche costruzioni di Tirinto, Argo o Micene (quest'ultima da non perdersi assolutamente), in passato luogo di residenza dei Re e al giorno d'oggi degli splendidi esempi di architettura classica italo-ellenica. Spostandosi verso il Bel Paese, l'Italia, non ci si può dimenticare delle acropoli di Selinunte in Sicilia, di Taranto o di Canosa di Puglia. Non solo! Anche il Castello di Eurialo di Siracusa da molti professionisti archeologici viene a tutti gli effetti considerato come una parte dell'acropoli siracusana.

I santuari di Montevergine e SantaFilomena (Mugnano del cardinale)

I santuari di Montevergine e SantaFilomena (Mugnano del cardinale)

La Campania, con il suo capoluogo, Napoli, è una terra davvero incantevole, dove le antiche tradizioni continuano ad avere un valore fondamentale per la gente del posto. Storie e racconti vengono tramandati di generazione in generazione e gli antichi monumenti del passato, spesso testimoni di storie interessanti, degne di essere raccontate, mantengono nel tempo il loro splendore. 

Se avete intenzione di visitare la Campania e siete interessati a visitare edifici di alto valore storico e culturale non potrete non recarvi in luoghi quali il Santuario di Montevergine ed il Santuario di Santa Filomena. 

Questi due Santuari si trovano all’interno di una peculiare cornice paesaggistica in Campania quella della seppur poco conosciuta Irpinia.

Il Santuario di Montevergine è un complesso monastico di Mercogliano. L'abbazia territoriale di Montevergine è una della sei abbazie territoriali italiane. In questo luogo si osserva il culto della Madonna di Montevergine e ogni anno sono più di un milione le persone che vi si recano con devozione in pellegrinaggio. Giungendo a Montevergine potrete ammirare la basilica nuova, costruita tra gli anni Cinquanta ed i primi anni Sessanta. Sul fondo si trova il trono in marmo dove un tempo si trovava il dipinto della Madonna di Montevergine, sostituito poi da un crocifisso schiodato.

Alcune delle finestre della costruzione sono decorate con vetrate raffiguranti degli Angeli. Dal fondo della navata destra si può accedere alla basilica vecchia. Accanto alla nuova basilica si trova il campanile. La basilica antica risale alla prima metà del 1.100 ed è quindi molto antica. Essa presenta elementi appartenenti sia allo stile romanico che a quello gotico. Tale edificio è costituito da un'unica navata. Sono presenti delle lapidi che raccontano alcuni momenti salienti della storia del santuario. 

Non mancano all'interno del Santuario numerose cappelle, dedicate a diverse figure e merita una menzione particolare la Cripta di San Guglielmo

Molti pellegrini decidono di salire la montagna a piedi, addirittura qualcuno a piedi nudi. Molti altri invece preferiscono arrivare qui con i bus turistici. Un’altra opzione interessante è rappresentata dalla funicolare. Usando quest’ultima è possibile ammirare un panorama mozzafiato della montagna durante la salita e la discesa.

Il Santuario di Santa Filomena si trova a Mugnano del Cardinale nella bassa irpinia. Esso contiene le reliquie della Santa, che fu portata in questo luogo da Don Francesco De Lucia. Tale edificio è di colore bianco. La facciata del Santuario, davvero splendida, presenta una cupola con una piccola torre cilindrica ed è accompagnata da due torri, gemelle nell'aspetto, che superano in altezza la sopra citata torretta cilindrica. Il portale dell'edificio è in bronzo e non mancano all'interno della struttura un gran numero di opere d'arte, testimoni di una storia passata, ricche di fascino e con una certa rilevanza culturale. 

Entrambi i santuari sono meta di pellegrinaggi da parte di moltissimi cattolici ma anche dagli amanti della cultura e dell'arte, che giungono in questi luoghi per poterli ammirare in completa tranquillità, durante il loro soggiorno. In generale la Campania è una terra ricca di santuari, chiese, basiliche e cappelle che vale la pena visitare, in quanto ognuno di questi edifici è contraddistinto da alcune precise peculiarità.

Ma dove alloggiare durante il proprio soggiorno? Una buona idea potrebbe essere quella di trascorrere qualche giorno In Irpinia per godere del verde paesaggio e di un contesto incredibilmente naturalistico e di pace. Da queste parti infatti la vita scorre molto piu’ lenta e tutta la popolazione appare decisamente più rilassata rispetto a quella che vive nel vicino capoluogo (Napoli). Se preferite invece una vacanza un po’ più all’insegna della dinamicità e del folclore potete soggiornare a Napoli ed effettuare da li un’escursione alla Basilica di Santa Filomena e proseguire poi per la Basilica di Montevergine.

La pastiera napoletana storia, leggende e ricetta

La pastiera napoletana: storia, leggende e ricetta

La Pastiera Napoletana è un dolce tipico pasquale della tradizione partenopea, preparato con ricotta vaccina, grano cotto e uova.

Si comincia a preparare dal Giovedì Santo, e non se ne prepara mai solo una, perché la tradizione vuole che venga mangiata il sabato, la domenica di Pasqua e anche il lunedì di Pasquetta.

La pastiera napoletana è un must per chi ha origini partenopee, non esiste Pasqua senza mangiarne almeno una fetta, rappresenta un vero e proprio simbolo!

Oggi vi raccontiamo miti e leggende sulla Pastiera, un dolce che tutti conoscono, ma di cui pochi sanno davvero la storia delle sue origini, che sembrano essere antichissime.

La leggenda della Sirena Partenope

Ad oggi sono moltissime le persone che credono nelle origini pagane della pastiera; infatti, secondo un’antichissima leggenda, la prima a preparare questo dolce fu proprio la Sirena Partenope, a cui si deve anche la nascita della città di Napoli.

Gli abitanti del luogo, proprio per ringraziare la sirena di aver scelto il Golfo di Napoli come sua dimora, incaricarono 7 delle più belle ragazze dei villaggi di portarle ognuna un dono della natura: farina, ricotta, uova, grano tenero, acqua di fiori d'arancio, spezie e zucchero. Così Partenope, ricevuti i doni decise di mescolarli insieme, e così nacque la pastiera.

La leggenda dei pescatori

Esiste un’altra leggenda che narra la nascita della pastiera napoletana, ed è legata al mondo del mare e dei pescatori.

La storia racconta che le mogli dei pescatori erano solite lasciare sulla spiaggia, in offerta al mare, dei cesti pieni di ricotta, frutta candita, grano, uova e fiori d'arancio, sperando che questo bastasse per far sì che i loro consorti potessero tornare a casa sani e salvi.

Una notte però, durante una forte tempesta, le onde del Mare finirono per mischiare tutti gli ingredienti lasciati nelle ceste e l’indomani le donne, tornate sulla spiaggia, trovarono dei dolci già pronti, le pastiere.

Si dice che il Mare per ringraziarle, non solo aveva fatto tornare i mariti sani e salvi, ma gli aveva anche regalato un dolce delizioso.

La vera ricetta della Pastiera delle suore di San Gregorio Armeno

Tralasciando i riti e le credenze pagane, la storia ci dice che la vera ricetta della Pastiera napoletana così come la conosciamo noi oggi, nacque nel XVI secolo in un convento di suore a San Gregorio Armeno, la strada dei pastori nel centro storico di Napoli, che oggi tutto il mondo conosce per i suoi presepi.

Si narra che in questo convento, la ricetta della Pastiera nacque per caso, perché una delle suore volle sperimentare per riuscire a realizzare un dolce che racchiudesse al suo interno tutti gli ingredienti simbolo della Pasqua.

L’esperimento riuscì più che bene e ben presto, le pastiere della suora diventarono famosissime.

La storia della Pastiera e della “regina che non ride mai”

L’ultimo racconto riguardante la Pastiera napoletana è forse quello più comune che tutti, almeno una volta nella vita, hanno sentito raccontare dai nonni.

La storia racconta di Maria Teresa D'Austria, la moglie del re Ferdinando II di Borbone, che venne soprannominata "la regina che non ride mai”.

Un giorno, dopo forte insistenza del re, suo marito, che pare fosse una persona estremamente golosa, cedette e acconsentì a mangiare una fetta di pastiera.

Si narra che la primo boccone la tristezza della regina improvvisamente scomparve e lasciò il posto ad un grande e bellissimo sorriso, così che il re esclamò: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo".

Vediamo insieme la ricetta che ci hanno inoltrato i ragazzi di https://www.lebuoneforchette.it/.

La ricetta della pastiera dello chef partenopeo Antonino Cannavacciuolo

Sono davvero moltissimi ormai gli chef che propongono ogni anno le loro ricette della pastiera napoletana.

Sappiamo che la vera pastiera è una, ma sappiamo anche che oggi sono tantissime le versioni che vengono proposte.

Abbiamo deciso di prendere in considerazione quella di uno chef le cui origini non potrebbero mai deludere la preparazione di un dolce così tradizionale, delicato ed importante per tutti i partenopei.

Per preparare la pastiera, Cannavacciuolo divide il procedimento del ripieno in 2 fasi, vediamo gli ingredienti per l’una e per l’altra:

  • Fase 1
    • 300 gr di grano cotto
    • 200 ml di latte
    • 1 cucchiaio di strutto (sostituibile con del burro se si preferisce)
    • la scorza di 1 limone
    • la scorza di 1 arancia

  • Fase 2
    • 350 gr di ricotta di bufala fresca (è possibile utilizzare anche una semplice ricotta vaccina)
    • 300 gr di zucchero
    • 4 uova intere
    • 3 tuorli
    • un pizzico di cannella in polvere
    • 150 gr di canditi (arancia e cedro, a cubetti)
    • 5 gocce di aroma di fiori d’arancio

Vediamo ora gli ingredienti per preparare la pasta frolla

  • 390 gr di farina 00
  • 55 gr di farina di mandorle
  • 135 gr di zucchero a velo
  • 75 gr di uova
  • 220 gr di burro
  • 1 bacca di vaniglia
  • 2 g di sale

Procedimento

Per la pasta frolla

In una ciotola capiente mescolare il burro con la farina di mandorle, lo zucchero a velo, la vaniglia e il sale. Unite un po’ alla volta le uova (a temperatura ambiente) e la farina fino a che il composto acquista consistenza e sia lavorabile a mano.

A questo punto formate una palla di impasto ed avvolgetela nella pellicola trasparente.

Riponetela in frigorifero e lasciatela riposare qualche ora.

Per il ripieno

In una pentola cuocete a fuoco bassissimo tutti gli ingredienti della fase A, in modo da ottenere una crema omogenea e senza grumi, mescolando di tanto in tanto per circa 30 minuti.

Una volta raggiunta la giusta consistenza, spegnete il fuoco e conservate il composto a temperatura ambiente (ricordate di eliminare le scorze degli agrumi).

A questo punto iniziate a montare gli ingredienti della fase B in una planetaria o con lo sbattitore elettrico.

In ultimo unite i due composti aggiungendo infine i canditi e l’aroma di fiori d’arancio.

Assemblamento

Stendete la pasta frolla che avrete tirato fuori dal frigo e foderateci una tortiera, lasciandone un po’ da parte per le strisce.

Riempite la teglia con il composto ottenuto dalle 2 fasi di lavorazione e, con la pasta frolla rimasta formate delle strisce, che andrete ad intrecciare sulla superficie della torta.

Infornate e cuocete la pastiera per circa 1 ora a 190° per più o meno un’ora (vale sempre la prova stecchino per controllare la cottura degli ingredienti interni.

Terminato il tempo di cottura, spegnete il forno e lasciate raffreddare la pastiera con il forno socchiuso per almeno 90 minuti.

Servire a temperatura ambiente.

Voli low cost

Come cercare voli low cost per risparmiare

Organizzare un viaggio è diventata una vera e propria impresa nella giungla dei siti che propongono offerte a prezzi stracciati: poi però, arrivando al momento di vedere l'effettiva tariffa finale, ci imbattiamo sempre in brutte sorprese. Navigare in questo mare in tempesta è molto complicato per chi non è dentro certe logiche e alcuni consigli possono tornare sempre utili, soprattutto se si tratta di risparmiare il che non fa mai male.

Ecco perchè abbiamo chiesto delle dritte a Mauro Pinto esperto di SEO di Geofelix, web agency a Milano.

Geolocalizzazione e voli low cost

Viaggio molto anche perché per motivi lavorativi mi sono dovuto trasferire a Milano, e sono nato e cresciuto tra la Sicilia e la Campania. Questo perché papà è di Caltanissetta e mamma di Nocera Superiore un paese in provincia di Salerno. Sono molto legato alle mie origini nonché adoro ritornare sulle splendide spiagge di Mondello e dintorni, oppure perdermi lungo le meraviglie della Costiera. Oltre ad effettuare viaggi su territorio nazionale mi piace partire per scoprire nuove realtà oltre i nostri confini: tipicamente ciò che influisce di più sulla spesa è il volo.

Una cosa abbastanza nota è che le tariffe dei voli low cost subiscono delle variazioni addirittura all'interno della stessa giornata, quando si naviga di mattina si trova già un prezzo differente rispetto alla sera. Tuttavia questa ricerca richiede tempo ed energie notevoli ed esistono metodi molto più efficaci per risparmiare. Per ricercare in maniera veloce un volo low cost ci affidiamo a siti comparatori che ci evitano di cercare su mille siti diversi. Tuttavia siamo davvero sicuri che le tariffe proposte siano davvero le migliori offerte?

In realtà i siti geolocalizzano la nostra posizione tramite vari parametri:

  • Cookies: possono essere definiti come ricordi di navigazione. Quando il sito di comparazione vede che stiamo cercando più volte e su più siti impressi nella cronologia la stessa destinazione, inizia a proporre prezzi più alti. Ricordiamoci che è la richiesta del bene che fa il prezzo sul mercato.
  • IP: diciamo che equivale al vostro indirizzo di residenza però sul web. In base a dove siete vi vengono mostrate determinate tariffe.
  • GPS: si tratta di un vero e proprio tracciamento in tempo reale sui dispositivi mobile. Anche in questo caso avrete accesso a certi prezzi in base alla posizione in cui siete in quel momento.

Vi starete chiedendo a questo punto: come faccio a tenermi qualche soldino in più nel portafoglio? La risposta è una sigla magica: VPN.

VPN: risparmiare sui voli low cost

VPN è una sigla che sta per Virtual Private Network: si tratta di un sistema di reti private che permettono di celare la propria posizione. Ecco alcuni consigli pratici per risparmiare sui voli low cost tramite VPN:

  • Impostare indirizzo IP su un paese a basso reddito: le compagnie impostano tariffe diverse in base all'effettiva capacità di acquisto degli abitanti delle varie nazioni. Se si appartiene ad una nazione dove il reddito medio è inferiore, automaticamente il prezzo del biglietto sarà inferiore.
  • Impostare indirizzo IP nello stesso paese della compagnia di volo: spesso le compagnie aeree di bandiera offrono una scontistica particolare ai connazionali.
  • Cancellare i dati di navigazione: prima di usare la VPN è il caso di pulire cronologia, cookies e cache.

L'anonimato che offre un servizio di VPN non va contro nessuna legge quindi si può stare assolutamente tranquilli. Chiaramente il metodo è replicabile anche per la prenotazione del soggiorno negli Hotel.

Usare diversi motori di ricerca

Possiamo cercare il volo su Google, sul sito della singola compagnia aerea, e sui comparatori di prezzi come Volagratis, Trivago.
Non è scontato che questi motori di ricerca offrano gli stessi risultati poiché alcune OTA hanno accesso a prezzi scontati rispetto al listino ufficiale.

Ti consiglio quindi di partire da Google e sfruttare il motore interno a Google per trovare le offerte più vantaggiose, poi andare con la navigazione in incognito del browser attiva sui siti delle compagnie aeree che offrono quelle tratte e ricercare specificatamente quei voli, per vedere se viene offerta una tariffa migliore. E fare lo stesso esercizio su comparatori e OTA da un'altra finestra anonimizzata del browser.
Spesso riesci a risparmiare un ulteriore 20% con questo metodo.

Spero che questi consigli possono essere utili per tutti coloro che, come me, amano viaggiare per scoprire prospettive uniche e inedite e per guardare il mondo con occhi sempre nuovi.

Autovelox di Marcianise

Autovelox di Marcianise: multe a raffica anche dopo la sospensione

Il dispositivo di rilevazione della velocità installato nel 2019 sul tratto di competenza del Comune di Marcianise, compreso tra il Km 29+970 al Km 31+860 della Strada Provinciale 335 (su entrambi i sensi di marcia) continua ad essere fonte di problemi per gli automobilisti che transitano su quel tratto di strada.

Tale autovelox nel solo periodo dal 17 giugno 2019 al 31 ottobre 2019 ha accertato violazioni per un totale di 10.177.147,57 euro, ma da subito è stato oggetto di molte polemiche che hanno portato alla sua rimozione.

Quello installato nel Comune di Marcianise (provincia di Caserta) non è un semplice autovelox, ma un dispositivo Celaritas EVO 1506, ovvero un sistema per il controllo della velocità media che è stato installato su un tratto di strada percorso da moltissimi veicoli che si dirigono verso i centri commerciali “Campania” e “Outlet La Reggia”.

Motivi di ricorso contro l’autovelox di Marcianise

In questo articolo andremo ad analizza i principali motivi che hanno portato all’annullamento dei verbale accertati con l’autovelox posizionato nel Comune di Marcianise, si tratta di motivazioni che possono portare all’annullamento anche di altri verbali per eccesso di velocità (approfondire l’argomento vedi questa raccolta di articoli sui motivi di ricorso contro la multa con autovelox).

  • La mancata segnalazione del dispositivo di rilevamento della velocità: come anticipato quello posizionato sul tratto di strada in questione è un dispositivo di rilevazione della velocità media (uno dei tanti dispositivi esistenti che hanno varie denominazioni quali Sicve Tutor, Celerita, ecc).

Tali dispositivi devono essere, come tutti gli autovelox, preventivamente segnalati. Ma la segnalazione non deve essere generica, ovvero deve specificare che si tratta di un dispositivo di rilevazione della velocità media.

Nel caso in questione i cartelli fanno riferimento ad un generico rilevamento elettronico della velocità, senza specificare che l’apparecchiatura istallata rileva invece la velocità media di percorrenza del tratto di strada

  • Limite di velocità imposto sul tratto di strada: il codice della strada fissa i limiti di velocità in base alla categoria alla quale apparitane uno specifico tratto stradale (sulla base delle sue caratteristiche strutturali e di costruzione).

Il tratto di strada sul quale è posizionato l’autovelox incriminato è classificato come strada extraurbana principale per la quale il codice della strada prevede in generale un limite di 110km/h.

L’amministrazione ha tuttavia fissato per quel tratto di strada un limite di 60 km/h, tale limite è irragionevolmente basso per la tipologia di strada e, come confermato nelle varie sentenze che hanno annullato le multe per eccesso di velocità accertate in quel punto, non esistono validi motivi per giustificare tale riduzione del limite previsto per la tipologia di strada.

  • Mancata omologazione dell’autovelox: il dispositivo utilizzato per la rilevazione della velocità media così come tutti i dispositivi – ad oggi utilizzati sulle strade italiane – non risulta omologato, ma solo approvato.

La disattivazione dell’autovelox di Marcianise

I motivi di ricorso indicati hanno portato all’annullamento molte multe per eccesso di velocità accertate sul tratto di strada in questione e per tale motivo nel gennaio 2020 il Commissario Prefettizio alla guida del Comune di Marcianise ha disposto con ordinanza la sospensione dell’autovelox in questione al fine di verificare il sistema e correggere le criticità.

Tuttavia molti utenti anche dopo la sospensione dell’autovelox, confermata agli automobilisti mediante l’apposizione di una “X” rossa sui cartelli (irregolari) di segnalazione della rilevazione della velocità, hanno ricevuto verbali per eccesso di velocità.

Potrebbe essere un errore oppure l’amministrazione confida nel pagamento, magari entro 5 giorni, da parte di quegli automobilisti che non conoscono le vicende che hanno coinvolto il dispositivo in questione.

Tuttavia queste multe per eccesso di velocità possono essere contestate visto anche l’ordinanza di sospensione dell’autovelox e le modifiche apportate alla segnaletica di avvertimento.

Detrazione infissi: tutto ciò che devi sapere

Detrazione infissi: tutto ciò che devi sapere

La detrazione fiscale interessa esclusivamente opere edilizie, e permette di ottenere degli sconti sulla spesa che viene effettuata per sostituire gli infissi della casa. Quando tali interventi riguardano la parte esterna della casa si parla di ecobonus, perché a seguito dei lavori ci sarà un considerevole risparmio energetico. Per poter usufruire delle detrazioni fiscali per il cambio finestre è necessario aver pagato con bonifico in cui devono essere specificati la causale del pagamento, il codice fiscale dell'acquirente e la partita IVA della ditta venditrice. In seguito, si può fare la richiesta online sul sito della finanziaria Enea.

Le detrazioni fiscali servono per detrarre appunto le spese che vengono sostenute per poter ricevere uno sconto sulle tasse. Oltre all'ecobonus, anche nel caso di lavori nella parte interna della struttura si può usufruire di questi incentivi, ad esempio per sostituire le porte interne o modificare le aperture.

Quando un contribuente esegue dei lavori di ristrutturazione della casa, lo Stato riconosce questi interventi come operazioni svolte per valorizzare il patrimonio edilizio, inoltre la modifica di strutture già esistenti per evitare la costruzione di nuovi immobili significa un risparmio in termini di suolo. Insomma, lo Stato appoggia fortemente i lavori di ristrutturazione e quindi li agevola detraendo circa il 50% dall'Irpef, che viene restituito in 10 quote annuali.

La detrazione fiscale su interventi di ristrutturazione interna viene riconosciuta su alcune tipologie di interventi, sia nel caso di abitazioni individuali che condominiali. Può comportare sconti per quanto riguarda le opere di installazione, l'acquisto, la manodopera, la progettazione, la consulenza, gli oneri amministrativi e burocratici. Può usufruire della detrazione fiscale non solo il proprietario ma anche gli usufruttuari, i comodatari; l'importante è aver completato tutti i pagamenti atti all'intervento di ristrutturazione.

La nuova installazione o la sostituzione delle porte interne con prodotti diversi, può beneficiare della detrazione fiscale di cui abbiamo parlato finora: questo bonus edilizio è un grande sostegno economico quando si necessita di modificare la pianta dell'abitazione, intervento che necessita di opere murarie, con conseguente installazione di nuove aperture, quindi l'acquisto delle porte interne è inteso come spesa necessaria per la ristrutturazione edilizia.

Si parla di manutenzione straordinaria quando vengono rinnovate o sostituite parti strutturali di un edificio senza modificarne il volume complessivo né la destinazione d'uso. Questi interventi possono essere effettuati in un'abitazione singola, in un condominio oppure in un'esercizio commerciale.

Se invece le porte interne di un'abitazione vengono sostituite o installate non per una ristrutturazione edilizia ma per semplice gusto, questi interventi non possono godere del bonus, tranne nel caso in cui interessino delle porte blindate, che rientrano negli interventi di manutenzione straordinaria, attuati per proteggersi da atti illeciti da parte di terze persone. In alcuni casi, la porta blindata gode anche delle detrazioni che riguardano gli interventi di miglioramento energetico.

Se si parla di porte interne , si trovano davvero molte offerte sul mercato, di aziende specializzate che dispongono di un catalogo molto ampio di porte di diversi materiali e caratteristiche in base alle singole esigenze. Oltre ai negozi specializzati, troviamo online un gran numero di aziende che forniscono un'ampia gamma di soluzioni per la casa, dagli infissi alle porte di ogni tipologia.

Cosa fotografare a Napoli, panorami e luoghi storici

Cosa fotografare a Napoli? Nella splendida città partenopea il paesaggio urbano è una delle cose tra le più interessanti da fotografare. Come recita la famosa canzone di Pino Daniele “Napule è mille culure”. Gli amanti della fotografia paesaggistica e gli instagrammers incalliti se ne innamoreranno perdutamente e il tempo per scattare memorabili fotografie non gli basterà mai. Musei, piazze, edifici storici, chiese, ma anche angoli nascosti, vicoli stretti, volti, forme e colori caratteristici, vi terranno incollati alla macchina fotografica. A tutto queste meraviglie si aggiungono i panorami mozzafiato.

Abbiamo chiesto al fotografo Marco Temperino quali sono i posti più belli e suggestivi da fotografare a Napoli.

I 10 luoghi storici da fotografare a Napoli

C’è così tanto da fotografare a Napoli che ho pensato di suggerire ad ogni turista che si trovi nella nostra bella città una top ten dei luoghi storici da immortalare.

1 - Spaccanapoli

Non vi è nessuna altra zona della città dove poter respirare la millenaria storia di Napoli. Il nome “Spaccanapoli” deriva dal fatto che è una strada che divide in due la città e che va dai quartieri spagnoli al quartiere forcella. A Spaccanapoli, vi immergerete nella vera essenza della città, affollatissima di turisti sia di giorno che di notte. Qui potrete dedicarvi sia alla street photography, grazie all’intensa vita ed ai particolari della vita quotidiana dei napoletani, che alla fotografia di monumenti e chiese.

A Spaccanapoli vi suggerisco di non perdere dei favolosi scatti a Piazza del Gesù e alla Chiesa del Gesù Nuovo. Altro posto incantevole, vicino a Piazza del Gesù è il Monastero di Santa Chiara che nacque durante il periodo Angioino come cappella di corte. Luoghi di altissimo interesse artistico, storico e fotografico che vi suggerisco di fotografare assolutamente sono anche:

  • Cappella San Severo
  • Piazzetta Nilo
  • Piazza San Domenico Maggiore ed il suo monumentale obelisco
  • Sacro Monte di Pietà
  • San Gregorio Armeno
  • Basilica di San Lorenzo Maggiore

2 – Il Duomo e il tesoro di San Gennaro

Uscendo da Spaccanapoli e tornando su Corso Umberto I, dai napoletani chiamato rettifilo, potrete incamminarvi per andare a scattare delle fotografie al Duomo di Napoli e al famosissimo tesoro di San Gennaro.

3 – Maschio Angioino (Castel Nuovo)

Sempre seguendo Corso Umberto I, direzione nord, vi troverete di fronte a Castel Nuovo, più comunemente conosciuto come Maschio Angioino.

4 – Palazzo Reale e teatro San Carlo

Nelle immediate vicinane del Maschio Angioino vi è il Palazzo Reale, risalente al 1600, con il Teatro San Carlo, noto anche per essere stato il primo teatro d’Europa. Qui avrete l’imbarazzo della scelta per creare degli scatti magnifici.

5 – Piazza del Plebiscito

Piazza del Plebiscito è una una delle piazze più grandi d’Italia, pensate che misura 25.000 metri quadrati. Ovunque voi vi giriate, troverete interessantissimi monumenti e scorci da fotografare come ad esempio la basilica reale pontificia di San Francesco di Paola con l’imponente colonnato.

6 – Galleria Umberto I

La Galleria Umberto I di Napoli, adiacente a Palazzo Reale, è un posto magico, ricco di arte e storia. Anche qui, qualsiasi angolazione per il vostro obbiettivo fotografico risulterà quella giusta. Per farvi fare un’idea sulla maestosità della galleria, ecco un po’ di numeri: 147 metri lunghezza, 15 di larghezza, 34 di altezza e nella parte più alta della cupola 57.

7 – Via Toledo

Non può mancare una passeggiata in via Toledo, una delle vie più raffinate della città, dove il vostro occhio si perderà tra gli edifici storici, i palazzi nobiliari e i negozi alla moda. Qui avrete modo di scattare fotografie alle innumerevoli opere storiche che incontrerete durante la vostra passeggiata, oppure potrete fare foto di tendenza e fashion.

8 - Castel dell’Ovo

Tra le foto che non possono assolutamente mancare durante la vostra vacanza napoletana, sono quelle al Castel dell’Ovo. Il castello è un edificio che si fa notare, sorge imponente sull’isolotto di Megaride ed è unito alla terra ferma da un ponte che lo collega alla bellissima via Partenope.

9 – Borgo Marinaro

Il Borgo Marinaro è tra i posti più suggestivi della città, vi basterà percorrere il ponte che unisce il lungomare all’isolotto di Megaride per trovarvi in un contesto tra i più pittoreschi al mondo. Qui vi isolerete dalla frenetica vita della città. Nel piccolo borgo, oltre alla storia e alla meravigliosa vista, troverete diversi caffè, bistrot e ristoranti dove potrete rilassarvi in assoluta tranquillità.

10 – Sant’Antonio a Posillipo

Il panorama della città di Napoli più famoso al mondo, lo potrete ammirare dalla terrazza antistante la chiesa di Sant’Antonio a Posillipo. Qui avrete la possibilità di racchiudere in una sola fotografia, il ricordo di un fantastico viaggio in una meravigliosa città dai mille colori.

Banche di credito Cooperativo

Le Banche di credito Cooperativo presenti in Campania

Federazione Campana BCC

La Federazione Campana è la società cooperativa che rappresenta tutte le 12 banche di credito Cooperativo della Campania.

FederCampana è la società a livello regionale che fa parte della più grande Federcasse, ovvero la Federazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, di cui fanno parte anche tutte le altre federazioni locali delle regioni.

Vediamo cosa sono le BCC, quali sono quelle presenti nel territorio campano e come funziona tutta la rete del Credito Cooperativo.

Le banche credito cooperativo

Una banca di credito cooperativo si distingue dalle altre banche, in quanto, i titolari dei conti sono anche dei soci. Ogni persona che vuole associarsi, deve necessariamente risiedere e operare dove si trova quella determinata banca credito cooperativo.

Le BCC si contraddistinguono per essere:

  • Solidali: si tratta di società che permettono l’accesso al credito soprattutto alle fasce più deboli
  • Mutualistiche: l’obiettivo comune è quello sociale e non quello di creare profitto
  • Locali: ogni banca opera localmente e gli associati possono essere solamente gli abitanti di quel determinato territorio.

Una banca credito cooperativo è paragonabile in tutto e per tutto ad una normale banca, poiché è possibile aprire un conto corrente, disporre dei bonifici e pagare le bollette, chiedere ottenere un prestito a rate, un mutuo a tasso fisso o variabile e qualsiasi altro servizio che un normale istituto bancario può offrire ad un proprio correntista.

BCC in Campania

Ecco di seguito le 12 banche di credito cooperativo che sono presenti in Campania, divise per province.

Come è facilmente osservabile, la maggior parte delle BCC in Campania sono concentrate nell’area salernitana con 8 differenti banche, mentre le altre province campane hanno una BCC ciascuna.

Avellino

  • B.C.C. Di Flumeri – Flumeri

Benevento

  • BCC Di San Marco Dei Cavoti E Del Sannio – Calvi – San Marco Dei Cavoti

BCC Caserta

  • BCC Terra Di Lavoro S. Vincenzo De’ Paoli Scpa – Casagiove

Napoli

  • BCC - Banca di credito cooperativo Napoli

Salerno

  • Banca Di Credito Cooperativo Di Capaccio Paestum E Serino S.C – Salerno
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Aquara – Aquara
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Buccino E Dei Comuni Cilentani – Agropoli
  • Banca Di Credito Cooperativo Campania Centro – Battipaglia
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Buonabitacolo – Buonabitacolo
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Scafati E Cetara – Scafati
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Fisciano, Roscigno E Laurino – Sant’arsenio
  • Banca Del Cilento Di Sassano E Vallo Di Diano E Della Lucania – Vallo Della Lucania

La rete BCC

Le reti delle Banche di Credito Cooperativo hanno un versante associativo e uno imprenditoriale, con una struttura totalmente differente.

Le BCC della categoria associativa hanno una struttura lineare che si divide in:

  • BCC locali: tutte le banche che lavorano effettivamente in una determinata città
  • Federazioni locali: società di credito cooperativo che raggruppa tutte le BCC locali di una o più regioni. FederCampana ne è un esempio.
  • Federcasse: raggruppa tutte le federazioni locali a livello nazionale e che nella pratica rappresenta, tutela e assiste tutte le BCC del territorio nazionale.

Il lato imprenditoriale del Credito Cooperativo raggruppa delle società che offrono servizi a tutte le banche BCC. Nel dettaglio queste società sono:

  • Gruppo bancario Cooperativo Iccrea
  • Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige
  • Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo del Nord Est

I vantaggi delle BCC

Una banca BCC, come detto, è una banca solidale e mutualistica, pertanto propone condizioni favorevoli ai soci su tutti i servizi bancari, mostrando costi inferiori rispetto agli altri normali istituti di credito.

La maggior parte delle banche credito cooperativo, oltre ai normali conti correnti, propongono anche ulteriori servizi, come: polizze assicurative e previdenziali integrative offerte con l’apertura di un conto corrente o, particolari convenzioni con centri per la salute che si trovano del territorio.

Alcune BCC offrono anche servizi di consulenza gratuiti in vari ambiti, come quello fiscale, legale o previdenziale.

Ogni banca avrà i propri servizi integrativi, ma è evidente che un socio BCC potrà ottenere sicuramente dei notevoli vantaggi rispetto ai servizi offerti delle altre banche presenti sul mercato.

Le migliori cantine in Campania

Le migliori cantine in Campania: 3 aziende vinicole da visitare

La Campania vanta una delle più variegate tradizioni enogastronomiche della penisola italiana e dell'intero globo, non a caso i piatti campani sono oggetto di rivisitazioni dei più grandi chef e, nel corso di millenni, sono diventate pietanze iconiche del mangiare italiano. Non sfugge a questo paradigma del cibo anche ciò che del cibo è da sempre essenziale accompagnamento: il vino.

La nostra regione ha da sempre dato i natali a ottimi prodotti in grado di valorizzare la molteplicità di vitigni autoctoni che costituiscono la ricchezza ampelografica del paese: Asprinio, Falanghina, Fiano e Aglianico sono solo alcuni tra i più famosi. Questi vitigni trovano mirabile espressione nel terroir campano. La tradizione, unita a un territorio che giova dei suoli vulcanici e dell'aria marina, è condensata nel lavoro delle cantine vitivinicole campane.

Ecco dunque 3 cantine in Campania da visitare assolutamente se sei un appassionato o un'appassionata di vino.

1. Cantine Mastroberardino

Probabilmente la cantina della Campania più famosa, sia per l'estensione: 250 ettari vitati che danno vita a una produzione abbondante e diffusa in Italia e all'estero; sia per la storicità della cantina: fondata nel lontano 1878. La quantità, si parla di ben 2 milioni di bottiglie prodotte ogni anno, per una volta è sinonimo di qualità. Vini da assaggiare? Due su tutti: il Fiano di Avellino , nelle sue due versioni "Stilema" e "Radici", e i memorabili Taurasi: "Radici" e "Naturalis Historia". La proprietà è di Piero Mastroberardino, che porta avanti la gloriosa tradizione familiare. Ci troviamo ad Atripalda, in provincia di Avellino.



2. Cantine Marisa Cuomo

Ormai celebre la sig.ra Marisa Cuomo, compagna di Andrea Ferraioli a cui spetta la conduzione enologica, ha fatto en plein di premi grazie ai suoi vini della Costa d'Amalfi, in cui è possibile ritrovare tutto il profumo e i colori del mediterraneo. Un'estensione ben minore rispetto alla precedente: "soli" 20 ettari per la cantina di Marisa Cuomo e una storia più breve che affonda le radici nel 1983. Tuttavia i suoi vini sono diventati un simbolo del made in Italy e nonostante il grandioso successo si ha l'impressione di aver a che fare con una famiglia che ha conservato tutta l'umiltà contadina, nella sua accezione migliore. La cantina di Marisa si trova a "Furore", in provincia di Salerno, che dà il nome a due dei suoi vini più famosi: il "Furore rosso" e il "Furore bianco Fiorduva", non perdeteveli poiché ne rimarrete folgorati.



3. Cantine Apicella

Soli 7 ettari per Giuseppe Apicella, ma tanto tantissimo amore di tutta la famiglia per il loro lavoro. Il papà Giuseppe è sempre vigile e consiglia il figlio Prisco a cui spetta l'attuale conduzione enologica della cantina campana. Ci troviamo a Tramonti, sottozona della splendida denominazione della Costa d'Amalfi. Parliamo di una viticoltura faticosa, di montagna, che dà vita a mirabili frutti. Se andate a trovare la famiglia Apicella potrete abbinare ai vini dei gustosissimi piatti della tradizione contadina della Campania. Non dimenticate di assaggiare il Costa d'Amalfi rosso "A' Scippata", splendido blend di di Tintore (80%) e Piedirosso (20%).



Sulle altre cantine

Quelle menzionate sono solo tre delle splendide cantine che è possibile visitare in Campania se si vuole esplorare l'universo ben assortito dei suoi vini. Non parliamo sicuramente di un elenco esaustivo, quanto di un bel punto di partenza per stimolare la sete, di vino e di conoscenza. Non ce ne vogliano gli altri produttori, capaci e caparbi, che amano il territorio e lo popolano delle loro cantine e dei frutti del loro lavoro.

Prosit!

demolizione auto

Demolizione auto: come funziona?

Il tuo veicolo è arrivato a conclusione del suo ciclo di vita e vorresti procedere alla demolizione per acquistarne uno in sostituzione? O semplicemente devi demolire la tua vettura senza usufruire del bonus rottamazione? In entrambi i casi, trattandosi l’auto di un materiale di rifiuto inquinante, dovrai rivolgerti a soggetti autorizzati, i quali si occuperanno di eseguire l’operazione nel rispetto della normativa vigente. In questo articolo ti spiegheremo l’iter burocratico da seguire in termini di documentazione richiesta. I conclusione parleremo dei costi da sostenere costi da sostenere per procedere alla demolizione del tuo veicolo.

La visura

La prima cosa da fare prima di consegnare la propria vettura al soggetto autorizzato (che sia un demolitore, o un concessionario nel caso in cui il veicolo sia ceduto per acquistarne un altro), è chiedere una visura della vettura, al fine di verificare se verte un provvedimento di fermo amministrativo. La visura può essere chiesta online o rivolgendosi ad uno sportello ACI (Automobile Club Italiano).

La documentazione da portare: carta di circolazione e certificato di proprietà

Una volta effettuata la visura, dovrai consegnare la seguente documentazione al demolitore o concessionario, come si legge dettagliatamente dal sito dell’ Automobile Club Italiano (ACI).

  • la carta di circolazione
  • il certificato di proprietà cartaceo o il vecchio foglio complementare

Il certificato di rottamazione

Consegnata la vettura, il soggetto autorizzato deve rilasciarvi il certificato di rottamazione con il quale si impegna alla richiesta di cancellazione dal registro del PRA (Pubblico Registro Automobilistico) entro 30 giorni dalla consegna della vettura. Il demolitore o il concessionario dunque presenterà un’apposita “richiesta di cessazione della circolazione per demolizione”. Mediante questo certificato, si solleva il proprietario della vettura da ogni responsabilità civile, penale ed amministrativa.

In questo certificato vengono specificati i seguenti dati:

  • nome, cognome, indirizzo e firma del proprietario della vettura e di colui che consegna il mezzo, se diverso dal titolare
  • data, ora del rilascio del certificato e della presa in carico della vettura
  • i dati di identificazione del mezzo come classe, marca, modello, targa, numero telaio
  • autorità rilasciante il certificato, il numero di registrazione e firma
  • data e ora del rilascio del certificato e della presa in carico del mezzo
  • numero di registrazione e firma del titolare dell’impresa che rilascia il certificato

I costi previsti dalla legge

Per la documentazione da consegnare al demolitore o al concessionario, i costi da sostenere da parte del proprietario sono fissi:

  • Per la visura il costo è di 7,10 Euro
  • Per il certificato di proprietà l’ammontare è pari a 48,25 Euro (I.V.A inclusa), In caso di foglio complementare o denuncia di smarrimento del certificato sono previsti 64,25 Euro.
  • Per i servizi dell’Agenzia invece il costo è pari a 26,75 Euro

I costi aggiuntivi sono legati ai kilometri percorsi dal carro attrezzi per raggiungere il centro autorizzato nel caso in cui sia impossibile muovere la vettura autonomamente. Prima di effettuare la demolizione del mezzo quindi è opportuno fare una buona ricerca online per confrontare i prezzi. Le agevolazioni variano da Regione a Regione, anche in base alla quantità di fornitori tra cui poter scegliere.

In Campania, vi sono centri di raccolta che effettuano sconti sulle tariffe di trasporto e altri che addirittura rilasciano buoni carburante fino a 160 Euro.

La tariffa base di trasporto è stimata attorno agli 80 Euro in tutte le Regioni, ma può variare a seconda dell’età del mezzo da recuperare. Alcune autodemolizioni in Emilia Romagna, come l’Autodemolizione Vandelli nell’area di Bologna Nord, offrono particolari agevolazioni per il recupero di un mezzo incidentato di recente imamtricolazione.

Anche in alcuni centri in Lombardia, nel caso in cui il mezzo sia recente, il trasporto è gratuito o fortemente scontato. In questo caso, è possibile trattare con il demolitore, per spuntare una cifra di rimborso di qualche centinaio di euro.

La Campania investe sul futuro e arrivano i risultati dalla Apple Developer Academy

A Napoli, nella sede di San Giovanni a Teduccio dell’Università Federico II è già attiva da qualche anno la Apple Developer Academy, un polo d’eccellenza dell’innovazione dove studenti selezionati accedono per potenziare le proprie skill sul piano informatico e umano.

La mission di questo polo è di formare di fatto gli sviluppatori che sempre più sono richiesti nel mondo del lavoro, specialmente su app iOS, mercato emergente e in continua espansione. In collaborazione con l’azienda di Cupertino è stato creato questo hub, e dopo i primi tre anni (2016-2019), è stato chiuso un accordo per altri due anni, fino al 2021.

Cos’è la Apple Developer Academy?

L’Academy ha sede su uno dei piani del polo principale della sede universitaria, e più di 300 studenti vengono accolti ogni anno all’interno dopo un processo di selezione. Ciascuno riceve un developer kit, composto da MacBook Pro e iPhone e in base ai gruppi di lavoro vengono dati in comodato d’uso anche degli Apple Watch e degli iPad Pro. Tutto il kit è in comodato e fornito da società partner.

Tramite delle lezioni con i mentor di Apple che lavorano all’interno della struttura i ragazzi ricevono delle indicazioni su come progettare app e che tipo di tool utilizzare. Il resto è affidato alle loro passioni e alla loro voglia di fare.

Il percorso da affrontare

Il percorso formativo dura come l’anno scolastico, dunque da settembre a giugno e attraversa varie fasi suddivise in “challenge”, vere e proprie sfide che i ragazzi si trovano ad affrontare, concentrandosi sul ruolo che più gli si addice per la progettazione di un’applicazione.

Dalla parte grafica, passando a quella della definizione del modello di business e finendo per quella di programmazione. I gruppi di lavoro che hanno un numero di elementi variabile, cercano di essere più eterogenei possibile per riuscire a progettare un prodotto completo, che ha come obiettivo finale la pubblicazione sull’App Store di Apple.

Gli studenti hanno carta bianca sulle tematiche da seguire, con una sola indicazione, quella di trovare un topic, un argomento che metta in comune l’interesse di tutti i membri di un gruppo, per fare in modo che tutti si sentano ingaggiati con la sfida, ed evitare disinteresse da parte di qualche membro.

La CBL che muove tutto

Questo sistema di apprendimento ha un nome, CBL, che sta per Challenge Based Learning. Non ci sono lezioni frontali orientate o un percorso determinato a priori da qualche entità, ma solo una sfida, un goal da raggiungere in gruppo.

Ci sono fasi diverse però, dove si fa in modo preliminare un’analisi e si progetta un prototipo, passando negli ultimi step all’attuare quello che si è progettato, creando la parte grafica e il codice associato di un’app, prima di riuscire a pubblicare sullo store.

L’apprendimento è basato sulla singola sfida che si sceglie di affrontare, ed è ogni volta diverso, in base al ruolo che si ricopre e alle problematiche che possono scaturire da un lavoro complesso come la progettazione di un’applicazione funzionante. Gli studenti si sostengono a vicenda, mettendo a disposizione del gruppo le competenze individuali.

L’inizio di un percorso

Di fatto l’Apple Developer Academy è un’opportunità per chiunque abbia voglia di mettersi in gioco, e non un luogo per soli informatici che vogliono potenziare le proprie skill di programmazione. Anche chi non ha molta dimestichezza dopo il percorso all’interno e con il proprio impegno può uscire con un bagaglio spendibile all’istante nel mondo del lavoro.

Un’esperienza che forma la persona sotto diversi punti di vista. Non solo dunque parlando di hard skills lato tecnico, ma anche soft skill che vengono ritenute sempre più importanti dalle aziende. A fine percorso l’intero developer kit viene riconsegnato, dunque lo studente dovrà decidere quale MacBook comprare per continuare a lavorare con l’ecosistema di Apple.

Non si pone il problema dal punto di vista del budget perché ogni studente ha diritto ad una borsa di studio che permette di comprare tutto il developer kit che viene concesso in comodato d’uso. Un’esperienza insomma assolutamente da valutare per la crescita dal punto di vista umano e professionale.

campaniabeniculturali.it

Guida alla revisione auto in Campania ai tempi del Coronavirus

Considerando l'emergenza da Covid-19 a livello nazionale, il Decreto Cura Italia proroga le scadenze delle revisioni auto, patenti, bollo, ecc. In questa guida alla revisione auto in Campania, realizzata in collaborazione con TuttoSoccorsoStradale.it, portale di utilità per gli automobilisti specializzato nel soccorso stradale, spiegheremo quali sono le novità in Italia e, per certe scadenze, a livello regionale.

I proprietari di automobili, moto e rimorchi che avrebbero dovuto fare la revisione entro il 31 luglio 2020 potranno circolare fino al 31 ottobre 2020. In sostanza, il decreto dà la possibilità di portare il veicolo in un centro specializzato entro 90 giorni dopo la scadenza ordinaria.

Una concessione più che naturale da parte del Governo, visto che risulta impossibile recarsi nelle officine.

Le misure restrittive imposte alla circolazione di persone e mezzi per contenere l'emergenza Coronavirus porta, inevitabilmente, allo slittamento di alcune scadenze fisse per automobilisti e motociclisti.

Che succede, quindi, in caso di controllo delle Forze dell'Ordine? Gli agenti verificheranno la data di scadenza della revisione. Facendo i dovuti calcoli e considerando il periodo di quarantena, non eleveranno alcuna sanzione vista la proroga.

Revisione auto in Campania e non solo: novità per il bollo auto

Come abbiamo accennato, la revisione dei veicoli (auto, moto e rimorchi) in scadenza entro il 31 luglio 2020 slitta al 31 ottobre 2020.

Dunque, gli automobilisti avranno 3 mesi in più per effettuare questo controllo.

Anche i veicoli per i quali occorre ripetere la revisione potranno circolare fino al 31 ottobre a patto che le irregolarità riscontrate siano state eliminate.

La stessa proroga (dal 31 luglio al 31 ottobre) vale per il collaudo da effettuare presso gli uffici della Motorizzazione Civile.

Il pagamento del bollo auto varia da Regione a Regione. Secondo i dati ACI aggiornati al 1° aprile, sono complessivamente otto le Regioni che hanno deciso la proroga del pagamento del bollo auto. Le Regioni in questione sono Campania, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Umbria e Veneto.

Pur non variando la scadenza, i cittadini di queste Regioni che non possono uscire di casa o hanno difficoltà economiche, possono versare l’imposta oltre il termine della scadenza senza dover pagare alcuna mora.

Guida alla revisione auto in Campania ed altre scadenze

Il Decreto Cura Italia, oltre alla revisione auto in Campania come nel resto del Paese, prevede altre proroghe. Riguardano l'assicurazione Rc Auto, il pagamento delle multe e il rinnovo della patente.

Per il rinnovo dell'assicurazione Rc Auto (in scadenza il 31 luglio), è stata decisa un'ulteriore estensione di 15 giorni per un totale di 30 giorni del periodo di copertura. Una volta scaduta, in caso di controversie o sinistri, si mantiene la copertura finché non verrà attivata una nuova polizza. Sottolineiamo che tale proroga riguarda soltanto la Rc Auto, non altre coperture accessorie (furti, incendi, atti vandalici, ecc.).

In tempi di emergenza Covid-19, sarà possibile pagare le multe entro 30 giorni dalla data di notifica e non entro 5 giorni. Il pagamento della sanzione entro 30 giorni prevede uno sconto del 30%. Tale possibilità sarà valida fino al 31 maggio.

Tutte le proroghe servono ad evitare assembramenti negli uffici aperti al pubblico (come quelli della Motorizzazione Civile) all'interno dei quali è difficile rispettare le distanze di sicurezza minime (1 metro).

Non è prevista alcuna proroga per il pagamento del vecchio 'bollo' (tassa di possesso) che può essere effettuato nelle tabaccherie o tramite i servizi online.

Cosa succede, invece, per le patenti?

Patenti in scadenza, duplicato e passaggio di proprietà

Una patente di guida scaduta il 31 gennaio (periodo in cui è scattata l'emergenza Coronavirus in Italia) ed oltre questa data resterà valida fino al 31 agosto.

Coloro che stanno seguendo corsi per conseguire la patente di guida potranno svolgere gli esami di teoria entro il 30 giugno senza dover presentare ulteriori richieste. Non potranno svolgere gli esami pratici.

Le scadenze dei fogli rosa che vanno dall'1 febbraio al 30 aprile sono prorogate fino al 30 giugno 2020.

Come funziona, invece, per le ricevute sostitutive della patente o carta di circolazione rilasciate per richiedere il duplicato o per il passaggio di proprietà di un'auto usata? In questo caso, la validità di 30 giorni slitta fino al 31 ottobre 2020.

Inoltre, a chi possiede un veicolo a metanocon impianto in scadenza tra il 31 gennao e il 15 aprile è permesso di circolare fino al 15 giugno 2020.

Per le auto a gpl (con serbatoio in scadenza oltre il 31 gennaio) la proroga è prevista fino al 31 ottobre 2020.

aeroporto di Napoli Capodichino

Come raggiungere l’aeroporto di Napoli Capodichino

L'aeroporto internazionale di Napoli è uno scalo situato nella città di Napoli, nel distretto di Capodichino. Ci sono voli in arrivo e partenza da altre città italiane, dall' Europa e da altri continenti. Molti napoletani lo utilizzano spesso , ma coloro che si trovano nei comuni piú spostati verso il nord preferiscono utilizzare quello di Roma perchè dispone di piú voli che toccano diverse destinazioni.

Si può arrivare a Roma anche con la macchina e parcheggiare a Fiumicino aeroporto in modo agevole.

La distanza dall'aeroporto di Napoli al centro città è  di appena 5,5 km, si tratta del percorso per arrivare alla stazione ferroviaria centrale (Napoli Centrale, Piazza Garibaldi), e di 7,5 chilometri per arrivare al porto di Napoli.

Per arrivare dall'aeroporto al centro di Napoli e dal centro di Napoli all'aeroporto, è possibile usare:

  • taxi;
  • automobile;
  • autobus;
  • autobus urbani.

Servizio Taxi / Navetta

Per arrivare dall'aeroporto di Napoli al centro di Napoli e ad altre città è comodo e veloce l'uso di un taxi. Si può prenotare un servizio taxi / navetta in anticipo, anche da casa. In qualsiasi momento della giornata, all'aeroporto, incontrerai il tuo autista che vi aspetterà all' esterno. Per il taxi è sufficiente comunicarci i dettagli del tuo volo.

Noleggio auto

Se stai pianificando un viaggio in Italia, l'opzione ideale sarebbe quella di noleggiare un'auto. Per scegliere e ordinare un'auto in anticipo, all'ora stabilita, l'auto si ritira nelle varie compagnie di noleggio.

Autobus Express

Bus Express - Bus Shuttle Alibus della compagnia ANM Shuttle dall'aeroporto di Napoli al centro di Napoli e al porto marittimo.

All'autobus dell'aeroporto Alibus si trova a circa 200 metri dall'uscita dell'area arrivi del Terminal 1.

Uscire dall'aeroporto, proseguire dritto (Viale F. Ruffo di Calabria) per fermarsi.

Nel centro della città gli autobus fermano a Piazza Garibaldi (vicino alla stazione ferroviaria), quindi seguono il porto Immacolatella - Porta di Massa e Molo Beverello (la stazione marittima / Beverello Molo e Piazzale Stazione Marittima).

Nella direzione opposta (dal centro di Napoli all'aeroporto), il percorso è lo stesso. La tariffa è di 5 euro. Il biglietto vale 90 minuti a partire dalla prima convalida. Consente di utilizzare oltre alla linea ALIBUS, anche altri mezzi di trasporto gestiti dalle compagnie del Consorzio UNICOCAMPANIA, all'interno dell'area urbana di Napoli.

I biglietti possono essere acquistati presso l'autista dell'autobus in aeroporto (area arrivi) presso il banco informazioni o con l'app MyCicero. I biglietti possono essere acquistati vicino alla stazione centrale e al porto.Il biglietto dell'autobus deve essere validato.

L'autobus Alibus è attivo tutti i giorni, ogni 15-25 minuti: dall'aeroporto al centro è aperto dalle 06:00 alle 23:00; dal centro all'aeroporto, dalle 05:30 alle 23:00.

Il tempo di percorrenza dall'aeroporto alla stazione ferroviaria è di 15-20 minuti, dall'aeroporto al porto circa 35-40 minuti. L'orario esatto e le tariffe degli autobus possono essere controllati qui .

Trasporto urbano (autobus)

Gli autobus comunali collegano il centro di Napoli, con fermata vicino all'aeroporto, a circa 500 metri.

Esci dall'edificio dell'aeroporto (arrivi), prosegui dritto, supera la fermata dell'autobus Alibus, prosegui dritto fino al primo movimento circolare, svolta a destra e percorri la recinzione fino a Viale Comandante Umberto Maddalena. Spostare sulla carreggiata della fermata della strada è leggermente a sinistra.

In direzione opposta (dal centro città), la fermata dell'autobus si trova proprio sul lato opposto della strada Viale Comandante Umberto Maddalena.

L'autobus №182 va in piazza Dante, orari e fermate . L'autobus №C68 corre fino a piazza Carlo III, l'orario e si ferma . I biglietti costano 1,10 € - tariffa singola; 1,60 Euro - valido per i trasporti pubblici per 90 minuti dopo la prima obliterazione.

I biglietti dell'autobus devono essere convalidati.

Gli orari degli autobus dall'aeroporto di Napoli verso altre città e province italiane (Salerno, Sorrento, Amalfi, ecc.) Sono disponibili sul sito web dell'aeroporto di Napoli .

Ischia

Ischia, l’isola dal caldo cuore termale

E' la terza isola più popolata d'Italia ma anche il più antico insediamento greco: l'Isola di Ischia è il luogo dove la bellezza della natura si manifesta in tutta la potenza. Anche per questo rappresenta la scelta ideale per vivere una vacanza a 360°. Da una parte la presenza del mare con i suoi 43 km di costa, dall'altra la sua storia antica da esplorare nell'entroterra, e sopratutto il suo cuore termale che ogni anno richiama migliaia di turisti da tutto il mondo.

La ricca varietà dell'Isola Verde, è data dalle sue spiagge, che vanno dalla sabbia setosa alle calette di roccia, piu nascoste, che al tramonto regalano momenti unici per i fortunati esploratori. Per i più piccoli, la sabbia è la compagna di gioco ideale, in una delle numerose spiagge attrezzate, dove anche i genitori possono trovare la loro dimensione di relax. Un consiglio su tutti è di visitare quella più lunga di tutta l'isola, la spiaggia di Maronti, con i suoi 3 km è ogni anno la meta per chi ama vivere il mare con la cornice di una baia che regala momenti di incanto. Le spiagge di sabbia sono numerose lungo tutta l'isola e sarà semplicissimo poterle scoprire grazie alla dimensione propria del luogo che permette di essere girato in lungo e largo. Per gli amanti dello snorkeling e dell'avventura è certamente una tappa obbligatoria la Baia di Sorgeto, incorniciata dalle rocce e dalla sorgente termale che sfocia direttamente nell'acqua del mare a ben 90°, creando calde piscine fatte dalla natura.

Trovarsi all'ora del tramonto in un luogo come questo porta ad ricollegarsi con la natura nella sua dimensione più originaria, e grazie ai suoi stabilimenti termali l'Isola permette di accedere a tutti i benefici delle acque sulfuree in cornici mozzafiato.

Quest'isola ha un cuore di fuoco. Lo sanno bene i vulcanologi che hanno stimato che già 150 mila anni fa erano presenti le prime eruzioni. Ischia però a differenza di altri siti vulcanici italiani, non ha un unico cratere, ma ha piuttosto un complesso apparato vulcanico distribuito in varie parti. Le zone attive più recenti si trovano nella parte settentrionale ma risalgono agli inizi del 1300.

I centri Termali di Ischia

Ma quel cuore di fuoco in realtà è un grande dono per l'intera isola. Infatti è anche grazie al territorio vulcanico che Ischia può vantare la presenza di acque termali fra le più numerose d'Italia se si considera il piccolo fazzoletto di terra in cui ci troviamo. Basti pensare alla nutrita presenza di fonti termali(sono ben 103), delle 67 fumarole e dei 29 bacini. Come si può vedere su siti come Ignas.com, le offerte per parchi termali, e più in generale stabilimenti in cui farsi avvolgere dal caldo abbraccio delle acque sulfuree sono numerose. Uno su tutti è certamente il Parco termale Poseidon, il più grande dell'isola. Con i suoi 50 mila mq di giardino e il mare a fargli da cornice, è un vero paradiso. Dispone di ben 20 piscine termali, alimentate dalle sue sorgenti che sono di tipo salso bromo iodiche e salso solfato alcaline. Questo le rende ideali per la cura del sistema muscolo scheletrico (reumatismi, artriti, ma anche lussazioni) e sono la scelta ideale per chi deve curare affezioni ginecologiche, sinusiti, obesità.

Non deve sorprendere la grande varietà di cure date da queste terme. Basti pensare come già gli antichi greci sfruttavano i benefici di queste acque. Lo testimoniano i parchi di Cavascura e delle ninfe Nitrodi. Entrambi rimasti nella loro struttura molto simili a come in origine erano stati organizzati dagli antichi greci. In particolare sarà di forte impatto evocativo trovarsi al cospetto delle grotte scavate nella roccia dove ancora oggi è possibile godere delle saune naturali e delle vasche fredde.

Menzione a parte per il Parco termale Negombo, un luogo che plasma le bellezze floreali provenienti da diversi parti del mondo, e al contempo l'incanto della sabbia setosa data dalla spiaggia vicina. Il tutto all'interno di 90 mila mq di parco dove è possibile immergersi in ben 12 piscine caratterizzate da una fonte termale che sgorga naturalmente a 40 gradi. A rendere unico questo posto è la presenza di installazioni di artisti contemporanei provenienti da tutti il mondo. Fra le più simboliche colpisce l'Arco del Cielo, una scultura che grazie alla sua forma taglia in due l'orizzonte e con le luci del tramonto mette in risalto i rilievi disegnati sull'arco, ciascuno raffigurante segni grafici di antiche civiltà mediterranee.

Il consiglio che raccomandiamo di seguire è quello di non limitarsi ad un solo Parco termale, ma anzi un'ottima pratica potrebbe essere quella di fare un “terme tour”. Bisogna infatti considerare che le terme fin qui descritte sono soltanto una piccola parte di quello che l'Isola offre. Inoltre girarle in lungo e largo permette anche di accedere alle diverse zone di Ischia, riuscendo così a esplorare meglio l'Isola e i suoi spettacolari luoghi d'incanto. Le lunghe spiagge sabbiose, le piccole calette, ma anche il rigoglioso e selvaggio entroterra, pieno di storia antica e di vita da osservare e per gli amanti delle foto anche da immortalare. Dunque qualunque sia il vostro spirito, sia quello di avventurieri pronti a scoprire i segreti di un Isola meravigliosa , o semplicemente amanti della bellezza e ricercatori di un caldo abbraccio termale, questo luogo vi rimarrà nel cuore, e nell'andar via vi riprometterete di tornarci presto.

Pastiera napoletana light

Pastiera napoletana light, una versione leggera è possibile?

Conosciuta in tutto il mondo la pastiera è un dolce tradizionale napoletano, tipico del periodo pasquale la cui storia si fonde alle più antiche leggende della città di Napoli.

L’origine della Pastiera napoletana

Infatti si narra che fosse stata proprio la mitica sirena Partenope a creare questa prelibatezza napoletana, mescolando assieme sette doni. Infatti per ringraziarla della sua dolce e melodiosa voce con cui allietava tutto il Golfo di Napoli la popolazione con un misterioso culto le portava in dono tutti gli ingredienti della pastiera, che lei mescolava per realizzare questo dolce speciale.

Ma non esiste solo questa leggenda, anzi le storie attorno a questo dolce pasquale sono davvero tante. Ad esempio ne esiste una secondo cui alcuni pescatori rimasero in balia del mare per un giorno ed una notte a causa di un improvviso maltempo. Rientrati sulla terra ferma a tutti coloro che gli chiedevano come avessero potuto sopravvivere a quella disavventura, raccontavano di aver mangiato la pasta di ieri, fatta con ricotta uova, grano e aromi.

Ed ecco quindi perché la Pastiera è diventata un simbolo di rinascita e quindi legata alla pasqua, perché oltre ad esser fatta con ingredienti tipici del periodo era riuscita a dare una seconda possibilità agli sfortunati pescatori.

Oppure si narra che la pastiera fosse stata una delle pochissime cose a far sfuggire un sorriso all’austera moglie di Re Ferdinando II di Borbone, Maria Teresa D’Austria, chiamata da tutti “la Regina che non ride mai”. Tant’è che il re commentò “Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”.

C’è anche da dire che esattamente come le sue storie d’origine, anche le sue ricette sono molteplici e differiscono tra loro. Dalla prima ricetta scritta di fine ‘600 alla versione attuale c’è ovviamente una enorme differenza, ma la vera molteplicità è da ritrovare nelle migliaia di piccole versioni, leggermente diverse l’una dall’altra, di cui ogni famiglia napoletana custodisce gelosamente la ricetta.

E proprio pensando a questo concetto e alle mille sfaccettature di questo dolce, anche io ho pensato di creare una mia piccola versione, per aiutare tutte coloro che come me, devono stare attente a ciò che mangiano per non rinunciare alla linea.

La versione Light della Pastiera

Ricetta della Pastiera Napoletana Light

Questa versione della Pastiera ci stata regalata da Samantha Capola. Da qualche anno si occupa di cucina light ma gustosa all'interno del blog Basilico Secco. In questo caso, ha voluto provare a rendere un po’ più leggero questo dolce squisito, senza però cambiarne il gusto e la bontà. Lasciamo a lei la parola.

La mia pastiera napoletana light è infatti un’ottima alternativa per chi non vuole perdere l’occasione di gustare questo famoso dolce tipico di Pasqua ma con un apporto calorico decisamente inferiore.

Rispetto alla versione tradizionale, infatti, questa versione è più leggera perchè esclude il burro e olio, due ingredienti decisamente calorici.

Ha anche meno uova, meno zucchero e meno grassi ma difficilmente qualcuno se ne accorgerà perchè il risultato ti assicuro che è da leccarsi i baffi e chi ha provato la mia ricetta ha sempre fatto un figurone!

Un altro ingrediente che ho, diciamo così, modificato per rendere questa pastiera un po’ più leggera è lo zucchero di canna, in sostituzione allo zucchero bianco raffinato. Inoltre per ripieno, non ho utilizzato solo ricotta vaccina, ma ho dimezzato la sua dose, sostituendo la parte mancante con dello yogurt greco, più leggero e meno grasso.

Spero che i puristi di questa ricetta non si siano offesi dopo aver letto tutto ciò, ma per farla meno calorica un po’ di cambiamenti sono necessari!

Tant’è vero che per la pasta esterna, ho deciso di utilizzare una pasta frolla allo yogurt, per eliminare grassi calorici come olio e burro. Come farina puoi utilizzare della farina integrale oppure scegliere di utilizzare solo farina 00, anche se raffinata e priva di fibre.

Le dosi che troverai nella mia ricetta sono per un “ruoto” da 26 centimetri di diametro.

Putroppo anche se i vegetariani possono gustare questa deliziosa pastiera in tutta tranquillità, purtroppo per i vegani potrebbe rappresentare un problema la presenza delle uova e della ricotta. Qui trovi la mia ricetta per la pastiera napoletana light 

Cliccando avrai la possibilità di vedere tutte le foto dei passaggi con tutte le informazioni per realizzarla alla perfezione!

Viaggiare in traghetto da Napoli

Viaggiare in traghetto da Napoli, le cose che dovresti sapere

Viaggiare in traghetto è per molti una soluzione perfetta o la unica a disposizione. Il traghetto permette infatti di spostarsi da una città a un’altra e spesso da uno stato a un altro, senza dover fare il viaggio in macchina o in aereo. C’è chi ha fretta e quindi la macchina non è la soluzione giusta e chi ha paura dell’aereo, perciò il traghetto resta sempre quella via di mezzo che accontenta un po’ tutti.

Non è questo però l’unico motivo per cui i traghetti sono utili. Io per esempio molto spesso ho scelto di fare questo genere di viaggi per poter portare con me la macchina e tanti oggetti in più. Inoltre se scegli i migliori traghetti economici, risparmi parecchio denaro e puoi contare su un viaggio tranquillo e abbastanza rilassante.

Tra i vantaggi di viaggiare in traghetto perciò troviamo:

  • La possibilità di scegliere un mezzo alternativo alla macchina o all’aereo
  • Viaggiare in totale sicurezza
  • Fare viaggi di breve durata comodamente
  • Poter accedere a diversi comfort che garantiscono un viaggio rilassante e senza che manchi niente
  • Con il traghetto è possibile imbarcare anche il proprio mezzo di trasporto e molte più valigie rispetto a quelle che potresti portare partendo con l’aereo.
  • Spesso si rivela decisamente più economico il biglietto di un traghetto rispetto a quello di un aereo.
  • Secondo la compagnia con la quale viaggi, puoi anche imbarcare con te il tuo animale da compagnia. Una soluzione ideale per esempio per chi non viaggia con lo scopo di fare una vacanza ma vuole trasferirsi.

Uno degli ultimi viaggi che ho fatto con il traghetto è stato per il tragitto Napoli-Cagliari, con imbarco da Napoli. L’ho fatto in estate per passare due settimane nella bellissima isola sarda. Ero indecisa su come partire. Visto che si tratta di un’isola avevo solo due possibilità, prenotare l’aereo oppure il traghetto.

Ho trovato il miglior prezzo Napoli Cagliari su TraghettiFacile.ite, anche se non ho paura dell’aereo, quando posso evitarlo preferisco altri mezzi di trasporto che mi fanno affrontare tutto il viaggio con uno stato d’animo migliore.

Prima di tutto per individuare le date giuste ho fatto una ricerca confrontando alcuni periodi che potevano andarmi bene con i relativi costi , così da trovare la soluzione più economica. Ho valutato tra le varie compagnie di navigazione e tutto ciò che offrivano. Poi ho acquistato e stampato i biglietti.

Imbarcandoti da Napoli con destinazione Cagliari puoi scegliere tra due gruppi marittimi. La Moby Lines e la Tirrenia. Si tratta di buone compagnie che offrono un viaggio sicuro e veloce. L’imbarco da Napoli è piuttosto veloce, però devi considerare una cosa. La stagionalità. Se vuoi raggiungere la bellissima Sardegna in estate ti consiglio di prenotare con largo anticipo il tuo biglietto così non rischi di non poter partire o non trovare per esempio posto per la macchina.

Durante i periodi di maggior affollamento ti consiglio di recarti in anticipo al porto rispetto agli orari indicati sul biglietto. Così puoi fare le procedure con calma. L’ideale è presentarsi almeno mezz’ora prima mentre se imbarchi anche un mezzo di trasporto, un’ora e mezzo prima è meglio in modo tale che possa eseguire anche questo passaggio con calma.

Considera che il porto di Napoli è uno dei più trafficati. Nel 2015 ha ottenuto la dodicesima postazione tra i porti europei che ogni anno raggiunge il maggior numero di viaggiatori.

Pannelli solari

La situazione delle energie rinnovabili in Campania

Spesso, quando in famiglia si vuole ottenere un determinato risparmio energetico, la questione viene
risolta dando un’occhiata al panorama delle offerte luce e gas disponibili sul mercato e attivando la
proposta più conveniente per tutti. D’altro canto oggi come oggi è piuttosto semplice: basta visitare il sito
di un comparatore di offerte come CheTariffa o SOS Tariffe per rendersene conto!
La vicenda si fa più complessa quando a dover raggiungere degli obiettivi di consumo energetico prestabiliti
sono le regioni e, a maggior ragione, gli stati.

Gli obiettivi fissati dall’Europa per il 2020

Per il 2020 l’Ue ha realizzato un pacchetto di nome vincolanti che servono a garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati in materia di clima ed energia. Questo pacchetto dell’Ue ha fissato, ad esempio, come obiettivo primario il taglio del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai dati del 1990 e la produzione del 20% del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili. Questi obiettivi sono stati fissati dai diversi leader Ue nel 2007 e sono stati inseriti nelle legislazioni nazionali nel 2009. Dovranno essere raggiunti entro il 2020.
Parallelamente l’Unione Europea sostiene lo sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio mediante il programma NER300 per il finanziamento delle tecnologie innovative per le energie rinnovabili e per la cattura e lo stoccaggio di CO2; mentre il programma Orizzonte 2020 si concentra sui finanziamenti per la ricerca e per l’innovazione. Questi progetti, oltre ad abbattere le emissioni di gas serra, dovranno anche servire a incrementare la sicurezza energetica dell’Ue e, non meno importante, a creare nuovi posti di lavoro stimolando la crescita green.

Le energie rinnovabili in Campania: sensazioni positive

C’è ancora molto da fare nel settore delle energie rinnovabili, anche se regioni come la Campania hanno già conseguito ottimi risultati. Qui negli ultimi anni sono aumentati sensibilmente tanto i consumi di energia elettrica verde quanto la sua produzione. Il fatto che sia diventata una regione virtuosa da questo punto di vista lo dimostrano alcune rilevazioni nel settore; stando ai dati raccolti, il 30% dei consumi elettrici in Campania verrebbe attualmente soddisfatto proprio dalle fonti green e, in particolar modo, dal fotovoltaico. A fare la parte del leone nel settore delle rinnovabili in Campania è l’energia solare, che rappresenta oltre il 97% degli impianti presenti. Il restante 3% delle energie rinnovabili viene coperto dal settore eolico, idroelettrico e dagli impianti a biomassa. Secondo un report di Legambiente, attualmente la provincia più green della Campania, per quanto riguarda la produzione e il consumo, sarebbe quella di Avellino, seguita da Salerno e da Benevento. In soli otto anni, la Campania è riuscita a raddoppiare la produzione di energia green; per via dei risultati conseguiti dovrebbe essere presa a esempio virtuoso dalle altre regioni italiane ed europee.

La situazione in Italia

Anche nel resto della penisola le cose vanno piuttosto bene per quanto riguarda i consumi da fonti green. In Italia infatti aumenta sempre di più il consumo di energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili. Negli ultimi anni si è assistito a un sempre maggiore aumento di impianti fotovoltaici in tutto lo stivale e sono aumentati anche gli operatori energetici del mercato libero che offrono energia elettrica al 100% proveniente da fonti rinnovabili. A oggi i consumi verdi in Italia arrivano al 18,3% del totale con una crescita registrata del 4,4% in termini di domanda nel periodo tra il 2014 e il 2017. A trainare la crescita green sono soprattutto i sistemi fotovoltaici, ma stanno aumentando anche gli impianti eolici e le agro-energie. Per quanto riguarda il settore termico, la copertura del fabbisogno con fonti rinnovabili ha ormai raggiunto il 20% facendo quindi ben sperare in vista del futuro. Grazie ai risultati sin qui conseguiti, l’Italia è sempre più vicina a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Ue per il 2020 e attualmente si piazza al primo posto in Europa nel comparto dell’energia solare con una quota di rinnovabili aumentata del 2% (35% in totale). Nel 2020 la domanda di elettricità in Italia è stata di 27,5 miliardi di kWh con una flessione registrata del 4% rispetto al 2019. Secondo i dati relativi al 2020 diffusi da Terna sarebbero in crescita le fonti di produzione rinnovabili con l’energia idrica in aumento del 21,9% e quella fotovoltaica del 18,1%. Avrebbero invece fatto registrare un calo le fonti di produzione geotermica (-1,4%), quella termica (-9,9%) e quella eolica (-26,3%). La sensazione è che anche in futuro si assisterà a una ulteriore crescita sia nel consumo sia nella produzione di energia green provenienti da fonti rinnovabili.

Università Federico II di Napoli

Storia della Federico II l’Università di Napoli

L' Università di Napoli, Federico II è la principale università di Napoli e una delle più antiche università statali del mondo, essendo stata fondata il 5 giugno 1224 dall ' Imperatore romano germanico e re di Sicilia Federico II.

La storia dell'università è molto prestigiosa e l'università napoletana può essere orgogliosa dei record educativi mondiali, come la creazione della prima cattedra di economia al mondo. Oggi è una delle più importanti università italiane ed europee.

L'erezione dello Studium fu decretata dall'imperatore Federico II di Svevia il 5 giugno (5 luglio secondo alcune fonti) 1224 con una lettera circolare (generalis lictera) inviata da Siracusa.

Ci furono due ragioni principali che spingevano l'imperatore a costruire lo Studium: come prima cosa la formazione esclusiva del personale amministrativo e burocratico della curia regis (la classe dominante del regno) e quindi la preparazione di giuristi che avrebbero aiutato il sovrano s definire il sistema statale nell'esecuzione delle leggi; secondo, facilitare le loro materie nell'educazione culturale, evitando viaggi inutili e costosi all'estero.

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La scelta del sito ricadde su Napoli non solo per motivi culturali (la città aveva una lunga tradizione al riguardo, legata alla figura di Virgilio , che è esplicitamente menzionata in un documento dell'epoca), ma anche geografica ed economica (il traffico marittimo, il clima mite e la posizione strategica all'interno del Regno erano, in un certo senso, decisivi)

Per l'organizzazione dello Studium furono utilizzate le opere di due eminenti giuristi campani : Pier delle Vigne e Taddeo da Sessa.

Inizialmente, gli studi erano orientati verso la legge (fondamentale per la formazione dei giuristi), le arti liberali, la medicina e la teologia: queste ultime, rispetto ad altre materie, venivano insegnate nei centri religiosi, in particolare nel convento di San Domenico Maggiore, dove Tommaso d'Aquino studiò dal 1271 al 1274.

Durante il periodo angioino (1265-1443), la struttura e l'organizzazione dell'Università rimasero sostanzialmente invariate. Inoltre, durante il periodo angioino, l'Università di Napoli, a differenza delle altre, rimase indipendente dal potere papale: infatti Carlo I d'Angiò ha ribadito e aumentato i precedenti privilegi concessi dai re svevi all'Università. Le prime difficoltà sorgono con l'avvento della dominazione aragonese nel 1443, che costrinse effettivamente l'università a chiudere per la prima volta. L'Università fu riaperta nel 1465, a seguito di un accordo tra il re Ferdinando il cattolico e Papa Paolo II , per essere nuovamente chiusa nel 1490. Fu solo nel 1507 che lo Studium napoletano riaprì le sue porte, dal convento di San Domenico Maggiore, che era il suo posto per tutto il xvi ° secolo.

Dal 1616 l'università era situata nel Palazzo dei Regi Studi (che oggi ospita il Museo Archeologico Nazionale di Napoli), un edificio che una volta era una caserma di cavalleria, appositamente restaurato dall'architetto Giulio Cesare Fontana per ordine di don Pedro Fernández de Castro, conte di Lemos e viceré di Napoli.

Nel xvii ° secolo, l'Università ha vissuto, come altre università europee, un lungo periodo di declino. Riprende prestigio nel diciottesimo secolo, è stato in questo momento che il filosofo Giambattista Vico insegna all'università partenopea. Le maggiori novità di questi anni furono la creazione nel 1735 della cattedra di astronomia e nel 1754 la prima cattedra di economia al mondo (cattedra di meccanica e commercio), la prima affidata a Pietro di Martino e la seconda ad Antonio Genovesi .

Nel 1777, la sede è stata spostata al Convento del Salvatore, dove visse il Collegio Massimo dei Gesuiti.

Anche durante il decennio francese (1806-1815), ci furono lavori di ammodernamento nel campo culturale. Prima di tutto, l'Università ha subito un cambiamento radicale: è stata divisa in cinque facoltà (letteratura e filosofia, matematica e fisica, medicina, legge, teologia); è stata creata la prima cattedra italiana di zoologia ; l'osservatorio astronomico, il giardino botanico e i musei di mineralogia e zoologia erano collegati all'università e diretti da professori universitari  .

Nonostante ciò, le scuole private sono tornate in voga, diventando la spina dorsale dell'educazione nel sud Italia, dal restauro all'unificazione dell'Italia. Per questo motivo, l'Università di Napoli ha subito gravi conseguenze quando, dopo la nascita del Regno d'Italia, ha dovuto conformarsi alla legge Casati, rivelando marcate disparità rispetto alle altre filiali italiane, proprio a causa del numero di stabilimenti privati. concorrenti. Grazie a leggi specifiche volte a standardizzare le università italiane, come il decreto legge del 30 maggio 1875 (pubblicato da Ruggiero Bonghi) e il regolamento del 1876 (pubblicato da Michele Coppino), l'Università napoletana è riuscita a abbattere queste differenze, già sottolineato nel 1860 dal direttore generale dell'educazione Francesco De Sanctis,

Sebbene la popolazione studentesca sia aumentata, collocandola al terzo posto in Europa, dopo Berlino e Vienna, gli edifici messi a disposizione dall'Università erano insufficienti e talvolta inadeguati (in realtà, la maggior parte erano monasteri convertiti). Nel 1884, dopo una violenta epidemia di colera, la struttura del convento del Salvatore era ormai inadeguata, grazie alle iniziative di rinnovamento urbano, l'Università fu trasferita nella nuova sede di Corso Umberto I, dove tuttora risiede.

Costiera Amalfitana e Cilentana

Costiera Amalfitana e Cilentana: ecco dove andare

Natura, storia, calore, colore e gioia di vivere sono le coordinate che si intersecano tra loro in un unicum durante un soggiorno in Campania, una regione che va ben oltre Napoli ed il suo golfo, da sempre mete preferite da chi decide di trascorrere le proprie vacanze in questa terra. Anche Amalfi e la sua costa, fra terrazze sul mare e sapori d’Oriente o la costiera Cilentana, potrebbero, in realtà, sembrare degli stereotipi ma si rivelano sempre delle scoperte soprattutto per chi osserva con uno sguardo diverso, in cerca di nuove emozioni e inesplorate sensazioni.

Chi arriva in Campania in aereo o in treno e non ha un mezzo con cui muoversi, potrebbe optare per un’auto a noleggio e raggiungere le mete dislocate in tutta la regione in comodità. Prenotare online conviene: sono tanti i siti che permettono di fare ciò, come ad esempio https://www.tinoleggio.it.

La Costiera Amalfitana

L’itinerario completo è di circa 75 chilometri e parte da Salerno per arrivare a Sant’Agata sui due Golfi. Dopo i loro commerci di stoffe e spezie con i maggiori centri dell’Italia Meridionale o addirittura con le città più esotiche che si affacciano sul Mediterraneo, i marinai di Amalfi tornavano alla loro occupazione principale: lavorare una terra arida e difficile, resa ancora più impervia dalla presenza dei Monti Lattari. Questi uomini che, nonostante il richiamo del mare non hanno mai abbandonato il legame con la terra, hanno disegnato uno dei paesaggi più belli del nostro Paese dichiarato dall’UNESCO, nel 1997, Patrimonio dell’Umanità.

Da Salerno, in direzione nord-ovest, si arriva in pochissimo tempo a Vietri sul Mare, piccolo centro dove si realizzano ceramiche e mattonelle artistiche, come quelle che ricoprono la cupola del campanile della Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista.

Muovendosi verso Cetara, a circa 400 m di altitudine in località Corpo di Cava, vale la pena andare a visitare l’Abbazia della SS. Trinità, sorta nel 1011. Da notare, in particolare, la Sala Capitolare, il Chiostrino, la cripta, la Cappella del Crocifisso e la Cappella di San Germano, appartenenti ad epoche e stili differenti. Poi, non si può che fare tappa a Cetara, per abbracciare con lo sguardo il Golfo di Salerno e acquistare la specialità del posto: colatura di alici in tipici vasetti in ceramica decorati a mano.

Lontano dalla costa e dall’intensa e frenetica vita dei borghi marinari, si erge Ravello, caratterizzata dalle sue splendide stradine, dai giardini e dalle architetture arabo-sicule. Tappe obbligate: Villa Rufolo e Villa Cimbrone con le splendide terrazze panoramiche che regalano le vedute più famose d’Italia. Poiché Amalfi e Positano non hanno bisogno di presentazioni e rappresentano le due mete privilegiate per chi visita la Costiera Amalfitana, vale la pena soffermarsi su due gioielli forse meno conosciuti: il fiordo di Furore e la Grotta dello Smeraldo.

Costiera Cilentana

Da Agropoli a Sapri si percorre, invece, la famosa Costiera Cilentana, particolarmente apprezzata per le sue spiagge, sicuramente più accessibili rispetto a quelle che caratterizzano la Costiera Amalfitana. Agropoli è un pittoresco borgo marinaro presso il quale, le antiche rovine del castello, ricordano le origini bizantine di questa località. Dopo aver lasciato temporaneamente la litoranea, si giunge a Velia, dove si visitano i bellissimi scavi archeologici. Fondata dai Focesi, Greci dell’Asia Minore intorno al 540 a.C., le attività di recupero sono ancora in atto ed attualmente è possibile ammirare l’agorà, l’Acropoli, le aree dedicate alle terme e una serie di edifici di età ellenistica.

Dopo aver visitato gli scavi ci si può dirigere verso Marina di Ascea, località balneare particolarmente piacevole dove potersi rilassare in totale relax, grazie alle spiagge di sabbia ed al mare cristallino.

Palinuro, invece, è una meta adatta per chi vuole visitare le sue affascinanti grotte, in uno dei tratti più belli della costa campana. Il piccolo porto è sormontato da alte scogliere coperte di verde e trae le sue origini dal nocchiero di Enea che perse la vita in queste acque. Nelle vicinanze si possono vedere l’arco Naturale e le sue trentadue grotte, paradiso dei sub.

Mare e montagna: 5 località dove i campani scelgono di trascorrere le vacanze

Quando si parla di vacanze, il popolo della Campania non necessita di percorrere chilometri per approdare ad una spiaggia mozzafiato o visitare città ricche di storia ed arte. Secondo l’Osservatorio Trivago, le destinazioni balneari più ambite dai campani sono le isole del Golfo di Napoli, Ischia, Capri e Procida. Non mancano le maggiori capitali europee come Parigi, e le città italiane come Roma, Firenze e Venezia. In questo articolo ci focalizzeremo sulle mete balneari e montanare maggiormente apprezzate dai campani.

Isole del Golfo di Napoli: Ischia, Capri, Procida

Facili da raggiungere via mare dal porto di Napoli, Ischia, Capri e Procida sono le mete preferite dagli abitanti della Campania. Tutte e tre di inestimabile bellezza, ognuna di esse offre tipologie di vacanze per tutti i gusti.

1. Ischia

Ischia per gli amanti del relax, della natura ma anche dei trekking. L “Isola Verde” si contraddistingue per paesaggi incontaminati e mare cristallino, per le sue coste frastagliate e vegetazione tipicamente mediterranea. Quest’isola di natura vulcanica è famosa inoltre per la sua concentrazione di bacini termali tale da essere considerata la capitale del termalismo europeo. Non solo spiagge, natura e terme ma anche arte con il Castello Aragonese.

2. Capri

Di altrettanta bellezza, chic e modaiola, Capri è frequentatissima dai campani oltre che dai vips oltreoceano. Tour in barca fino alla nota Grotta Azzurra, i giardini d’Augusto da cui scattare la foto dei Faraglioni, Villa Jovis dove Tiberio si ritirò a vita privata, i 589 metri sul livello del mare di Monte Solaro, raggiungibile via funicolare, una passeggiata per via camerelle, strada dello shopping di Capri e un aperitivo in Piazzetta sono alcune delle opzioni che offre l’Isola. Per quanto affollata e turistica, “La Regina di roccia” è frquentatissima anche dai campani per la sua esclusività.

3. Procida

Meno famosa della vicina Ischia, poco turistica, Procida è ’ l’isola più marinara delle tre, presa d’assalto nel periodo estivo dai pendolari che usufruiscono dei traghetti dal Porto di Napoli. Piccola ma ricca di cose da vedere, Procida conserva ancora la sua autenticità come i pescatori e le loro barche ancorate nei porticcioli e i piccoli borghi di casette color pastello senza tempo. Simbolo dell’Isola è il Borgo di Terra Murata, che nei secoli protesse il territorio dagli attacchi dei pirati; da non perdere l’Abbazia di San Michele, risalente all’anno mille, dedicata al patrono dell’isola. Passeggiando per Procida si può godere di spiagge e calette allo stato naturale che la rendono unica.

E se il mare stufa…ci sono i monti

Per gli amanti della montagna sia d’estate che d’inverno, oltre alle località campane dell’Altopiano del Laceno, tra le destinazioni che hanno registrato un aumento del turismo sono Cortina, in previsione dei Mondiali 2021 e delle Olimpiade 2026 e Tarvisio, comune nella Provincia di Udine, che sorge nella pittoresca Val Canale.

4. Cortina

Nella cornice delle imponenti Dolomiti venete, Cortina sotto il dominio austriaco a partire dal XIX secolo diventa destinazione vacanziera dell’alta nobiltà e borghesia europe. Tutt’oggi non è raro incontrare star del cinema italiano in villeggiatura. Passeggiando per le strade del centro si possono ammirare le vetrine delle boutique delle grandi marche di Corso Italia. Molto movimenta anche di sera tra aperitivi e locali modaioli. Oltre alla sua conosciuta mondanità, Cortina appartiene all’area protetta del Parco delle Dolomiti (Patrimonio dell’Unesco) e vanta una vasta varietà di paesaggi naturali e piste mozzafiato come le Tofane, Cristallo, Faloria, Cinque Torri.

5. Tarvisio

Cittadina alpina sita in Friuli Venezia Giulia, Tarvisio è una destinazione ideale sia d’inverno che d’estate. In entrambe le stagioni potrete ammirare la bellezza e il silenzio delle montagne con suggestivi trekking come la camminata al Santuario del Monte Lussari, stazione sciistica d’inverno. Un’esperienza imperdibile soprattutto quando la pista è aperta di notte. A fine serata, dopo la suggestiva sciata al chiaro di luna, gli sciatori potranno alloggiare in un tipico e accogliente chalet montano, come la soluzione offerta dalle Case vacanza Val Canale. Il giorno successivo, è d’obbligo una gita ai laghi di Fusine, di origine glaciale, uno dei luoghi più affascinanti della Regione assolutamente degni di essere visitati.

Come preparare le Lasagne di Carnevale: un piatto tipico della regione Campania

Come preparare le Lasagne di Carnevale: un piatto tipico della regione Campania

Lasagne di Carnevale: ecco come prepararle

Se non sai cosa preparare per il Carnevale, allora non puoi proprio fare a meno di prendere in considerazione una possibilità alquanto interessante: le lasagne pensate per questo tipo di festa. Sin da subito devi sapere che la preparazione richiederà all'incirca un'oretta di tempo. La ricetta in sé è di quelle impegnative, ma i cuochi con un certo grado di esperienza alle spalle.

Si tratta comunque di un primo piatto molto tradizionale, ma anche particolarmente gustoso. Come dice anche il nome, esso si compone di numerosi strati di sfoglia che a loro volta includono diversi ingredienti particolari: il formaggio, le polpette, la salsiccia e persino il sugo con la carne. Tutto questo fa del piatto in questione una possibilità ideale per celebrare il Carnevale.

Lasagne di Carnevale: ingredienti per 6 porzioni

Se vuoi preparare le lasagne di Carnevale per 6 persone, devi munirti dei seguenti ingredienti:

  • - mezzo chilo di lasagne (solo semola di grano duro, senza le uova);
  • - circa 330 grammi di mozzarella;
  • - circa 300 grammi di ricotta;
  • - circa 300 grammi di lonza di maiale;
  • - circa 200 grammi di salsiccia;
  • - bastano 2 uova;
  • - 1 barattolo di passata di pomodoro;
  • - della pancetta secondo il gusto (in media circa 50 grammi);
  • - circa 90 grammi di burro;
  • - circa 60 grammi di formaggio grattugiato;
  • - formaggio per l'ultimo strato di lasagna;
  • - 1 carota, 1 cipolla, un po' di vino rosso, 1 costa di sedano;
  • - non dimenticarti dell'olio di oliva (extravergine preferibilmente)
  • - pepe e sale.

Lasagne di Carnevale: ricetta di preparazione

Per iniziare a preparare le lasagne di Carnevale bisogna rivolgere le proprie attenzioni verso tutto ciò che riguarda la preparazione del sugo e la cottura della lonza. Si tratta di un lavoro che richiede all'incirca 3 ore.

Prima di ogni altra cosa, devi munirti di una padella antiaderente (se non ne hai una, puoi acquistarla prendendo spunto da questo articopo pubblicato su s-m-webblog.com) e lasciarci fondere il burro.

Quindi devi insaporire il sedano, la pancetta, la carota e la cipolla. Fatto questo, bisogna aggiungerci anche la carne e far colorire il tutto sul fuoco.

Per attenersi alla ricetta tradizionale delle lasagne di Carnevale devi anche spruzzarci del vino (circa 1/2 bicchiere) per poi lasciar evaporare. A questo punto si deve unire al piatto anche il pomodoro, il pepe, il sale e il vino rimanente (altro 1/2 bicchiere) per poi cuocere il tutto a fuoco lento per circa 3 ore.

Quando avrai completato questi passaggi, sarai sicuramente a un buon punto nella ricetta, ma dovrai compiere anche altre operazioni.

In particolare, devi lavorare con la carne. Per farlo ritirala, tritala al coltello e dividila a metà. Di queste due parti solo una metà va rimessa indietro nel sugo. Per quanto concerne l'altra metà della carne, la devi mettere in un'apposita ciotola con tanto di un uovo, del formaggio grattugiato e un po' di pangrattato. In questa fase devi impastare per bene il tutto con le mani e poi ricavarne delle polpette di dimensioni abbastanza piccole.

Queste vanno quindi fritte in un olio ben caldo. Quando le polpette saranno dorate, potrai toglierle dall'olio e trasferirle su di una carta assorbente. Qui le devi lasciare ad asciugarsi per un po', in modo che possa scendere tutto l'olio.

Mentre le polpette di carne si asciugano su della carta assorbente, prendi un padellino e mettilo sul fuoco. Su questa padella devi mettere una noce di burro e lasciarla sul fuoco finché non si scioglierà.

Il burro in questione sarà utile per insaporire successivamente la salsiccia. Quando quest'ultima sarà rosolata in modo uniforme da tutti i lati, bisognerà riprenderla dal fuoco. Successivamente la devi intiepidire, spellarla e quindi tagliarla a varie fettine.

Durante la preparazione non devi affatto dimenticarti di tutto ciò che riguarda la ricotta. Prendila e lavorala a crema aggiungendola a un uovo. Nella ciotola che contiene la ricotta va aggiunge anche del sale, del pepe e il formaggio grattugiato rimasto. Nota bene: devi mescolare il tutto in modo uniforme per ottenere un composto che unisca tutti gli ingredienti.

Le lasagne vanno lessate in dell'acqua bollente con un po' di sale. Questo passaggio lo devi compiere anche se le sfoglie di pasta che userai non richiedono di essere necessariamente sbollentate, in modo da ammorbidirle un po'.

In questo modo, nelle fasi successive della preparazione, potrai gestire meglio l'inserimento dei vari ingredienti tra gli strati di pasta. Inoltre, la presenza di sfoglie ammorbidite ti aiuteranno a inserirci anche le polpette.

Se ti sei assicurato di avere a portata di mano degli strati abbastanza morbidi, puoi procedere con la creazione della lasagna. Per iniziare, disponi le sfoglie a strati in una pirofila che è stata precedentemente imburrata. Tra le varie sfoglie devi metterti gli ingredienti della lasagna, ma non esagerare. Questo perché la disposizione degli ingredienti va eseguita in modo uniforme e la tua lasagna non sarà buona se una delle pietanze ti finirà prima del completamento della lasagna.

Quindi, in ogni strato mettici un po' di formaggio, sugo, ricotta, polpettine e così via. Se riuscirai a uniformare per bene il tutto, avrai sicuramente fatto un'ottima lasagna di Carnevale.

Quando arriverai all'ultimo strato della lasagna, ci dovrai mettere il formaggio restante, il sugo, e la mozzarella che ti è rimasta. Qui puoi esagerare con gli ingredienti, in quanto la parte superiore della lasagna è quella che viene ammirata per prima facendo nascere l'acquolina in bocca.

A questo punto la tua lasagna è pronta e la devi mettere nel forno preriscaldato per cuocerla a 180° per 20 minuti circa. Non appena la tua lasagna di Carnevale sarà a tutti gli effetti pronta, dovrai estrarla dal forno, farla riposare per qualche minuto e quindi servirla ben calda a tavola.

La bevanda di accompagnamento per la lasagna di Carnevale può essere molto variabile e si spazia da un bicchiere di vino, passando per la birra, senza dimenticarsi di bevande gassate analcoliche: ognuno sceglie in base ai propri gusti!

cannabis legale

Come la cannabis light contribuisce alla lotta contro criminalità organizzata

La liberalizzazione della cannabis light, con la conseguente commercializzazione presso i rivenditori online autorizzati, ha portato gli italiani a soddisfare le proprie necessità senza ricorrere alle sostanze illegali. Tutto questo ha generato un significativo aumento dei sequestri di stupefacenti.

A questo riguardo basta solo citare i 24 arresti avvenuti recentemente fra la Campania e il Lazio che hanno inferto un duro colpo al narcotraffico. L'operazione ha peraltro coinvolto anche uno dei principali esponenti dell'organizzazione criminale campana, Ciro Capasso, già protagonista di altre vicende giudiziali.

Cannabis light: minori profitti per la criminalità organizzata

Negli ultimi tempi Matteo Salvini ha scelto quale nuovo fronte della sua propaganda elettorale la lotta alle droghe, senza fare alcuna distinzione fra quelle leggere e non. La proposta di Salvini è stata di chiudere i canapa shop, equiparando l'attività di questi esercizi commerciali allo spaccio illegale.

La presa di posizione del leader leghista ha di fatto ingenerato una visione errata fra i consumatori, considerando che presso i canapa shop non si trovano stupefacenti, ma prodotti a basso contenuto di THC e con elevato valore di CBD. In questi negozi si possono acquistare principalmente semi di cannabis light, oltre che attrezzi per la coltivazione indoor, abbigliamento realizzato con fibra di canapa e persino alimenti.

Tuttavia per Matteo Salvini la cannabis light continua ad essere sinonimo di droga che "sballa", nonostante l'esistenza di una legge italiana del 2016 che ammette la produzione e la commercializzazione di cannabis light a scopo ricreativo, ovvero con contenuto in THC compreso fra lo 0,2% e lo 0,6%.

La verità, stando ai fatti di cronaca, è ben altra. In effetti è proprio dal commercio di droga illegale che la criminalità riesce a trarre i maggiori maggiori profitti. Alla luce di questa realtà, da più parti è emerso come il narcotraffico subirebbe un duro colpo dalla legalizzazione delle droghe leggere. Alla stessa conclusione è giunta del resto anche la la Direzione Nazionale Antimafia, quando in un comunicato stampa ha ammesso che "nonostante il massimo sforzo profuso dal sistema nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi, si deve registrare il totale fallimento dell’azione repressiva".

Dove acquistare cannabis light legale

Grazie all'apertura dei cannabis shop si è registrata una diminuzione dello spaccio illegale del 14%. I negozi di cannabis light hanno anche contribuito alla diminuzione del fatturato in Campania e nel resto del territorio nazionale, calo stimato a circa 100 milioni di euro. Insomma la cannabis light ha messo chiaramente a dura prova gli affari della criminalità organizzata che non riesce più a poter contare su un mercato fiorente.

L'Europa è destinata a diventare il punto di riferimento per la commercializzazione di cannabis light e l'Italia rappresenta uno dei paesi più promettenti di questo settore in continua espansione. Tuttavia il potenziale italiano è costantemente compromesso dalla cattiva informazione politica o peggio dalla chiusura degli shop di cannabis legalizzata, così come voluto da Matteo Salvini.

Allo stato attuale è possibile acquistare marijuana online nel pieno rispetto delle prescrizioni legislative, ovvero con basso contenuto di THC, il principale principio responsabile dell'effetto psicotropo. Trattasi quindi di un prodotto che non svolge effetti equiparabili a quelli della marijuana illegale, ma che al contrario offre tutta una serie di benefici a carico dell'organismo.

I prodotti a base di cannabis light devono essere scelti con la massima attenzione, pertanto occorre puntare solo su quelli certificati, sicuri e ammessi dalle legge. I rivenditori seri e autorizzati offrono tutte le informazioni a riguardo per compiere un acquisto consapevole.

Caponata napoletana

Ricetta della caponata napoletana

La Caponata napoletana, tra le più famose ricette tipiche della tradizione partenopea.

Un piatto dalle tradizioni antiche, realizzato con materie prime tipiche campane, dedicato a chi ama i sapori tipici del meridione.

Gli ingredienti per quattro persone

Nella versione classica della Caponata Napoletana, le acciughe 15 circa sono indispensabili.

Sebbene in molte versioni della caponata le alici spesso non appaiono, personalmente ritengo che non si possa parlare di piatto tipico, napoletano in assenza di alici marinate, almeno secondo quanto mi riporta mia nonna, le altre versioni non posso che definirle rivisitazioni semplici della Caponata.

Al fine di raggiungere l’effetto desiderato, è bene che le alici siano adeguatamente pulite e divise a metà e per svolgere quest’operazione è necessario fornirsi di un buon coltello da cucina, l’operazione di pulizia infatti potrebbe rivelarsi meno facile di quanto si crede.

Le Freselle, Se non hai assaggiato una fresella napoletana, non puoi dire di essere stato a Napoli, pertanto quindi si raccomanda l’utilizzo di freselle di grano duro, maggiormente resistenti da non bagnare eccessivamente in fase di lavorazione.

Pomodorini, da tagliare a spicchi possibilmente a 4 o più pezzi. Melanzane sott’olio fatte in casa. Attenzione! La melanzana sottolio possibilmente deve essere piccante. Non eccessivamente, ma quanto basta per rinnovare il sapore della melanzana. Per ricreare il giusto effetto è anche possibile aggiungere un peperoncino al barattolo di vetro acquistato per qualche giorno, se non si ha il tempo di fare le melanzane sott’olio fatte in casa.

Olive verdi circa 100 grammi e 6 cucchiai circa di olio nostrano.

Poi chiaramente Sale, Pepe, Aglio.

La difficoltà di preparazione della caponata napoletana è bassa, la principale difficoltà infatti sta nel reperire gli ingredienti tipici partenopei, senza accontentarsi di prodotti di seconda scelta, se non si vuole un piatto di seconda scelta.

Preparazione

Importante è separare gli ingredienti principali, cosi da poterli dosare gradualmente in fase di preparazione. Adesso prendere una parte delle alici già pulite, sminuzzarle nel pomodoro già tagliato e condire il tutto con olio e sale, lasciando riposare il tutto per circa 5 minuti. È importante lasciare una parte delle alici intere, cosi da portele usare in fase di decorazione dell’a caponata napoletana.

A questo punto, bagnare le freselle senza esagerare, ricordando che queste continueranno ad ammorbidirsi anche dopo averle bagnate. Quindi attenzione a non esagerare con l’acqua.

A questo punto potete iniziare a coprire le freselle che avete fatto riposare nel piatto, con i pomodorini precedentemente preparati, una volta distribuiti adeguatamente sulla fresella, fate lo stesso con le melanzane sott’olio. Se non avete esagerato in precedenza con l’acqua nella fresella, quest’ultima dovrebbe riuscire a mantenere la propria forma e la propria fragranza senza rompersi.

Terminata questa fase, aggiunte anche le melanzane sott’olio già tagliate a listarelle, è possibile aggiungere le olive a volontà.

A questo punto, se avete lasciato spazio senza esagerare con le olive, potete riprendere le alici marinate già pulite che avete lasciato da parte intere, e potete iniziare a realizzare la vostra composizione.

Personalmente, anche per una questione di spazio, consiglio il posizionamento delle alici a stella, in modo che solo un’estremità si tocchi con tutte le altre. La dislocazione delle alici in questo modo è funzionale per diversi aspetti. In primo luogo sarà più facile fare le diverse porzioni, così da poter dividere adeguatamente la dose, in secondo luogo, nel fare la divisione, sarà possibile lasciare integra almeno un’alice di quelle posate sulla fresella, lasciando anche all’occhio la propria parte.

Sperando che la ricetta sia di vostro gusto, e che non abbiate esagerato con l’acqua sulle freselle probabilmente uno dei passaggi più difficili, proprio perché apparentemente semplici, vi auguro un buon appetito.

Cosa fare in un giorno ad Ischia

Cosa fare in un giorno ad Ischia

Ischia è un'isola relativamente grande con sei diversi comuni presenti. Non è facile visitare l'intera isola in un giorno, è piú possibile su isole più piccole come Capri o Procida, ci vorrebbe almeno una o due notti da passare sull'isola per poter vedere tutti i punti salienti.

Detto questo, se hai solo un giorno a disposizione e vuoi goderti la bellezza di Ischia, ecco come pianificare la tua giornata:

Ecco i nostri tre itinerari consigliati per una giornata a Ischia che puoi personalizzare secondo il tuo stile e il tuo ritmo.

Itinerario 1: Le terme.

Le sorgenti termali di Ischia sono uno dei punti forti dell'isola, con proprietà curative, splendidi giardini e tratti di spiaggia. Certo, non sarai davvero in grado di dire che hai visto gran parte dell'isola, ma passare la giornata in uno dei meravigliosi centri termali è un modo indimenticabile di goderti il ​​meglio che l'isola ha da offrire.

Le terme termali più belle sono Negombo e Poseidon. Entrambi sono deliziosi, ma preferiamo Negombo per i suoi eccellenti caffè e ristoranti e giardini lussureggianti. Indipendentemente da ciò, una giornata trascorsa in entrambi è un piacere.

Entrambi sono a circa 30 minuti dal porto.

Ad ogni modo se non desiderate passare l'intera giornata alle terme, ricordate che ci sono centri termali a Napoli se prendete successivamente il traghetto. QUI CI SONO gli orari dei traghetti per Ischia.

Una volta arrivato al porto di Ischia, puoi prendere l'autobus per andare in una delle sorgenti termali scekte. Dato che il tuo tempo è limitato e desideri sfruttare al massimo ogni momento sull'isola, prendere un taxi può essere l'opzione migliore

Itinerario 2: Alla scoperta di Ischia Porto e Ischia Ponte

Passeggiare tra queste due pittoresche città costiere è un modo adorabile di trascorrere la giornata in primavera o in autunno, quando le temperature sono miti e camminare è un piacere. Una volta sbarcati dal traghetto a Porto d'Ischia, attraversa il centro e percorri Via Roma fino a Piazza degli Eroi. Qui, fermati al punto di riferimento Bar Calise per un caffè e poi prosegui per Ischia Ponte, il villaggio più antico di Ischia. Esplora le sue tranquille stradine e la classica architettura mediterranea, quindi fermati per una visita all'imponente Castello Aragonese.

Visita il Castello Aragonese

Questo storico castello è situato su un'isoletta collegata a Ischia da una lingua stretta di terra. Il castello è aperto tutti i giorni e i biglietti costano 10 euro. È un grande complesso e dovrete camminare per circa 2 ore (per 2 km) per visitare tutto.
Dopo aver visitato il castello, rilassati a pranzo in uno dei ristoranti vicini come Ciccio , Cocò o Al Pontile .

Se hai ancora del tempo libero prima del tuo ritorno in traghetto, prendi un autobus per il villaggio di pescatori di Sant'Angelo, uno degli angoli più pittoreschi di Ischia. Avrai bisogno di circa tre ore per raggiungere la frazione, fare una passeggiata e tornare a Ischia Porto (l'autobus impiega 45 minuti).

Itinerario 3: L'isola in scooter

Per vedere al meglio Ischia in un giorno, la cosa migliore è noleggiare uno scooter (se avete esperienza alla guida).

A Ischia Porto ci sono diverse agenzie di noleggio auto e scooter dove attraccano i traghetti e il costo del noleggio di uno scooter per un giorno è di circa 30 euro (dipende dalla stagione).

Dal porto, è facile seguire la strada che costeggia la costa intorno all'isola, fermandosi alle attrazioni lungo il percorso.

Consigliamo:

  • Centro storico di Forio e Chiesa di Santa Maria del Soccorso
  • I giardini della Mortella
  • Il villaggio di pescatori di Sant'Angelo
  • Il Castello Aragonese

Con l'indipendenza di uno scooter, puoi anche fermarti a nuotare in una delle ampie e comode spiagge lungo i Maronti o nelle calde acque della Baia di Sorgeto . Puoi anche immergerti nelle sorgenti termali e nel fango termale alle Terme di Cavascura .

Macchine fotografiche in viaggio

Macchine fotografiche in viaggio: il boom di turisti giapponesi in Campania

La macchina fotografica è un oggetto che non può mancare nelle case delle persone. Permette infatti di immortalare un momento, conservare un’immagine di giornate importanti. Le macchine fotografiche però sono utilizzate soprattutto durante i viaggi e le gite fuori porta, quando si ha l’occasione di vedere posti e monumenti che probabilmente non torneremo a vedere una seconda volta.

Girano per le strade della Campania è possibile vedere infatti il boom di turisti Giapponesi con le loro macchine fotografiche. Pensate che nel solo 2019 sono stati oltre 4 milioni i giapponesi che hanno visitato le città d’arte italiane, portando una somma di denaro che va oltre i 949 milioni di euro.

Come tutti i turisti la macchina fotografica non può assolutamente mancare. Un oggetto prezioso e assolutamente personale. Si sa che le migliori fotografie vengono fatte dalle migliori macchine, perciò se anche tu stai organizzando il tuo viaggio, ti consiglio di valutare un modello di buona qualità e che ti durerà nel tempo.

Circa l’80% dei viaggiatori giapponesi che arrivano in Italia si fermano nella Lombardia, nella Campania, nel Veneto, nel Lazio e nella Toscana.

Perché scegliere una macchina fotografica di buona qualità

Recentemente la mia macchina fotografica l’ho acquistata su www.macchinafotograficatop.it. Questo perché ho voluto fare una scelta sensata e ragionata. Ho sempre ritenuto che per questo genere di oggetti è meglio spendere qualche decina di euro in più ma avere tra le mani una macchina che può fare belle fotografie, che sia allo stesso tempo resistente e destinata a durare per diversi anni.

Ci sono diversi modelli di macchine fotografiche in commercio e adatte a tutte le tasche. Alcuni modelli offrono una buona qualità d’immagine ma hanno funzioni molto basilari. Altri modelli invece offrono differenti caratteristiche extra e questo fa aumentare inevitabilmente il costo, però è possibile per esempio come nel caso delle reflex impostare manualmente i parametri così da poter fare uno scatto in linea con i propri gusti ed esigenze.

Una macchina fotografica di buona qualità ha una maggior resistenza alla polvere e può resistere anche in caso di pioggia. Due criteri per me assolutamente primari se consideriamo che la macchina fotografica ci segue nei nostri viaggi anche all’estero.

Prima di tutto devi individuare il modello che fa al caso tuo. Vediamo i più importanti:

  • Macchine fotografiche compatte: sono le piccole fotocamere, perfette se non cerchi la massima qualità ma un risultato soddisfacente, però prediligi il fatto che è leggera e soprattutto tascabile. Costano poco e sono semplici, non devi infatti imparare a impostare tempi e diaframmi. Vanno bene per qualsiasi fascia di età.
  • Bridge: queste macchine fotografiche sono una via di mezzo tra una compatta e una reflex. Non costano molto ma puoi scattare fotografie sia in automatico che impostando i parametri manualmente. Di solito l'escursione focale è buona ed è possibile iniziare a sperimentare in maniera un po' più seria il mondo della fotografia.
  • Reflex entry level: sono delle reflex abbastanza economiche. Abbinandolo per esempio a un'ottica versatile è possibile farci praticamente di tutto. Ti permette di apprendere davvero la tecnica fotografica prima di passare a reflex più professionali.
  • Reflex professionali e semiprofessionali: Questi modelli hanno un prezzo abbastanza più elevato. Si tratta di apparecchi incredibili dal punto di vista tecnico e qualitativo. Non sono adatte alle persone che non sanno utilizzare una macchina fotografica perché possono diventare un vero e proprio incubo e scattare fotografie di qualità diventa complicato.

7 buone ragioni per fermarsi a Napoli

7 buone ragioni per fermarsi a Napoli

Napoli è una città davvero magica, ricca di storia, cultura, tradizioni, una meta turistica davvero importante e molto amata sia dagli Italiani che dai turisti stranieri. Ma quali sono i motivi per visitare questa incredibile città? Ecco 7 buone ragioni per fermarsi a Napoli.

Cristo Velato

A livello culturale Il Cristo Velato è una delle opere più interessanti e particolari che si possono rimirare nel capoluogo campano. Si racconta che il velo che cela il suo volto sia stato in tempi remoti di stoffa e che si sia poi trasformato in pietra grazie ad un liquido dalle proprietà molto singolari, creato dal Principe di San Severo. Esso si trova nella Cappella di San Severo, luogo davvero singolare circondato da un alone di mistero. 

Museo Archeologico

Altro luogo da non perdersi è il Museo Archeologico di Napoli, ricco di opere significative, che indubbiamente meritano di essere viste almeno una volta nella vita. Esso contiene alcuni dei preziosi reperti ritrovati a Pompei, alcuni oggetti risalenti al periodo delle civiltà di Greci e Romani, oltre che alcuni pezzi dedicati al tema dell'erotismo.

Duomo

Gli appassionati di Chiese e di Storia non possono perdersi il Duomo del capoluogo campano, luogo incentrato al culto di San Gennaro, una delle figure cristiane più importanti della città. All'interno del Duomo si trovano la Cappella ed il Tesoro dedicati al santo patrono, reperti davvero preziosi e significativi per i napoletani che credono molto nella figura del Santo e hanno un legame stretto con lui.

Il Duomo è anche il luogo dove ogni anno a Settembre, durante il giorno di San Gennaro, il Santo Patrono compie il miracolo sciogliendo quello che era il suo sangue all’interno della famosa ampolla.

Shopping e Galleria Umberto I

Per gli amanti dello shopping e delle passeggiate un giro in centro non può di certo mancare. Qui potrete imbattervi nella Galleria Umberto I, che per alcuni suoi caratteri ricorda un vero e proprio monumento. Molto caratteristici il suo tetto e la sua cupola in vetro, un vero capolavoro dell'architettura. Grazie a questi il luogo è inondato per gran parte della giornata di luce.

Lungomare e Castel Dell’ Ovo

Coloro che apprezzano in particolar modo il calore del sole ed il profumo del mare non possono sottrarsi ad un giro presso il Lungomare di Napoli, dove è possibile visitare Castel dell'Ovo. Esso è stato costruito durante il dodicesimo secolo e inizialmente era destinato al culto pagano.
Da alcuni anni questa strada è stata pedonalizzata ed è divenuta una passeggiata irrinunciabile da parte dei visitatori ma anche da parte degli stessi napoletani.

Folclore

Un altro motivo per fermarsi a Napoli è poter respirare l'aria delle sue strade, dove si respira un'atmosfera particolare e dove si può stare a stretto contatto con un popolo caldo e gioviale

Cibo

Come non assaggiare poi le prelibatezze tipiche che questa città propone? Dalla classicissima pizza a dolci quali le sfogliatelle! Ma non solo, il patrimonio enogastronomico partenopeo va arricchendosi giorno dopo giorno.

Per quanto riguarda i dolci abbiamo accennato la celebre sfogliatella,poi ci sono i famosi babà, la pastiera, ma vanno aggiugendosi di volta in volta nuovi dolci e nuove versioni di quelli già esistenti grazie alla creatività dei pasticcieri napoletani. Tra le ultime recenti creazioni si segnala la “palla di neve” inventata dalla pasticceria Poppella e lo “Sfoglia Babà” un mix appunto tra la sfogliatella e Babà in un unico dolce.

Per una visita accurata la cosa migliore è soggiornare in città per tre o più giorni. Per farlo potrete appoggiarvi in un bb al centro antico.

In questo modo potrete dormire in una zona dove sono concentrate le maggiori attrazioni e luoghi di interesse della città

frittata di maccheroni napoletana

5 piatti della tradizione campana da provare almeno una volta nella vita

Viaggiare in Campania significa immergersi in un incantevole mondo fatto non solo di straordinari paesaggi naturali, ma anche di sapori intensi e unici. Il cibo della tradizione campana è in grado di soddisfare tutti i palati, anche quelli più esigenti e raffinati. Sono davvero numerose le ricette tipiche che testimoniano l'amore per la terra e la passione per la cucina, oltre che rappresentare vere e proprie testimonianze culturali che si tramandano nel tempo.

Questo articolo racchiude i piatti tipici della Campania più apprezzati. Sono state appositamente selezionate le ricette di primi e secondi che raccontano la tradizione della ragione.

Il ragù napoletano

Il ragù è sinonimo di Campania e più nello specifico di Napoli. Viene preparato in casa specialmente durante i pranzi domenicali a partire dalle prime luci del giorno. Percorrendo Napoli sarà facile avvertire un profumo di ragù che si diffonde lungo le vie delle città, e che trasmette un’immediata sensazione di casa, famiglia e amore. Il ragù è il condimento tipico per i primi piatti a base di pasta e che spesso viene consumato per fare la scarpetta con fette di pane fresco e fragrante. Inoltre viene usato in abbinamento a puntine di maiale, nervetti o involtini di carne. Il ragù riunisce le famiglie di Napoli e rappresenta una vera tradizione locale a cui ogni campano non riesce dire no.

L'impepata di cozze

Altro piatto della tradizione campana ricco di gusto e dal profumo inebriante è sicuramente l'impepata di cozze, realizzata solo con due ingredienti, le cozze e il pepe. Condita con limoni freschi, tagliati in quattro parti, l'impepata è il classico esempio di come una preparazione così semplice possa primeggiare su tante altre molto più complesse ed elaborate. Questo piatto viene realizzato soprattutto per allietare le tavole estive, in compagnia di amici e parenti.

La pasta lardiata

Campania è anche Lardiata, ricetta di origine napoletane a base di ziti, mezzanelli, paccheri o maccheroni lardiati. Nota anche come allardiata, rappresenta una ricetta da provare assolutamente una volta giunti in Campania. Viene preparata sia in casa che presso i numerosi ristoranti del posto e si caratterizza per il sapore avvolgente. Questo piatto succulento oltre alla pasta prevede pomodori, lardo, aglio, peperoncino e il tocco del pecorino grattugiato. Attenzione massima per il lardo che deve essere ridotto sotto forma purea usando un coltello adeguato e i pomodorini cotti al punto giusto puntino.

La frittata di maccheroni

Nell'ambito dei primi piatti campani uno posto di assoluto rilievo è anche occupato dalla celebre frittata di maccheroni, piatto molto estivo e anche da asporto che viene spesso preparato per riutilizzare la pasta preparata erroneamente in eccesso a pranzo. Questa ricetta, molto comune in tante case campane, è anche quella preferita durante le scampagnate, le gite fuori porta e le giornate a mare. Una vera e propria bontà per il palato che offre il vantaggio di potere essere consumata, e di presentarsi persino più buona, senza doverla riscaldare.

La salsiccia con friarielli

Infine merita sicuramente una segnalazione la salsiccia con friarielli, quest'ultimi lessati, scolati e ripassati, oppure semplicemente saltati in padella con spicchio di aglio e olio. Questo piatto è uno di quelli maggiormente consumati in tutte le parti della Campania e che forse, più di tanti altri, esprime la vivacità e la passione di questa regione. Le salsicce con friarielli si rivela un abbinamento perfetto a cui sarà molto difficile resistere e non chiedere un bis.

Museo Archeologico di Napoli Campania

I musei della Campania che non puoi perderti

Napoli e le altre città della regione vantano un patrimonio artistico, storico e culturale di grande valore. Le principali opere di artisti italiani e straniere sono custodite all'interno dei musei più importanti della Campania, tra cui si annoverano il Museo archeologico nazionale di Napoli, il Museo archeologico dei campi Flegrei e il Museo storico di Nola. Ecco una breve descrizione e le informazioni pratiche aggiornate per organizzare la visita a uno o più dei musei presenti nell'elenco che segue.

Museo archeologico nazionale di Napoli

Il Museo archeologico nazionale di Napoli è ospitato dal Palazzo degli Studi, costruito nella seconda metà del XVI secolo e convertito a museo alla fine del Settecento. Sono tre le principali sezioni del Museo archeologico del capoluogo campano: la collezione Farnese, la collezione pompeiana e la collezione egizia. Prima dell'Unità d'Italia, il Museo era conosciuto con l'appellativo di Real Museo Borbonico, in onore della nobile famiglia dei Borbone. Al suo interno è presente anche la statua realizzata da Antonio Canova che ritrae Ferdinando I.

  • Indirizzo: piazza Museo Nazionale 19, Napoli
  • Orari di apertura e chiusura: 9:00 - 19:30 (lunedì, mercoledì, domenica)
  • Sito web: www.museoarcheologiconapoli.it
  • Numero di telefono: 081 4422149
  • Biglietti: € 18,00 intero, € 2,00 ridotto

Museo archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia

Il Castello aragonese di Baia, presso il comune di Bacoli, ospita il Museo archeologico dei Campi Flegrei. La location non è casuale, infatti il Castello occupa una posizione centrale in relazione all'area degli scavi archeologici. Le principali sezioni del Museo sono: Puteoli, Rione Terra, Baia, Misenum e Liternum. Una delle attrazioni più importanti del Museo dei Campi Flegrei è costituita dal Sacello degli Augustali, conservato all'interno della sezione Misenum. Oltre al Sacello di Miseno, un'altra attrattiva degna di nota è il Ninfeo di Punta Epitaffio.

  • Indirizzo: via Castello 39, Bacoli
  • Orari di apertura e chiusura: 9:00 - 14:20 (da martedì a domenica)
  • Sito web: www.pafleg.it
  • Numero di telefono: 081 19936289 o 081 5233797
  • Biglietti: € 4,00 intero, € 2,00 ridotto

Museo storico archeologico di Nola

Il Museo storico archeologico di Nola custodisce i reperti storici della nota località situata nella provincia di Napoli. Il percorso iniziale ha per oggetto la sezione preistorica. C'è poi la sezione dedicata alla nascita di Nola, che viene fatta risalire a un arco di tempo a cavallo tra VII e VI secolo prima della nascita di Cristo. La visita al Museo prosegue con la sezione della Città dei Cavalieri, dove viene introdotto il popolo dei Sanniti. Al primo piano si trovano i reperti della archeologici della villa di Augusto rinvenuti presso la località Somma Vesuviana.

Museo archeologico territoriale della Penisola Sorrentina

Il Museo archeologico territoriale della Penisola Sorrentina è dedicato a Georges Vallet, noto archeologo francese. In esso sono contenuti tutti i più importanti reperti archeologici rinvenuti durante le operazioni di scavo presso la Penisola Sorrentina. Il Museo, ospitato al primo piano di Villa Fondi, è costituito da due sale. Nella prima sono esposti al pubblico i resti delle necropoli di Sorrento e Vico Equense. La seconda sala ospita invece si occupa di far conoscere la formazione di Surrentum, presentando una carta topografica aggiornata.

Museo archeologico dell'Agro Atellano

La prima apertura al pubblico del Museo archeologico dell'Agro Atellano risale ai primi anni Duemila (2002). In origine, l'edificio che ospita l'attuale Museo svolgeva la funzione di carcere mandamentale. Sono tre i piani su cui si sviluppa la proposta del Museo dell'Agro Atellano. Al piano terra vi è la ricostruzione dettagliata di una necropoli datata al III-IV secolo. Al primo piano invece ci sono reperti che risalgono fino all'età del Bronzo. Il secondo e ultimo piano è dedicato alle mostre temporanee degli scavi più recenti svolti sul territorio.

Museo archeologico dell'Antica Calatia

Inaugurato nell'anno 2003, il Museo archeologico dell'Antica Calatia ha sede nel Casino di Starza Penta, uno degli edifici di principale interesse storico e artistico di cui il comune di Maddaloni può fregiarsi agli occhi dei suoi visitatori. Nei due piani del Museo sono esposti i reperti archeologici della necropoli di Calatia, databili tra l'VIII secolo a.C. e la fine dell'Impero romano.

Museo archeologico dell'Antica Capua e Mitreo

Il Museo archeologico dell'Antica Capua e Mitreo custodisce i resti degli scavi compiuti nel secolo scorso all'interno del comune di Santa Maria Capua Vetere. In totale sono presenti dieci sale (nel prossimo futuro è in progetto l'ampliamento della struttura). Non lontano dal Museo archeologico dell'Antica Capua si trova il Mitreo, un edificio dedicato interamente al culto della divinità persiana Mitra.

Museo archeologico di Teanum Sidicinum

Il Museo archeologico di Teanum Sidicinum, l'odierna Teano, si pone come punto di riferimento per la conoscenza della popolazione italica che a partire dal VI secolo a.C. sviluppò un'interessante cultura figurativa. Uno dei tratti distintivi della popolazione che occupava l'antico territorio di Teanum Sidicinum era la conoscenza della lingua osca, la stessa parlata dai Sanniti. Due le sezioni principali del Museo: l'età delle città e l'età dei villaggi.

Sala espositiva presso il Castello Ducale di Sessa Aurunca

La Sala espositiva del Castello Ducale, sito nel comune di Sessa Aurunca, ospita i reperti rinvenuti nel corso degli scavi archeologici eseguiti dalla Soprintendenza Archeologia della Campania tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. L'attrazione principale è costituita dalla statua bicolore raffigurante la cognata dell'imperatore romano Adriano, Matidia Minore.

  • Indirizzo: piazza Castello Ducale, Sessa Aurunca
  • Orari di apertura e chiusura: 9:00 - 13:00 (lunedì, martedì, giovedì, venerdì, sabato, prima domenica del mese), 15:00 - 19:00 (martedì, giovedì, sabato, ultima domenica del mese)
  • Sito web: non disponibile
  • Numero di telefono: 0823 936455
  • Biglietti: ingresso gratuito

Rolex cosa sono e perché sono tra i più rubati

Rolex: cosa sono e perché sono tra i più rubati

Quando si parla di furti tutto il mondo è paese. Hai città più o meno sicure, questo è vero. Però capitano in tutti i comuni episodi di furto. Avvengono nelle famiglie, tra amici o a danno di sconosciuti. I furti possono avvenire entrando in casa di un persona oppure per strada, con varie tecniche differenti.

Subire un furto è sempre una cosa che segna, non importa il valore dell’oggetto. E’ il fatto di sentirsi privato della propria intimità e che la vita è stata messa, più o meno concretamente, in pericolo.

Nei supermercati vengono rubati soprattutto frutta, verdura, shampoo e tonno in scatola. Almeno stando alle statistiche. Tra le cose più rubate nelle macchine troviamo il cibo, il navigatore, lo smartphone, la radio, le scarpe, gli occhiali da sole, il portafoglio, i cerchi e le gomme.

E quando si cammina per strada? I furti quando si passeggia non sono poi così rari, specialmente se si vive o si passa per un quartiere poco sicuro. Tra gli oggetti più rubati, specialmente a Napoli, troviamo senza dubbio l’orologio, se è un Rolex il rischio di furti aumentano. C’è poi il portafoglio, eventuali anelli, collane, bracciali, pendenti oppure scarpe, giacchetti e smartphone.

Il rolex specialmente a Napoli è l’orologio più rubato. Probabilmente avete sentito parlarle della banda che fino a pochi mesi fa scippava le persone per strada rubando rolex. Purtroppo non è una cosa poi così rara e sono molte le persone che cadono vittime di tali circostanze.

I rolex sono tra gli orologi da polso più amati e pregiati. Vengono prodotti gli orologi in oltre cento paesi, con una produzione annuale di circa 1 milione di pezzi. Si sa bene che si tratta di una marca di orologi di lusso. I prezzi vanno a rialzo ma la qualità di un rolex è indubbia.

Il rolex viene infatti prodotto con materiali di ottima qualità ed è questo il principale motivo del suo costo alto. Ogni rolex poi possiede un movimento perfetto, sfrutta cronometri certificati svizzeri.

I rolex più economici costano circa 6000 euro. Ci sono poi i modelli più cari, come il Day Date per esempio, che arrivano a costare 52 mila euro circa. Si tratta comunque di modelli unici, realizzati in platano e brillanti. Di media un rolex vale tra i 7000 e i 12000. I prezzi li puoi vedere su orologi da uomo su www.orologiuomotop.it.

Non è difficile capire perché il rolex è sicuramente tra gli orologi più rubati. Ma come proteggersi da queste circostanze?

Prima di tutto dovresti evitare di indossarlo quando cammini per strada, specialmente in quartieri poco sicuri. Quando lo lasci in casa invece, conservalo all’interno di una cassaforte con combinazione e ben nascosta.

Nella cassaforte va riposta anche la garanzia, così come scatola originale. Meglio non permettere agli ipotetici ma non improbabili ladri di trovare tutto il corredo completo.

La discrezione quando si tratta di indossare oggetti di valore è al primo posto. Purtroppo i mal intenzionati sono sempre dietro l’angolo e una persona abituata a rubare sa riconoscere anche da lontano un rolex e il suo valore. Potresti perciò diventare vittima di questa spiacevole circostanza e trovarti privato di un oggetto dal grande valore economico e spesso anche affettivo.

Mele annurche

Mele annurche della Campania: aiutano contro la calvizia

Il problema della calvizia è piuttosto comune tra gli uomini. Con l’avanzare dell’età infatti i capelli tendono a farsi più sottili e a cadere in quantità superiori rispetto a quelle fisiologiche. Come ci spiega www.stopcaduta.it.

Non si tratta di una malattia, ma di un sintomo. Devi infatti considerare che i capelli hanno un preciso ciclo di vita ed è suddiviso in tre fasi e queste sono regolate dall'attività del follicolo pilifero. Quando queste cellule proliferano siamo nella fase anagen e dura tra i 2 e i 7 anni. Questa grande differenza di tempo dipende da fattori ormonali ed ereditari. C'è poi la fase catagen, che è il periodo in cui si arresta gradualmente l'attività follicolare e dura circa 2 o 3 settimane. Infine troviamo la fase Telogen, dove vi è un periodo di riposo del follico che precede la caduta dei capelli. Dura circa 2-3 settimane. Dopo la caduta del capello in condizioni normali il follicolo si riattiva ed ecco che riparte con la fase anagen.

Le cause che provocano la caduta dei capelli sono diverse. Già durante l'età avanzata è normale vedere che i follicoli piliferi subiscono una involuzione, così come gli ormoni sessuali maschile giocano secondo gli esperti un ruolo fondamentale. Tra le altre cause troviamo una predisposizione genetica, un periodo particolarmente stressante o infiammazioni locali.

La diagnosi dell'alopecia deve essere svolta da un medico. E' altamente sconsigliato infatti fare un'auto-diagnosi. Il rischio è quello di catalogare la perdita di capelli patologica come un periodo passeggero per via dello stress o l'alimentazione. Il medico invece effettuando l'analisi del pelo si rende conto se è davvero un momento passeggero oppure se si tratta di alopecia androgenetica.

Esistono diversi tipi di trattamenti per l'alopecia androgenetica, però è necessario intervenire già dai primi sintomi. In questo caso ci sono farmaci da somministrare localmente per stimolare il follicolo pilifero. Per le donne i farmaci da utilizzare sono differenti e sono a base di progestinici o estrogeni da applicare sempre localmente.

Tra le altre soluzioni prese in considerazione troviamo il trapianto di capelli, il quale però non è sempre efficace. Può esserlo ma solo se è stato risolto il problema alla base, cioè è stata individuata la causa.

Degli studi interessanti in realtà arrivano anche dal campo naturale. Il Dipartimento di Farmacia della Federico II ha fatto recentemente una importante scoperta nel settore. Ha scoperto infatti che un frutto tipico campano può contrastare l’alopecia. Si tratta della mela annurca.

Già lo sappiamo da tempo che le mele sono importantissime per la nostra salute. Però fino a oggi non era stato portato in evidenza che potesse portare dei risultati anche per quanto riguarda la caduta dei capelli patologica, cioè l’alopecia.

Si tratta infatti di una assoluta novità e la tesi è stata sostenuta dal direttore del dipartimento universitario, Ettore Novellino. Insieme al suo gruppo di ricercatori ha scoperto che la mela annurca, che cresce nella regione Campania, ha un’elevata concentrazione di procianidina B2, superiore rispetto ad altre tipologie di mele.

Questa vitamina secondo gli studi può contrastare il progressivo diradamento dei capelli tanto negli uomini quanto nelle donne. Assumendo regolarmente questo tipo di mele i capelli sono protetti dai danni dovuti anche dagli ossidanti presenti nell’ambiente.

La mela di per se fa bene, però per poter assumere le giuste quantità di questa vitamina la scelta più opportuna è far uso degli integratori nutraceutici. Il principio attivo viene ricavato proprio da questa tipologia di mela. E’ possibile comprarli sia nelle farmacie del Lazio che della Campania. Non mancherà molto che tali prodotti saranno disponibili in tutta Italia.

I posti più belli della Campania

Posti da visitare in Campania: consigli utili

Cose da fare in Campania

Situata a sud-ovest la Campania è una delle regioni del Sud Italia particolarmente conosciuta per le sue antiche rovine e per la sua spettacolare costiera. Il capoluogo della regione è la città di Napoli, nota per essere circondata da un ambiente naturale rigoglioso e decisamente suggestivo.

Il Monte Vesuvio a forma di cono e le profonde acque blu situate nel Golfo di Napoli, sono solo alcune tra le tante attrazioni della regione. Senza dimenticare i luoghi romantici vicino Napoli come la meravigliosa Costiera Amalfitana che ospita diverse cittadine colorate dalle suggestive tinte pastello, come Ravello, Positano e Amalfi.

Non solo Napoli: i posti più belli della Campania

Posti belli di Napoli

Se ti stai chiedendo quali cose visitare a Napoli e dintorni, la tua esplorazione della regione Campania non può che partire dal cosiddetto Maschio Angioino. Si tratta di uno dei simboli più antichi di Napoli che hanno caratterizzato la sua storia medievale e rinascimentale.

Il Maschio Angiolino è un vero e proprio castello situato in Piazza del Municipio, oggi sede del Museo Civico nonché della Società napoletana di storia patria e del Comitato di Napoli per la storia del Risorgimento italiano.

Nel passato questo castello, conosciuto anche con il nome di Castel Nuovo, era una grande e maestosa fortezza angioina del quale oggi rimangono alcune torri, diversi percorsi museali e la Cappella Palatina.

Altra meta, tra le cose da vedere nel centro storico di Napoli, da non perdere assolutamente e situato vicino al Maschio Angiolino, è il Teatro San Carlo di Napoli, conosciuto per essere uno dei più importanti teatri della lirica sia in Italia che nel mondo. Fondato nel 1737 è il teatro più antico che ancora oggi rimane attivo per spettacoli, con una capienza di circa 1386 posti divisi in 5 ordini di palchi disposti a ferro di cavallo.

Nel pieno centro di Napoli si colloca il complesso museale di Santa Chiara, situato proprio nell'omonima via. Il sito comprende il chiostro maiolicato, famoso per gli affreschi al suo interno, il museo dell’opera, la zona archeologica e infine il presepe artistico che risale all’epoca del Settecento.

Un altro luogo da visitare nella città di Napoli sono le catacombe. Esse sono situate vicino alla Chiesa dell’Incoronata di Capodimonte e prendono il nome proprio del santo e patrono della città, Gennaro. Qui si possono visitare nello specifico delle splendide aree cimiteriali realizzate alla fine del II d.C.

Non solo Napoli: i posti più belli della Campania

Luoghi da visitare in Campania

Pompei, definita la città ritrovata, è stata riportata alla luce attraverso la costruzione di nuovi edifici e strade. L’eruzione del Monte Vesuvio del 79 d.C. aveva infatti sepolto sotto le ceneri l’intera città.

Oggi queste rovine possono essere visitate liberamente nel parco archeologico di Pompei, che si estende per ben 66 ettari. Qui è possibile vedere i monumenti, gli edifici privati e civili, le numerose pitture, mosaici e sculture di rinomata importanza storica e archeologica. Oggi queste opere fanno parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Parlando sempre di scavi archeologici e di cosa vedere a Napoli e dintorni un’altra zona di gran fascino è la Villa di Poppea, altra località quasi interamente sommersa dall’eruzione del Vesuvio. Il complesso è situato all’interno del comune di Torre Annunziata in provincia di Napoli. La Villa di Poppea fu riscoperta intorno al 1970 e oggi parte delle sue sale vengono dedicate alla produzione di olio e vino.

Non solo Napoli: i posti più belli della Campania

Posti belli da visitare in Campania

Tra le isole più belle da visitare nella regione Campania, c’è senza ombra di dubbio l’isola di Vivara, piccola ma importante, nel passato era un vero e proprio cratere circolare.

L’isola di Vivara oggi è proprietà privata e per raggiungerla occorre noleggiare un’imbarcazione, in quanto il ponte che la collega alla città di Procida è inagibile. L’inestimabile valore naturalistico però che l’isola riveste merita sicuramente questo piccolo sacrificio.

La cima più alta dell’isola di Capri è il Monte Solaro di ben 589 m.s.l.m., la cui vetta è raggiungibile attraverso appositi percorsi e passaggi a piedi, ma anche con la seggiovia.
Da lassù si apre un panorama dalla vista decisamente mozzafiato, che permette di vedere l’intera isola di Capri, il Golfo di Napoli e fino al Vesuvio.

Il Lago Fusaro, situato a Bacoli in provincia di Napoli è un’altra delle tante attrazioni della Campania. Il lago è una bellissima location naturale, che si è formata con la chiusura del tratto di mare che collega Cuma e Torregavete. Proprio in questo posto il re Ferdinando IV aveva deciso di far costruire il suo bellissimo Casinò Reale dedicato alla pesca e alla caccia.

Un sentiero escursionistico particolare si sviluppa tra la Costiera Amalfitana e la Costiera Sorrentina ed è chiamato Sentiero degli Dei. Situato nella città di Positano nella provincia di Salerno è lungo circa dieci chilometri. Grazie a questo sentiero è possibile ammirare diversi e splendidi borghi, oltre alla distesa di mare azzurro considerato uno dei più belli del mondo.

Creato verso la fine dell’800, via Caracciolo ed il lungomare della città campana, rappresentano uno dei posti più romantici e suggestivi di Napoli dove si possono ammirare le colline circostanti, la meravigliosa città e la litoranea più bella d’Europa.

Non solo Napoli: i posti più belli della Campania

Amalfi e le sue location

Amalfi, piccola ma incantevole cittadina, è nota in tutto il mondo e molto amata per il suo ambiente naturale davvero particolare.
Al centro di Amalfi sorge la Cattedrale di Sant’Andrea riconducibile al periodo arabo-normanno, caratterizzata da un’ampia facciata a righe.
La cattedrale è inoltre molto suggestiva per via del suo interno rimaneggiato in stile barocco e per la presenza della cripta contornata di preziosi affreschi.

Non solo Napoli: i posti più belli della Campania

Dintorni di Napoli: Salerno, Ischia e Caserta

Nella cittadina di Centole, in provincia in Salerno, sorgono le Grotte marine di Capo Palinuro. La più importante di esse è sicuramente la cosiddetta grotta azzurra che si può ammirare anche attraverso un tour in barca. Altre grotte si trovano sotto il livello del mare e quindi si possono vedere solamente facendo un’immersione nelle acque più profonde.

La terrazza dell’infinito, conosciuta meglio come Villa Cimbrone, è un edificio storico costruito sopra un promontorio che si estende fino alla costiera amalfitana. Il palazzo, situato sempre a Salerno, è contornato da uno splendido giardino decorato con fontane, grotte, statue oltre che da molte antichità.

Su di un’isola vicino ad Ischia, si può andare ad ammirare il bellissimo Castello Aragonese che viene collegato ad essa attraverso un ponte, chiamato Ischia Ponte, in muratura. Il primissimo castello venne costruito ne 474 a.c. ma solamente gli aragonesi crearono la struttura moderna intorno all’anno 1450.

Per concludere con le location più suggestive della regione Campania come non citare la bellissima e sfarzosa Reggia di Caserta.
Questo immenso palazzo viene classificato come la residenza reale più grande al mondo.
Gli antichi proprietari sono stati i Murat e i Borbone di Napoli.

Se invece hai dei bambini e siete alla ricerca di cose divertenti da fare a Napoli in questa lista troverete sicuramente ciò che fa per voi: dalle gite all’orto botanico, al Centro equitazione Lago Patria, fino al parco giochi Panda Park.

Robot per la casa

Robot per la casa, perché sono utili e il boom di vendite in Campania

Complice la quarantena che sta affliggendo tutto il mondo, sembra che nelle ultime settimane vi è stato un vero e proprio boom di vendite nella Campania per quanto riguarda i robot per la casa. I motivi principali sicuramente sono due.

Il primo è una questione di igiene e salute. Mai come in questo periodo storico siamo stati consapevoli di quanto è importante mantenere la casa sempre pulita. La presenza del coronavirus ci ha reso a tutti molto più consapevoli del rischio di avere superfici non correttamente igienizzate. Di come possiamo trasportare in casa, semplicemente uscendo a fare una passeggiata, nemici invisibili che si depositano e dopo in un secondo momento possono contagiarci.

Grazie ai comodi robot per la casa è possibile automatizzare parte di questo lavoro e soprattutto rimuovere a fondo lo sporco. Un’aspirapolvere moderna è munita di un filtro pensato per assorbire e trattenere anche gli acari della polvere. Il pavimento perciò resta pulito e privo di sporcizia. Dopo non devi far altro che lavarlo con acqua e candeggina o altri prodotti che sterilizzano e uccidono qualsiasi virus.

Il secondo motivo per cui sempre più persone stanno ordinando online le aspirapolveri è che adesso c’è decisamente molto più tempo per pulire e tutti quegli acquisti rivolti alla casa fino a oggi rimandati, possono essere fatti.

Personalmente, pur non vivendo in Campania, anche io ho comprato un nuovo robot per la casa, è stato recensito dal sito www.migliorobotaspirapolvere.it e dopo un’attenta valutazione ho optato per il suo acquisto.

I vantaggi di un robot aspirapolvere

Ok, passiamo adesso ad analizzare i vantaggi di un robot aspirapolvere. Perché dovresti acquistarlo anche tu?

  • Oggi come oggi è possibile trovare robot per pulire casa a prezzi davvero concorrenziali. Se prima i costi parecchio a rialzo impedivano a tutti di comprarne uno, oggi in commercio se ne trovano di tutti i tipi, dai più semplici ed economici ai più complessi e costosi.
  • Puoi pulire a fondo la tua casa. Con la classica scopa e cassetta rimuovi parte dello sporco, ma tanto viene solo spostato e ridistribuito all’interno dell’ambiente. Inoltre polveri fini e allergeni restano nell’aria. La scopa elettrica se munita dell’apposito filtro (ormai quasi tutte lo hanno) ti permette di eseguire una pulizia completa dell’ambiente.
  • Con un robot per la pulizia professionale puoi anche lavare il pavimento. Questi modelli sono muniti di un contenitore per l’acqua, perciò costano un po’ di più e hanno un peso e un ingombro superiore, ma sicuramente possono esserti di grande aiuto nella gestione delle pulizie.
  • Con un’aspirapolvere non pulisci solo il pavimento. Grazie agli appositi ricambi puoi anche pulire i divani, i tappeti, le superfici come i tavoli (quando puoi staccare l’asta e ottenere così un pratico aspirabriciole). Questo ti permette di risparmiare ulteriormente tempo.
  • Alcuni modelli di robot per la pulizia sono automatici. Cioè non devi essere tu a governare il robot ma lo programmi e lui da solo si avvierà per iniziare pulire il pavimento in totale autonomia, raggiungendo tutti gli angoli della casa e senza colpire i mobili. In base al modello che acquisti la batteria può avere una durata superiore o inferiore e il robot quando le pulizie sono terminate o si bloccano da soli dove finiscono la pulizia o tornano alla propria base per porsi un’altra volta in carica.

Oggi come oggi è davvero fondamentale avere in casa un robot per le pulizie domestiche, che ti aiuta a velocizzare il processo e soprattutto a mantenere la casa davvero pulita.

La costa di Amalfi, in Campania

Le location più belle da visitare ad Amalfi

Stai organizzando una visita nella splendida Amalfi? Sei nel posto giusto. Ecco qualche valido spunto per non perderti il meglio di questa suggestiva località campana.

La cittadina di Amalfi e la sua Cattedrale di Sant'Andrea

La prima tappa fondamentale da cui partire se quello che si desidera è visitare la cittadina di Amalfi, situata nella regione della Campania, è sicuramente la Cattedrale di Sant'Andrea. La chiesa è collocata in particolar modo in fondo ad una lunghissima rampa di scale e per questo domina l'intera piazza principale di Amalfi. La Cattedrale di Sant'Andrea viste le sue particolari caratteristiche, sembra ricordare le moschee nord-africane, conservando però allo stesso tempo lo stile delle chiese classiche situate più verso nord.
La Fontana di Sant'Andrea è un'altra delle altre bellezze da visitare ad Amalfi, anche se spesso tende a passare un pò inosservata. Si tratta però di un pezzo d'arte magnifico nonché di grande importanza storica dedicata allo stesso santo della cattedrale, Andrea. La fontana è stata raffigurata con sculture di vero e proprio pregio.

Cosa vedere ad Amalfi tra rioni, musei e note piazze

Tra i vari Rioni più caratteristici della città di Amalfi, compare quello di Vagliendola. All'interno infatti è possibile ancora ad oggi trovare vecchie abitazioni aristocratiche detto case turrite, grazie al fatto che il rione è stato davvero ben conservato nel corso degli anni. Da qui si può inoltre decidere di incamminarsi verso l'albergo dei Cappuccini o meglio conosciuto come il vecchio Convento di San Pietro della Canonina.
Una volta giunti al rione è possibile anche visitare la Piazza dello Spirito Santo dove è collocato il famigerato Museo della Carta. Proprio qui infatti sono state raccolte le macchine specializzate nella produzione della carta.
All'intero del museo sono collocate diverse attrezzature e macchinari ancora funzionati, utilizzati in passato per realizzare la carta a mano.

Arsenali, misteriose grotte e mulini tra le cose da vedere ad Amalfi

Raggiungendo Piazza dei Dogi, si possono vedere i resti dell'antico Arsenale della Repubblica. Si tratta nello specifico di un vero e proprio cantiere navale dove veniva svolto l'intero lavoro della città quanto Amalfi era una potente e ricca Repubblica Marinara.
La grotta dello Smeraldo, altra importante attrazione di Amalfi fu scoperta nel 1932 per puro caso da un pescatore della zona.
Il nome della grotta è dato proprio dal nome della colorazione dell'acqua che riflettendo con la luce delle rocce, riesce a creare un vero e proprio effetto di color smeraldo.
La grotta dello Smeraldo si può visitare sia tramite via terra con scale ed ascensori oppure per via mare attraverso l'uso di zattere.
Se quello che si desidera è invece fare una rilassante passeggiata in totale tranquillità tra rovine di cascate e mulini non bisogna far altro che visitare la valle dei Mulini. Si tratta di un'antica mulattiera che ad oggi risulta messa in totale sicurezza. Il panorama che è visibile da questa valle è davvero suggestivo ed il percorso da compiere, non troppo impegnativo, ne vale la pena.
La Torre dello Ziro è invece un'altra delle attrazioni della città. Questa torre veniva utilizzata in passato per cercare di avvistare le navi saracene e per mettere in isolamento i prigionieri; proprio qui venne imprigionata Giovanna d'Aragona. Per raggiungerla occorre percorrere un camino abbastanza lungo ma una volta arrivati la vista è davvero magica.

Le spiagge più belle di Amalfi

Amalfi, è molto amata e conosciuta non solo per la sua ricca storia fatta di cultura e musei ma anche per le sue incredibili spiagge.
La spiaggia del Marina Granda è completamente attrezzata e fornita di diversi stabilimenti balneari. La posizione in cui si trova è molto comoda e l'accesso è quindi molto facilitato. E' sicuramente ottima per famiglie con bambini che amano sopratutto fare lunghe passeggiate sotto il caldo sole estivo.
La spiaggia del Duoglio invece, situata a solo un chilometri di distanza da Amalfi si presenta come una soluzione più intima in quanto ha solo un paio di stabilimenti balneari e un ristorante.

Perché preferire lo shavette al rasoio a mano libera

Rasoio a mano libera e shavette: quale scegliere

Rasoio a mano libera e rasoio shavette

Guardando uno shavette e un rasoio a mano libera riusciresti a notare le differenze in men che non si dica, confrontarli invece per fare un acquisto non sempre è così semplice e scontata la differenza.

La cosa che potrebbe sembrare inizialmente una discriminante nella scelta tra i due è la manutenzione. Se il rasoio shavette lo potrai lasciare a riposare nel suo astuccio per la rasatura o in bagno, la manutenzione del rasoio a mano libera non può assolutamente essere lasciata al caso.

Io avevo intenzione di acquistare uno shavette, quest’articolo che tratta i migliori rasoi shavette sul mercato mi è stato molto d’aiuto, in quanto propone tanti approfondimenti importanti, come il sapone da utilizzare e la tipologia di lamette da barba da dover scegliere.

Radersi con lo shavette: meccanismo della lametta

Il primo rasoio shavette è stato prodotto dalla Dovo, il miglior shavette in circolazione, il quale ha dato poi nome a tutta la categoria.

La shavette è un rasoio che assomiglia molto a quelli a mano libera, ma non è dotato di una lama intera fissa, come il rasoio tradizionale, bensì di una struttura con un sistema a lama intercambiabile. Sono accessori più moderni rispetto a quelli a lama fissa e molto più pratici da utilizzare.

Le lamette shavette possono avere vari tipi di incastro, il più semplice è quello con carrellino, che prevede di sfilarlo lateralmente e di riporvi sopra le lamette.

Come meccanismo è facile e intuitivo, prevede la rottura della lametta double-edge (doppia-lama) in due parti, una delle quali andrà inserita nell’apposito vano.

In Italia gli shavette sono utilizzati ogni giorno da migliaia di barbieri e acconciatori professionali. Vengono scelti per la loro accuratezza, precisione, oltre che per il minor rischio di taglio, ma anche per l’igiene, è infatti obbligatorio per legge l’utilizzo di lamette da barba monouso che evitino infezioni e contagi.

La lama del rasoio a mano libera, a differenza della shavette, dev’essere affilata regolarmente utilizzando una coramella, uno strumento con un lato in cuoio e un altro in jeans, e la pietra (Honing Stone) per non perdere il potere tagliente. Lo shavette non necessita di essere affilato. 

Rasoi a mano libera: come usarli

L’apertura del manico è lo stesso sia per il rasoio a mano libera che per lo shavette, anche perché potremmo azzardare che quest’ultimo sia un modello “commerciale” che prende come riferimento il rasoio a mano libera tradizionale.

L’utilizzo di uno shavette è del tutto simile a quello di un rasoio a mano libera. La posizione, una volta aperto il rasoio, è ortogonale alla parte che contiene la lametta e va impugnato in modo che il manico fuoriesca tra il dito anulare e quello medio, ponendo il pollice al di sotto del filo della lametta.

Questo è il modo classico di impugnare, ma col tempo potrai sviluppare il tuo di modo di tenere il rasoio, a seconda di come ti sentirai più comodo.

Perché preferire lo shavette al rasoio a mano libera

Perché scegliere lo shavette

Lo shavette ha la punta della lama esposta in modo minore, mentre il rasoio a mano libera ha una lama più ampia. Può essere facile tagliarsi se non si ha dimestichezza, se si sbaglia l’angolo di rasatura o si effettuano movimenti bruschi, ma ha comunque una lama più piccola rispetto a un rasoio a mano libera.

Ti consiglio lo shavette se devi:

  • Radere delle parti precise: come sagomatura o rifinitura dei contorni della barba, per dare forma alle basette, per le rifiniture sulla nuca o della parte posteriore della testa.

  • Avere una visione di quello che vuoi radere: Applicando una piccola quantità di gel per rasatura potrai avere la concreta sensazione di sapere quale zona radere e quale invece no. Ottimo quando si tratta di sagomare o pareggiare l’altezza di barbe piene di buchi. In questo caso radere di meno ed avere una visuale chiara ti impedirà di radere delle parti della barba che invece, se rasate, mostrerebbero dei vuoti.

  • Facile manutenzione: Essenzialmente dovrai preoccuparti solamente di acquistare delle lamette nuove che ti permetteranno di tenere sempre in ordine la tua barba. Dovrai cambiare la lama quando noterai che non taglia più in modo efficiente o gratta spiacevolmente la cute. Non dovrai affilare le lame, visto che verranno cambiate.

  • Lama meno affilata: Sicuramente lo shavette con al suo interno una lama da barba può fare dei taglietti niente male in quanto a larghezza e profondità, ma ha pur sempre dei limiti, determinati dalla parte in metallo in corrispondenza della testa della lametta. A differenza del rasoio a mano libera che quando taglia può ferire in modo profondo.

  • Più leggerezza e maneggevolezza: Raderti con uno shavette ti darà maggiori soddisfazioni, è di facile utilizzo e leggero rispetto a un rasoio a mano libera, più adatto a chi ha esperienza nell’usarlo.

Reggia di Caserta

La reggia di Caserta

La Reggia di Caserta è tra le opere architettoniche di maggiore interesse all'interno della regione Campania e di tutta Italia. I lavori di costruzione, che iniziarono nella seconda metà del XVIII secolo, furono commissionati da Carlo di Borbone all'architetto Luigi Vanvitelli, che sarebbe morto trent'anni dopo nella stessa città di Caserta. Vanvitelli non riuscì a vedere il suo progetto concluso, dal momento che i lavori proseguirono per quasi cento anni.

La Reggia fu completata soltanto nel 1847, a distanza di 95 anni dall'inizio del progetto. Appartenuta ai Borbone nel primo periodo, la Reggia di Caserta passò poi in mano ai Savoia, fino a quando negli anni Venti del Novecento diventò di proprietà dello Stato. Tra le principali attrazioni inserite all'interno dell'area si annoverano il Parco Reale il Giardino inglese.

A seguire un approfondimento dei più importanti appartamenti della Reggia che ospitarono Ferdinando I di Borbone, Ferdinando IV, Francesco II e Maria Carolina, oltre a un focus sul parco che circonda l'intera struttura ideato da Luigi Vanvitelli.

Gli Appartamenti Reali e le Sale della Reggia di Caserta

L'architetto Luigi Vanvitelli suddivise il Piano Nobile, riservato agli Appartamenti Reali, in quattro aree. Due di queste erano destinate agli Appartamenti del XVIII secolo agli Appartamenti del XIX secolo. I primi sono noti anche con l'appellativo di quarto del principe ereditario, i secondi invece con il nome di quarto del Re. Il primo (e unico) ad essere abitato per più di mezzo secolo fu l'Appartamento del Settecento. Tra i suoi inquilini si annoverano anche Maria Carolina e il marito Ferdinando IV. All'interno dell'appartamento privato della Regina da non perdere la Stanza di Lavoro, la Sala di Compagnia, la Sala Ellittica e la Sala delle Dame di Corte. Gli Appartamenti del XIX secolo non furono abitati subito dalla famiglia reale dei Borbone perché i lavori relativi all'ala occidentale della Reggia non erano ancora stati portati a termine. Infatti il progetto subì una brusca frenata tra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento, quando la Reggia di Caserta fu sotto la dominazione della Repubblica Napoletana portata da Napoleone Bonaparte. Tra le Sale di maggiore interesse ospitate dalla Reggia si segnalano la Sala del trono (che per dimensioni è la più grande) e la Sala del Consiglio (attraverso cui un tempo si aveva accesso all'appartamento del Re). Un altro piccolo gioiello custodito dalla Reggia di Caserta è il Teatro, con cui Vanvitelli volle riprodurre in scala il maestoso Teatro San Carlo della città di Napoli.

Il Parco Reale e il Giardino inglese della Reggia di Caserta

Insieme al Teatro, l'altro progetto che Vanvitelli vide realizzato prima di morire fu quello del Parco Reale. Nel corso degli anni successivi i sovrani apportarono delle aggiunte, tra cui il Giardino inglese. Il Parco Reale dona alla Reggia di Caserta un contesto tale da farla competere con la Reggia di Versailles.

Oggi il Parco della Reggia si compone di tre parti: la prima è caratterizzata dalla presenza del Bosco vecchio e della Castelluccia (edificio in cui un giovanissimo Ferdinando IV si esercitava in battaglie finte); la seconda si compone di diverse fontane che regalano ai visitatori spettacolari giochi d'acqua; la terza e ultima parte è costituita dal Giardino inglese, voluto fortemente da Maria Carolina. Per la realizzazione del Giardino inglese fu convocato a Napoli Andrew Graefer, noto botanico inglese. Il Giardino ospita alcune statue della collezione Farnese e quelle provenienti direttamente dagli scavi di Pompei, oltre al Bagno di Venere e il Criptoportico.

Biglietti

Biglietto Appartamenti Reali, Parco Reale e Giardino Inglese
€ 14,00

Solo Appartamenti Reali (acquistabile quando il Parco è chiuso)
€ 10,00 

Solo Appartamenti Reali (acquistabile dopo le 17)
€ 3,00 

Parcoday (acquistabile presso la biglietteria Corso Giannone – accesso al Parco Reale e al Giardino Inglese)
€ 9,00 

Reggia twodays (pomeriggio e giorno successivo)
€ 17,00 

Riduzioni e gratuità:
€ 2,00 – dai 18 ai 25 anni (non compiuti)Gratis – fino a 18 anni (non compiuti)

La Reggia di Caserta è aperta tutti i giorni, eccetto il martedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio