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Autovelox di Marcianise

Autovelox di Marcianise: multe a raffica anche dopo la sospensione

Il dispositivo di rilevazione della velocità installato nel 2019 sul tratto di competenza del Comune di Marcianise, compreso tra il Km 29+970 al Km 31+860 della Strada Provinciale 335 (su entrambi i sensi di marcia) continua ad essere fonte di problemi per gli automobilisti che transitano su quel tratto di strada.

Tale autovelox nel solo periodo dal 17 giugno 2019 al 31 ottobre 2019 ha accertato violazioni per un totale di 10.177.147,57 euro, ma da subito è stato oggetto di molte polemiche che hanno portato alla sua rimozione.

Quello installato nel Comune di Marcianise (provincia di Caserta) non è un semplice autovelox, ma un dispositivo Celaritas EVO 1506, ovvero un sistema per il controllo della velocità media che è stato installato su un tratto di strada percorso da moltissimi veicoli che si dirigono verso i centri commerciali “Campania” e “Outlet La Reggia”.

Motivi di ricorso contro l’autovelox di Marcianise

In questo articolo andremo ad analizza i principali motivi che hanno portato all’annullamento dei verbale accertati con l’autovelox posizionato nel Comune di Marcianise, si tratta di motivazioni che possono portare all’annullamento anche di altri verbali per eccesso di velocità (approfondire l’argomento vedi questa raccolta di articoli sui motivi di ricorso contro la multa con autovelox).

  • La mancata segnalazione del dispositivo di rilevamento della velocità: come anticipato quello posizionato sul tratto di strada in questione è un dispositivo di rilevazione della velocità media (uno dei tanti dispositivi esistenti che hanno varie denominazioni quali Sicve Tutor, Celerita, ecc).

Tali dispositivi devono essere, come tutti gli autovelox, preventivamente segnalati. Ma la segnalazione non deve essere generica, ovvero deve specificare che si tratta di un dispositivo di rilevazione della velocità media.

Nel caso in questione i cartelli fanno riferimento ad un generico rilevamento elettronico della velocità, senza specificare che l’apparecchiatura istallata rileva invece la velocità media di percorrenza del tratto di strada

  • Limite di velocità imposto sul tratto di strada: il codice della strada fissa i limiti di velocità in base alla categoria alla quale apparitane uno specifico tratto stradale (sulla base delle sue caratteristiche strutturali e di costruzione).

Il tratto di strada sul quale è posizionato l’autovelox incriminato è classificato come strada extraurbana principale per la quale il codice della strada prevede in generale un limite di 110km/h.

L’amministrazione ha tuttavia fissato per quel tratto di strada un limite di 60 km/h, tale limite è irragionevolmente basso per la tipologia di strada e, come confermato nelle varie sentenze che hanno annullato le multe per eccesso di velocità accertate in quel punto, non esistono validi motivi per giustificare tale riduzione del limite previsto per la tipologia di strada.

  • Mancata omologazione dell’autovelox: il dispositivo utilizzato per la rilevazione della velocità media così come tutti i dispositivi – ad oggi utilizzati sulle strade italiane – non risulta omologato, ma solo approvato.

La disattivazione dell’autovelox di Marcianise

I motivi di ricorso indicati hanno portato all’annullamento molte multe per eccesso di velocità accertate sul tratto di strada in questione e per tale motivo nel gennaio 2020 il Commissario Prefettizio alla guida del Comune di Marcianise ha disposto con ordinanza la sospensione dell’autovelox in questione al fine di verificare il sistema e correggere le criticità.

Tuttavia molti utenti anche dopo la sospensione dell’autovelox, confermata agli automobilisti mediante l’apposizione di una “X” rossa sui cartelli (irregolari) di segnalazione della rilevazione della velocità, hanno ricevuto verbali per eccesso di velocità.

Potrebbe essere un errore oppure l’amministrazione confida nel pagamento, magari entro 5 giorni, da parte di quegli automobilisti che non conoscono le vicende che hanno coinvolto il dispositivo in questione.

Tuttavia queste multe per eccesso di velocità possono essere contestate visto anche l’ordinanza di sospensione dell’autovelox e le modifiche apportate alla segnaletica di avvertimento.

Detrazione infissi: tutto ciò che devi sapere

Detrazione infissi: tutto ciò che devi sapere

La detrazione fiscale interessa esclusivamente opere edilizie, e permette di ottenere degli sconti sulla spesa che viene effettuata per sostituire gli infissi della casa. Quando tali interventi riguardano la parte esterna della casa si parla di ecobonus, perché a seguito dei lavori ci sarà un considerevole risparmio energetico. Per poter usufruire delle detrazioni fiscali per il cambio finestre è necessario aver pagato con bonifico in cui devono essere specificati la causale del pagamento, il codice fiscale dell'acquirente e la partita IVA della ditta venditrice. In seguito, si può fare la richiesta online sul sito della finanziaria Enea.

Le detrazioni fiscali servono per detrarre appunto le spese che vengono sostenute per poter ricevere uno sconto sulle tasse. Oltre all'ecobonus, anche nel caso di lavori nella parte interna della struttura si può usufruire di questi incentivi, ad esempio per sostituire le porte interne o modificare le aperture.

Quando un contribuente esegue dei lavori di ristrutturazione della casa, lo Stato riconosce questi interventi come operazioni svolte per valorizzare il patrimonio edilizio, inoltre la modifica di strutture già esistenti per evitare la costruzione di nuovi immobili significa un risparmio in termini di suolo. Insomma, lo Stato appoggia fortemente i lavori di ristrutturazione e quindi li agevola detraendo circa il 50% dall'Irpef, che viene restituito in 10 quote annuali.

La detrazione fiscale su interventi di ristrutturazione interna viene riconosciuta su alcune tipologie di interventi, sia nel caso di abitazioni individuali che condominiali. Può comportare sconti per quanto riguarda le opere di installazione, l'acquisto, la manodopera, la progettazione, la consulenza, gli oneri amministrativi e burocratici. Può usufruire della detrazione fiscale non solo il proprietario ma anche gli usufruttuari, i comodatari; l'importante è aver completato tutti i pagamenti atti all'intervento di ristrutturazione.

La nuova installazione o la sostituzione delle porte interne con prodotti diversi, può beneficiare della detrazione fiscale di cui abbiamo parlato finora: questo bonus edilizio è un grande sostegno economico quando si necessita di modificare la pianta dell'abitazione, intervento che necessita di opere murarie, con conseguente installazione di nuove aperture, quindi l'acquisto delle porte interne è inteso come spesa necessaria per la ristrutturazione edilizia.

Si parla di manutenzione straordinaria quando vengono rinnovate o sostituite parti strutturali di un edificio senza modificarne il volume complessivo né la destinazione d'uso. Questi interventi possono essere effettuati in un'abitazione singola, in un condominio oppure in un'esercizio commerciale.

Se invece le porte interne di un'abitazione vengono sostituite o installate non per una ristrutturazione edilizia ma per semplice gusto, questi interventi non possono godere del bonus, tranne nel caso in cui interessino delle porte blindate, che rientrano negli interventi di manutenzione straordinaria, attuati per proteggersi da atti illeciti da parte di terze persone. In alcuni casi, la porta blindata gode anche delle detrazioni che riguardano gli interventi di miglioramento energetico.

Se si parla di porte interne , si trovano davvero molte offerte sul mercato, di aziende specializzate che dispongono di un catalogo molto ampio di porte di diversi materiali e caratteristiche in base alle singole esigenze. Oltre ai negozi specializzati, troviamo online un gran numero di aziende che forniscono un'ampia gamma di soluzioni per la casa, dagli infissi alle porte di ogni tipologia.

Banche di credito Cooperativo

Le Banche di credito Cooperativo presenti in Campania

Federazione Campana BCC

La Federazione Campana è la società cooperativa che rappresenta tutte le 12 banche di credito Cooperativo della Campania.

FederCampana è la società a livello regionale che fa parte della più grande Federcasse, ovvero la Federazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, di cui fanno parte anche tutte le altre federazioni locali delle regioni.

Vediamo cosa sono le BCC, quali sono quelle presenti nel territorio campano e come funziona tutta la rete del Credito Cooperativo.

Le banche credito cooperativo

Una banca di credito cooperativo si distingue dalle altre banche, in quanto, i titolari dei conti sono anche dei soci. Ogni persona che vuole associarsi, deve necessariamente risiedere e operare dove si trova quella determinata banca credito cooperativo.

Le BCC si contraddistinguono per essere:

  • Solidali: si tratta di società che permettono l’accesso al credito soprattutto alle fasce più deboli
  • Mutualistiche: l’obiettivo comune è quello sociale e non quello di creare profitto
  • Locali: ogni banca opera localmente e gli associati possono essere solamente gli abitanti di quel determinato territorio.

Una banca credito cooperativo è paragonabile in tutto e per tutto ad una normale banca, poiché è possibile aprire un conto corrente, disporre dei bonifici e pagare le bollette, chiedere ottenere un prestito a rate, un mutuo a tasso fisso o variabile e qualsiasi altro servizio che un normale istituto bancario può offrire ad un proprio correntista.

BCC in Campania

Ecco di seguito le 12 banche di credito cooperativo che sono presenti in Campania, divise per province.

Come è facilmente osservabile, la maggior parte delle BCC in Campania sono concentrate nell’area salernitana con 8 differenti banche, mentre le altre province campane hanno una BCC ciascuna.

Avellino

  • B.C.C. Di Flumeri – Flumeri

Benevento

  • BCC Di San Marco Dei Cavoti E Del Sannio – Calvi – San Marco Dei Cavoti

BCC Caserta

  • BCC Terra Di Lavoro S. Vincenzo De’ Paoli Scpa – Casagiove

Napoli

  • BCC - Banca di credito cooperativo Napoli

Salerno

  • Banca Di Credito Cooperativo Di Capaccio Paestum E Serino S.C – Salerno
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Aquara – Aquara
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Buccino E Dei Comuni Cilentani – Agropoli
  • Banca Di Credito Cooperativo Campania Centro – Battipaglia
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Buonabitacolo – Buonabitacolo
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Scafati E Cetara – Scafati
  • Banca Di Credito Cooperativo Di Fisciano, Roscigno E Laurino – Sant’arsenio
  • Banca Del Cilento Di Sassano E Vallo Di Diano E Della Lucania – Vallo Della Lucania

La rete BCC

Le reti delle Banche di Credito Cooperativo hanno un versante associativo e uno imprenditoriale, con una struttura totalmente differente.

Le BCC della categoria associativa hanno una struttura lineare che si divide in:

  • BCC locali: tutte le banche che lavorano effettivamente in una determinata città
  • Federazioni locali: società di credito cooperativo che raggruppa tutte le BCC locali di una o più regioni. FederCampana ne è un esempio.
  • Federcasse: raggruppa tutte le federazioni locali a livello nazionale e che nella pratica rappresenta, tutela e assiste tutte le BCC del territorio nazionale.

Il lato imprenditoriale del Credito Cooperativo raggruppa delle società che offrono servizi a tutte le banche BCC. Nel dettaglio queste società sono:

  • Gruppo bancario Cooperativo Iccrea
  • Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige
  • Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo del Nord Est

I vantaggi delle BCC

Una banca BCC, come detto, è una banca solidale e mutualistica, pertanto propone condizioni favorevoli ai soci su tutti i servizi bancari, mostrando costi inferiori rispetto agli altri normali istituti di credito.

La maggior parte delle banche credito cooperativo, oltre ai normali conti correnti, propongono anche ulteriori servizi, come: polizze assicurative e previdenziali integrative offerte con l’apertura di un conto corrente o, particolari convenzioni con centri per la salute che si trovano del territorio.

Alcune BCC offrono anche servizi di consulenza gratuiti in vari ambiti, come quello fiscale, legale o previdenziale.

Ogni banca avrà i propri servizi integrativi, ma è evidente che un socio BCC potrà ottenere sicuramente dei notevoli vantaggi rispetto ai servizi offerti delle altre banche presenti sul mercato.

Le migliori cantine in Campania

Le migliori cantine in Campania: 3 aziende vinicole da visitare

La Campania vanta una delle più variegate tradizioni enogastronomiche della penisola italiana e dell'intero globo, non a caso i piatti campani sono oggetto di rivisitazioni dei più grandi chef e, nel corso di millenni, sono diventate pietanze iconiche del mangiare italiano. Non sfugge a questo paradigma del cibo anche ciò che del cibo è da sempre essenziale accompagnamento: il vino.

La nostra regione ha da sempre dato i natali a ottimi prodotti in grado di valorizzare la molteplicità di vitigni autoctoni che costituiscono la ricchezza ampelografica del paese: Asprinio, Falanghina, Fiano e Aglianico sono solo alcuni tra i più famosi. Questi vitigni trovano mirabile espressione nel terroir campano. La tradizione, unita a un territorio che giova dei suoli vulcanici e dell'aria marina, è condensata nel lavoro delle cantine vitivinicole campane.

Ecco dunque 3 cantine in Campania da visitare assolutamente se sei un appassionato o un'appassionata di vino.

1. Cantine Mastroberardino

Probabilmente la cantina della Campania più famosa, sia per l'estensione: 250 ettari vitati che danno vita a una produzione abbondante e diffusa in Italia e all'estero; sia per la storicità della cantina: fondata nel lontano 1878. La quantità, si parla di ben 2 milioni di bottiglie prodotte ogni anno, per una volta è sinonimo di qualità. Vini da assaggiare? Due su tutti: il Fiano di Avellino , nelle sue due versioni "Stilema" e "Radici", e i memorabili Taurasi: "Radici" e "Naturalis Historia". La proprietà è di Piero Mastroberardino, che porta avanti la gloriosa tradizione familiare. Ci troviamo ad Atripalda, in provincia di Avellino.



2. Cantine Marisa Cuomo

Ormai celebre la sig.ra Marisa Cuomo, compagna di Andrea Ferraioli a cui spetta la conduzione enologica, ha fatto en plein di premi grazie ai suoi vini della Costa d'Amalfi, in cui è possibile ritrovare tutto il profumo e i colori del mediterraneo. Un'estensione ben minore rispetto alla precedente: "soli" 20 ettari per la cantina di Marisa Cuomo e una storia più breve che affonda le radici nel 1983. Tuttavia i suoi vini sono diventati un simbolo del made in Italy e nonostante il grandioso successo si ha l'impressione di aver a che fare con una famiglia che ha conservato tutta l'umiltà contadina, nella sua accezione migliore. La cantina di Marisa si trova a "Furore", in provincia di Salerno, che dà il nome a due dei suoi vini più famosi: il "Furore rosso" e il "Furore bianco Fiorduva", non perdeteveli poiché ne rimarrete folgorati.



3. Cantine Apicella

Soli 7 ettari per Giuseppe Apicella, ma tanto tantissimo amore di tutta la famiglia per il loro lavoro. Il papà Giuseppe è sempre vigile e consiglia il figlio Prisco a cui spetta l'attuale conduzione enologica della cantina campana. Ci troviamo a Tramonti, sottozona della splendida denominazione della Costa d'Amalfi. Parliamo di una viticoltura faticosa, di montagna, che dà vita a mirabili frutti. Se andate a trovare la famiglia Apicella potrete abbinare ai vini dei gustosissimi piatti della tradizione contadina della Campania. Non dimenticate di assaggiare il Costa d'Amalfi rosso "A' Scippata", splendido blend di di Tintore (80%) e Piedirosso (20%).



Sulle altre cantine

Quelle menzionate sono solo tre delle splendide cantine che è possibile visitare in Campania se si vuole esplorare l'universo ben assortito dei suoi vini. Non parliamo sicuramente di un elenco esaustivo, quanto di un bel punto di partenza per stimolare la sete, di vino e di conoscenza. Non ce ne vogliano gli altri produttori, capaci e caparbi, che amano il territorio e lo popolano delle loro cantine e dei frutti del loro lavoro.

Prosit!

demolizione auto

Demolizione auto: come funziona?

Il tuo veicolo è arrivato a conclusione del suo ciclo di vita e vorresti procedere alla demolizione per acquistarne uno in sostituzione? O semplicemente devi demolire la tua vettura senza usufruire del bonus rottamazione? In entrambi i casi, trattandosi l’auto di un materiale di rifiuto inquinante, dovrai rivolgerti a soggetti autorizzati, i quali si occuperanno di eseguire l’operazione nel rispetto della normativa vigente. In questo articolo ti spiegheremo l’iter burocratico da seguire in termini di documentazione richiesta. I conclusione parleremo dei costi da sostenere costi da sostenere per procedere alla demolizione del tuo veicolo.

La visura

La prima cosa da fare prima di consegnare la propria vettura al soggetto autorizzato (che sia un demolitore, o un concessionario nel caso in cui il veicolo sia ceduto per acquistarne un altro), è chiedere una visura della vettura, al fine di verificare se verte un provvedimento di fermo amministrativo. La visura può essere chiesta online o rivolgendosi ad uno sportello ACI (Automobile Club Italiano).

La documentazione da portare: carta di circolazione e certificato di proprietà

Una volta effettuata la visura, dovrai consegnare la seguente documentazione al demolitore o concessionario, come si legge dettagliatamente dal sito dell’ Automobile Club Italiano (ACI).

  • la carta di circolazione
  • il certificato di proprietà cartaceo o il vecchio foglio complementare

Il certificato di rottamazione

Consegnata la vettura, il soggetto autorizzato deve rilasciarvi il certificato di rottamazione con il quale si impegna alla richiesta di cancellazione dal registro del PRA (Pubblico Registro Automobilistico) entro 30 giorni dalla consegna della vettura. Il demolitore o il concessionario dunque presenterà un’apposita “richiesta di cessazione della circolazione per demolizione”. Mediante questo certificato, si solleva il proprietario della vettura da ogni responsabilità civile, penale ed amministrativa.

In questo certificato vengono specificati i seguenti dati:

  • nome, cognome, indirizzo e firma del proprietario della vettura e di colui che consegna il mezzo, se diverso dal titolare
  • data, ora del rilascio del certificato e della presa in carico della vettura
  • i dati di identificazione del mezzo come classe, marca, modello, targa, numero telaio
  • autorità rilasciante il certificato, il numero di registrazione e firma
  • data e ora del rilascio del certificato e della presa in carico del mezzo
  • numero di registrazione e firma del titolare dell’impresa che rilascia il certificato

I costi previsti dalla legge

Per la documentazione da consegnare al demolitore o al concessionario, i costi da sostenere da parte del proprietario sono fissi:

  • Per la visura il costo è di 7,10 Euro
  • Per il certificato di proprietà l’ammontare è pari a 48,25 Euro (I.V.A inclusa), In caso di foglio complementare o denuncia di smarrimento del certificato sono previsti 64,25 Euro.
  • Per i servizi dell’Agenzia invece il costo è pari a 26,75 Euro

I costi aggiuntivi sono legati ai kilometri percorsi dal carro attrezzi per raggiungere il centro autorizzato nel caso in cui sia impossibile muovere la vettura autonomamente. Prima di effettuare la demolizione del mezzo quindi è opportuno fare una buona ricerca online per confrontare i prezzi. Le agevolazioni variano da Regione a Regione, anche in base alla quantità di fornitori tra cui poter scegliere.

In Campania, vi sono centri di raccolta che effettuano sconti sulle tariffe di trasporto e altri che addirittura rilasciano buoni carburante fino a 160 Euro.

La tariffa base di trasporto è stimata attorno agli 80 Euro in tutte le Regioni, ma può variare a seconda dell’età del mezzo da recuperare. Alcune autodemolizioni in Emilia Romagna, come l’Autodemolizione Vandelli nell’area di Bologna Nord, offrono particolari agevolazioni per il recupero di un mezzo incidentato di recente imamtricolazione.

Anche in alcuni centri in Lombardia, nel caso in cui il mezzo sia recente, il trasporto è gratuito o fortemente scontato. In questo caso, è possibile trattare con il demolitore, per spuntare una cifra di rimborso di qualche centinaio di euro.

La Campania investe sul futuro e arrivano i risultati dalla Apple Developer Academy

A Napoli, nella sede di San Giovanni a Teduccio dell’Università Federico II è già attiva da qualche anno la Apple Developer Academy, un polo d’eccellenza dell’innovazione dove studenti selezionati accedono per potenziare le proprie skill sul piano informatico e umano.

La mission di questo polo è di formare di fatto gli sviluppatori che sempre più sono richiesti nel mondo del lavoro, specialmente su app iOS, mercato emergente e in continua espansione. In collaborazione con l’azienda di Cupertino è stato creato questo hub, e dopo i primi tre anni (2016-2019), è stato chiuso un accordo per altri due anni, fino al 2021.

Cos’è la Apple Developer Academy?

L’Academy ha sede su uno dei piani del polo principale della sede universitaria, e più di 300 studenti vengono accolti ogni anno all’interno dopo un processo di selezione. Ciascuno riceve un developer kit, composto da MacBook Pro e iPhone e in base ai gruppi di lavoro vengono dati in comodato d’uso anche degli Apple Watch e degli iPad Pro. Tutto il kit è in comodato e fornito da società partner.

Tramite delle lezioni con i mentor di Apple che lavorano all’interno della struttura i ragazzi ricevono delle indicazioni su come progettare app e che tipo di tool utilizzare. Il resto è affidato alle loro passioni e alla loro voglia di fare.

Il percorso da affrontare

Il percorso formativo dura come l’anno scolastico, dunque da settembre a giugno e attraversa varie fasi suddivise in “challenge”, vere e proprie sfide che i ragazzi si trovano ad affrontare, concentrandosi sul ruolo che più gli si addice per la progettazione di un’applicazione.

Dalla parte grafica, passando a quella della definizione del modello di business e finendo per quella di programmazione. I gruppi di lavoro che hanno un numero di elementi variabile, cercano di essere più eterogenei possibile per riuscire a progettare un prodotto completo, che ha come obiettivo finale la pubblicazione sull’App Store di Apple.

Gli studenti hanno carta bianca sulle tematiche da seguire, con una sola indicazione, quella di trovare un topic, un argomento che metta in comune l’interesse di tutti i membri di un gruppo, per fare in modo che tutti si sentano ingaggiati con la sfida, ed evitare disinteresse da parte di qualche membro.

La CBL che muove tutto

Questo sistema di apprendimento ha un nome, CBL, che sta per Challenge Based Learning. Non ci sono lezioni frontali orientate o un percorso determinato a priori da qualche entità, ma solo una sfida, un goal da raggiungere in gruppo.

Ci sono fasi diverse però, dove si fa in modo preliminare un’analisi e si progetta un prototipo, passando negli ultimi step all’attuare quello che si è progettato, creando la parte grafica e il codice associato di un’app, prima di riuscire a pubblicare sullo store.

L’apprendimento è basato sulla singola sfida che si sceglie di affrontare, ed è ogni volta diverso, in base al ruolo che si ricopre e alle problematiche che possono scaturire da un lavoro complesso come la progettazione di un’applicazione funzionante. Gli studenti si sostengono a vicenda, mettendo a disposizione del gruppo le competenze individuali.

L’inizio di un percorso

Di fatto l’Apple Developer Academy è un’opportunità per chiunque abbia voglia di mettersi in gioco, e non un luogo per soli informatici che vogliono potenziare le proprie skill di programmazione. Anche chi non ha molta dimestichezza dopo il percorso all’interno e con il proprio impegno può uscire con un bagaglio spendibile all’istante nel mondo del lavoro.

Un’esperienza che forma la persona sotto diversi punti di vista. Non solo dunque parlando di hard skills lato tecnico, ma anche soft skill che vengono ritenute sempre più importanti dalle aziende. A fine percorso l’intero developer kit viene riconsegnato, dunque lo studente dovrà decidere quale MacBook comprare per continuare a lavorare con l’ecosistema di Apple.

Non si pone il problema dal punto di vista del budget perché ogni studente ha diritto ad una borsa di studio che permette di comprare tutto il developer kit che viene concesso in comodato d’uso. Un’esperienza insomma assolutamente da valutare per la crescita dal punto di vista umano e professionale.

campaniabeniculturali.it

Guida alla revisione auto in Campania ai tempi del Coronavirus

Considerando l'emergenza da Covid-19 a livello nazionale, il Decreto Cura Italia proroga le scadenze delle revisioni auto, patenti, bollo, ecc. In questa guida alla revisione auto in Campania, realizzata in collaborazione con TuttoSoccorsoStradale.it, portale di utilità per gli automobilisti specializzato nel soccorso stradale, spiegheremo quali sono le novità in Italia e, per certe scadenze, a livello regionale.

I proprietari di automobili, moto e rimorchi che avrebbero dovuto fare la revisione entro il 31 luglio 2020 potranno circolare fino al 31 ottobre 2020. In sostanza, il decreto dà la possibilità di portare il veicolo in un centro specializzato entro 90 giorni dopo la scadenza ordinaria.

Una concessione più che naturale da parte del Governo, visto che risulta impossibile recarsi nelle officine.

Le misure restrittive imposte alla circolazione di persone e mezzi per contenere l'emergenza Coronavirus porta, inevitabilmente, allo slittamento di alcune scadenze fisse per automobilisti e motociclisti.

Che succede, quindi, in caso di controllo delle Forze dell'Ordine? Gli agenti verificheranno la data di scadenza della revisione. Facendo i dovuti calcoli e considerando il periodo di quarantena, non eleveranno alcuna sanzione vista la proroga.

Revisione auto in Campania e non solo: novità per il bollo auto

Come abbiamo accennato, la revisione dei veicoli (auto, moto e rimorchi) in scadenza entro il 31 luglio 2020 slitta al 31 ottobre 2020.

Dunque, gli automobilisti avranno 3 mesi in più per effettuare questo controllo.

Anche i veicoli per i quali occorre ripetere la revisione potranno circolare fino al 31 ottobre a patto che le irregolarità riscontrate siano state eliminate.

La stessa proroga (dal 31 luglio al 31 ottobre) vale per il collaudo da effettuare presso gli uffici della Motorizzazione Civile.

Il pagamento del bollo auto varia da Regione a Regione. Secondo i dati ACI aggiornati al 1° aprile, sono complessivamente otto le Regioni che hanno deciso la proroga del pagamento del bollo auto. Le Regioni in questione sono Campania, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Umbria e Veneto.

Pur non variando la scadenza, i cittadini di queste Regioni che non possono uscire di casa o hanno difficoltà economiche, possono versare l’imposta oltre il termine della scadenza senza dover pagare alcuna mora.

Guida alla revisione auto in Campania ed altre scadenze

Il Decreto Cura Italia, oltre alla revisione auto in Campania come nel resto del Paese, prevede altre proroghe. Riguardano l'assicurazione Rc Auto, il pagamento delle multe e il rinnovo della patente.

Per il rinnovo dell'assicurazione Rc Auto (in scadenza il 31 luglio), è stata decisa un'ulteriore estensione di 15 giorni per un totale di 30 giorni del periodo di copertura. Una volta scaduta, in caso di controversie o sinistri, si mantiene la copertura finché non verrà attivata una nuova polizza. Sottolineiamo che tale proroga riguarda soltanto la Rc Auto, non altre coperture accessorie (furti, incendi, atti vandalici, ecc.).

In tempi di emergenza Covid-19, sarà possibile pagare le multe entro 30 giorni dalla data di notifica e non entro 5 giorni. Il pagamento della sanzione entro 30 giorni prevede uno sconto del 30%. Tale possibilità sarà valida fino al 31 maggio.

Tutte le proroghe servono ad evitare assembramenti negli uffici aperti al pubblico (come quelli della Motorizzazione Civile) all'interno dei quali è difficile rispettare le distanze di sicurezza minime (1 metro).

Non è prevista alcuna proroga per il pagamento del vecchio 'bollo' (tassa di possesso) che può essere effettuato nelle tabaccherie o tramite i servizi online.

Cosa succede, invece, per le patenti?

Patenti in scadenza, duplicato e passaggio di proprietà

Una patente di guida scaduta il 31 gennaio (periodo in cui è scattata l'emergenza Coronavirus in Italia) ed oltre questa data resterà valida fino al 31 agosto.

Coloro che stanno seguendo corsi per conseguire la patente di guida potranno svolgere gli esami di teoria entro il 30 giugno senza dover presentare ulteriori richieste. Non potranno svolgere gli esami pratici.

Le scadenze dei fogli rosa che vanno dall'1 febbraio al 30 aprile sono prorogate fino al 30 giugno 2020.

Come funziona, invece, per le ricevute sostitutive della patente o carta di circolazione rilasciate per richiedere il duplicato o per il passaggio di proprietà di un'auto usata? In questo caso, la validità di 30 giorni slitta fino al 31 ottobre 2020.

Inoltre, a chi possiede un veicolo a metanocon impianto in scadenza tra il 31 gennao e il 15 aprile è permesso di circolare fino al 15 giugno 2020.

Per le auto a gpl (con serbatoio in scadenza oltre il 31 gennaio) la proroga è prevista fino al 31 ottobre 2020.

Ischia

Ischia, l’isola dal caldo cuore termale

E' la terza isola più popolata d'Italia ma anche il più antico insediamento greco: l'Isola di Ischia è il luogo dove la bellezza della natura si manifesta in tutta la potenza. Anche per questo rappresenta la scelta ideale per vivere una vacanza a 360°. Da una parte la presenza del mare con i suoi 43 km di costa, dall'altra la sua storia antica da esplorare nell'entroterra, e sopratutto il suo cuore termale che ogni anno richiama migliaia di turisti da tutto il mondo.

La ricca varietà dell'Isola Verde, è data dalle sue spiagge, che vanno dalla sabbia setosa alle calette di roccia, piu nascoste, che al tramonto regalano momenti unici per i fortunati esploratori. Per i più piccoli, la sabbia è la compagna di gioco ideale, in una delle numerose spiagge attrezzate, dove anche i genitori possono trovare la loro dimensione di relax. Un consiglio su tutti è di visitare quella più lunga di tutta l'isola, la spiaggia di Maronti, con i suoi 3 km è ogni anno la meta per chi ama vivere il mare con la cornice di una baia che regala momenti di incanto. Le spiagge di sabbia sono numerose lungo tutta l'isola e sarà semplicissimo poterle scoprire grazie alla dimensione propria del luogo che permette di essere girato in lungo e largo. Per gli amanti dello snorkeling e dell'avventura è certamente una tappa obbligatoria la Baia di Sorgeto, incorniciata dalle rocce e dalla sorgente termale che sfocia direttamente nell'acqua del mare a ben 90°, creando calde piscine fatte dalla natura.

Trovarsi all'ora del tramonto in un luogo come questo porta ad ricollegarsi con la natura nella sua dimensione più originaria, e grazie ai suoi stabilimenti termali l'Isola permette di accedere a tutti i benefici delle acque sulfuree in cornici mozzafiato.

Quest'isola ha un cuore di fuoco. Lo sanno bene i vulcanologi che hanno stimato che già 150 mila anni fa erano presenti le prime eruzioni. Ischia però a differenza di altri siti vulcanici italiani, non ha un unico cratere, ma ha piuttosto un complesso apparato vulcanico distribuito in varie parti. Le zone attive più recenti si trovano nella parte settentrionale ma risalgono agli inizi del 1300.

I centri Termali di Ischia

Ma quel cuore di fuoco in realtà è un grande dono per l'intera isola. Infatti è anche grazie al territorio vulcanico che Ischia può vantare la presenza di acque termali fra le più numerose d'Italia se si considera il piccolo fazzoletto di terra in cui ci troviamo. Basti pensare alla nutrita presenza di fonti termali(sono ben 103), delle 67 fumarole e dei 29 bacini. Come si può vedere su siti come Ignas.com, le offerte per parchi termali, e più in generale stabilimenti in cui farsi avvolgere dal caldo abbraccio delle acque sulfuree sono numerose. Uno su tutti è certamente il Parco termale Poseidon, il più grande dell'isola. Con i suoi 50 mila mq di giardino e il mare a fargli da cornice, è un vero paradiso. Dispone di ben 20 piscine termali, alimentate dalle sue sorgenti che sono di tipo salso bromo iodiche e salso solfato alcaline. Questo le rende ideali per la cura del sistema muscolo scheletrico (reumatismi, artriti, ma anche lussazioni) e sono la scelta ideale per chi deve curare affezioni ginecologiche, sinusiti, obesità.

Non deve sorprendere la grande varietà di cure date da queste terme. Basti pensare come già gli antichi greci sfruttavano i benefici di queste acque. Lo testimoniano i parchi di Cavascura e delle ninfe Nitrodi. Entrambi rimasti nella loro struttura molto simili a come in origine erano stati organizzati dagli antichi greci. In particolare sarà di forte impatto evocativo trovarsi al cospetto delle grotte scavate nella roccia dove ancora oggi è possibile godere delle saune naturali e delle vasche fredde.

Menzione a parte per il Parco termale Negombo, un luogo che plasma le bellezze floreali provenienti da diversi parti del mondo, e al contempo l'incanto della sabbia setosa data dalla spiaggia vicina. Il tutto all'interno di 90 mila mq di parco dove è possibile immergersi in ben 12 piscine caratterizzate da una fonte termale che sgorga naturalmente a 40 gradi. A rendere unico questo posto è la presenza di installazioni di artisti contemporanei provenienti da tutti il mondo. Fra le più simboliche colpisce l'Arco del Cielo, una scultura che grazie alla sua forma taglia in due l'orizzonte e con le luci del tramonto mette in risalto i rilievi disegnati sull'arco, ciascuno raffigurante segni grafici di antiche civiltà mediterranee.

Il consiglio che raccomandiamo di seguire è quello di non limitarsi ad un solo Parco termale, ma anzi un'ottima pratica potrebbe essere quella di fare un “terme tour”. Bisogna infatti considerare che le terme fin qui descritte sono soltanto una piccola parte di quello che l'Isola offre. Inoltre girarle in lungo e largo permette anche di accedere alle diverse zone di Ischia, riuscendo così a esplorare meglio l'Isola e i suoi spettacolari luoghi d'incanto. Le lunghe spiagge sabbiose, le piccole calette, ma anche il rigoglioso e selvaggio entroterra, pieno di storia antica e di vita da osservare e per gli amanti delle foto anche da immortalare. Dunque qualunque sia il vostro spirito, sia quello di avventurieri pronti a scoprire i segreti di un Isola meravigliosa , o semplicemente amanti della bellezza e ricercatori di un caldo abbraccio termale, questo luogo vi rimarrà nel cuore, e nell'andar via vi riprometterete di tornarci presto.

Pastiera napoletana light

Pastiera napoletana light, una versione leggera è possibile?

Conosciuta in tutto il mondo la pastiera è un dolce tradizionale napoletano, tipico del periodo pasquale la cui storia si fonde alle più antiche leggende della città di Napoli.

L’origine della Pastiera napoletana

Infatti si narra che fosse stata proprio la mitica sirena Partenope a creare questa prelibatezza napoletana, mescolando assieme sette doni. Infatti per ringraziarla della sua dolce e melodiosa voce con cui allietava tutto il Golfo di Napoli la popolazione con un misterioso culto le portava in dono tutti gli ingredienti della pastiera, che lei mescolava per realizzare questo dolce speciale.

Ma non esiste solo questa leggenda, anzi le storie attorno a questo dolce pasquale sono davvero tante. Ad esempio ne esiste una secondo cui alcuni pescatori rimasero in balia del mare per un giorno ed una notte a causa di un improvviso maltempo. Rientrati sulla terra ferma a tutti coloro che gli chiedevano come avessero potuto sopravvivere a quella disavventura, raccontavano di aver mangiato la pasta di ieri, fatta con ricotta uova, grano e aromi.

Ed ecco quindi perché la Pastiera è diventata un simbolo di rinascita e quindi legata alla pasqua, perché oltre ad esser fatta con ingredienti tipici del periodo era riuscita a dare una seconda possibilità agli sfortunati pescatori.

Oppure si narra che la pastiera fosse stata una delle pochissime cose a far sfuggire un sorriso all’austera moglie di Re Ferdinando II di Borbone, Maria Teresa D’Austria, chiamata da tutti “la Regina che non ride mai”. Tant’è che il re commentò “Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”.

C’è anche da dire che esattamente come le sue storie d’origine, anche le sue ricette sono molteplici e differiscono tra loro. Dalla prima ricetta scritta di fine ‘600 alla versione attuale c’è ovviamente una enorme differenza, ma la vera molteplicità è da ritrovare nelle migliaia di piccole versioni, leggermente diverse l’una dall’altra, di cui ogni famiglia napoletana custodisce gelosamente la ricetta.

E proprio pensando a questo concetto e alle mille sfaccettature di questo dolce, anche io ho pensato di creare una mia piccola versione, per aiutare tutte coloro che come me, devono stare attente a ciò che mangiano per non rinunciare alla linea.

La versione Light della Pastiera

Ricetta della Pastiera Napoletana Light

Questa versione della Pastiera ci stata regalata da Samantha Capola. Da qualche anno si occupa di cucina light ma gustosa all'interno del blog Basilico Secco. In questo caso, ha voluto provare a rendere un po’ più leggero questo dolce squisito, senza però cambiarne il gusto e la bontà. Lasciamo a lei la parola.

La mia pastiera napoletana light è infatti un’ottima alternativa per chi non vuole perdere l’occasione di gustare questo famoso dolce tipico di Pasqua ma con un apporto calorico decisamente inferiore.

Rispetto alla versione tradizionale, infatti, questa versione è più leggera perchè esclude il burro e olio, due ingredienti decisamente calorici.

Ha anche meno uova, meno zucchero e meno grassi ma difficilmente qualcuno se ne accorgerà perchè il risultato ti assicuro che è da leccarsi i baffi e chi ha provato la mia ricetta ha sempre fatto un figurone!

Un altro ingrediente che ho, diciamo così, modificato per rendere questa pastiera un po’ più leggera è lo zucchero di canna, in sostituzione allo zucchero bianco raffinato. Inoltre per ripieno, non ho utilizzato solo ricotta vaccina, ma ho dimezzato la sua dose, sostituendo la parte mancante con dello yogurt greco, più leggero e meno grasso.

Spero che i puristi di questa ricetta non si siano offesi dopo aver letto tutto ciò, ma per farla meno calorica un po’ di cambiamenti sono necessari!

Tant’è vero che per la pasta esterna, ho deciso di utilizzare una pasta frolla allo yogurt, per eliminare grassi calorici come olio e burro. Come farina puoi utilizzare della farina integrale oppure scegliere di utilizzare solo farina 00, anche se raffinata e priva di fibre.

Le dosi che troverai nella mia ricetta sono per un “ruoto” da 26 centimetri di diametro.

Putroppo anche se i vegetariani possono gustare questa deliziosa pastiera in tutta tranquillità, purtroppo per i vegani potrebbe rappresentare un problema la presenza delle uova e della ricotta. Qui trovi la mia ricetta per la pastiera napoletana light 

Cliccando avrai la possibilità di vedere tutte le foto dei passaggi con tutte le informazioni per realizzarla alla perfezione!

Pannelli solari

La situazione delle energie rinnovabili in Campania

Spesso, quando in famiglia si vuole ottenere un determinato risparmio energetico, la questione viene
risolta dando un’occhiata al panorama delle offerte luce e gas disponibili sul mercato e attivando la
proposta più conveniente per tutti. D’altro canto oggi come oggi è piuttosto semplice: basta visitare il sito
di un comparatore di offerte come CheTariffa o SOS Tariffe per rendersene conto!
La vicenda si fa più complessa quando a dover raggiungere degli obiettivi di consumo energetico prestabiliti
sono le regioni e, a maggior ragione, gli stati.

Gli obiettivi fissati dall’Europa per il 2020

Per il 2020 l’Ue ha realizzato un pacchetto di nome vincolanti che servono a garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati in materia di clima ed energia. Questo pacchetto dell’Ue ha fissato, ad esempio, come obiettivo primario il taglio del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai dati del 1990 e la produzione del 20% del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili. Questi obiettivi sono stati fissati dai diversi leader Ue nel 2007 e sono stati inseriti nelle legislazioni nazionali nel 2009. Dovranno essere raggiunti entro il 2020.
Parallelamente l’Unione Europea sostiene lo sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio mediante il programma NER300 per il finanziamento delle tecnologie innovative per le energie rinnovabili e per la cattura e lo stoccaggio di CO2; mentre il programma Orizzonte 2020 si concentra sui finanziamenti per la ricerca e per l’innovazione. Questi progetti, oltre ad abbattere le emissioni di gas serra, dovranno anche servire a incrementare la sicurezza energetica dell’Ue e, non meno importante, a creare nuovi posti di lavoro stimolando la crescita green.

Le energie rinnovabili in Campania: sensazioni positive

C’è ancora molto da fare nel settore delle energie rinnovabili, anche se regioni come la Campania hanno già conseguito ottimi risultati. Qui negli ultimi anni sono aumentati sensibilmente tanto i consumi di energia elettrica verde quanto la sua produzione. Il fatto che sia diventata una regione virtuosa da questo punto di vista lo dimostrano alcune rilevazioni nel settore; stando ai dati raccolti, il 30% dei consumi elettrici in Campania verrebbe attualmente soddisfatto proprio dalle fonti green e, in particolar modo, dal fotovoltaico. A fare la parte del leone nel settore delle rinnovabili in Campania è l’energia solare, che rappresenta oltre il 97% degli impianti presenti. Il restante 3% delle energie rinnovabili viene coperto dal settore eolico, idroelettrico e dagli impianti a biomassa. Secondo un report di Legambiente, attualmente la provincia più green della Campania, per quanto riguarda la produzione e il consumo, sarebbe quella di Avellino, seguita da Salerno e da Benevento. In soli otto anni, la Campania è riuscita a raddoppiare la produzione di energia green; per via dei risultati conseguiti dovrebbe essere presa a esempio virtuoso dalle altre regioni italiane ed europee.

La situazione in Italia

Anche nel resto della penisola le cose vanno piuttosto bene per quanto riguarda i consumi da fonti green. In Italia infatti aumenta sempre di più il consumo di energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili. Negli ultimi anni si è assistito a un sempre maggiore aumento di impianti fotovoltaici in tutto lo stivale e sono aumentati anche gli operatori energetici del mercato libero che offrono energia elettrica al 100% proveniente da fonti rinnovabili. A oggi i consumi verdi in Italia arrivano al 18,3% del totale con una crescita registrata del 4,4% in termini di domanda nel periodo tra il 2014 e il 2017. A trainare la crescita green sono soprattutto i sistemi fotovoltaici, ma stanno aumentando anche gli impianti eolici e le agro-energie. Per quanto riguarda il settore termico, la copertura del fabbisogno con fonti rinnovabili ha ormai raggiunto il 20% facendo quindi ben sperare in vista del futuro. Grazie ai risultati sin qui conseguiti, l’Italia è sempre più vicina a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Ue per il 2020 e attualmente si piazza al primo posto in Europa nel comparto dell’energia solare con una quota di rinnovabili aumentata del 2% (35% in totale). Nel 2020 la domanda di elettricità in Italia è stata di 27,5 miliardi di kWh con una flessione registrata del 4% rispetto al 2019. Secondo i dati relativi al 2020 diffusi da Terna sarebbero in crescita le fonti di produzione rinnovabili con l’energia idrica in aumento del 21,9% e quella fotovoltaica del 18,1%. Avrebbero invece fatto registrare un calo le fonti di produzione geotermica (-1,4%), quella termica (-9,9%) e quella eolica (-26,3%). La sensazione è che anche in futuro si assisterà a una ulteriore crescita sia nel consumo sia nella produzione di energia green provenienti da fonti rinnovabili.

Costiera Amalfitana e Cilentana

Costiera Amalfitana e Cilentana: ecco dove andare

Natura, storia, calore, colore e gioia di vivere sono le coordinate che si intersecano tra loro in un unicum durante un soggiorno in Campania, una regione che va ben oltre Napoli ed il suo golfo, da sempre mete preferite da chi decide di trascorrere le proprie vacanze in questa terra. Anche Amalfi e la sua costa, fra terrazze sul mare e sapori d’Oriente o la costiera Cilentana, potrebbero, in realtà, sembrare degli stereotipi ma si rivelano sempre delle scoperte soprattutto per chi osserva con uno sguardo diverso, in cerca di nuove emozioni e inesplorate sensazioni.

Chi arriva in Campania in aereo o in treno e non ha un mezzo con cui muoversi, potrebbe optare per un’auto a noleggio e raggiungere le mete dislocate in tutta la regione in comodità. Prenotare online conviene: sono tanti i siti che permettono di fare ciò, come ad esempio https://www.tinoleggio.it.

La Costiera Amalfitana

L’itinerario completo è di circa 75 chilometri e parte da Salerno per arrivare a Sant’Agata sui due Golfi. Dopo i loro commerci di stoffe e spezie con i maggiori centri dell’Italia Meridionale o addirittura con le città più esotiche che si affacciano sul Mediterraneo, i marinai di Amalfi tornavano alla loro occupazione principale: lavorare una terra arida e difficile, resa ancora più impervia dalla presenza dei Monti Lattari. Questi uomini che, nonostante il richiamo del mare non hanno mai abbandonato il legame con la terra, hanno disegnato uno dei paesaggi più belli del nostro Paese dichiarato dall’UNESCO, nel 1997, Patrimonio dell’Umanità.

Da Salerno, in direzione nord-ovest, si arriva in pochissimo tempo a Vietri sul Mare, piccolo centro dove si realizzano ceramiche e mattonelle artistiche, come quelle che ricoprono la cupola del campanile della Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista.

Muovendosi verso Cetara, a circa 400 m di altitudine in località Corpo di Cava, vale la pena andare a visitare l’Abbazia della SS. Trinità, sorta nel 1011. Da notare, in particolare, la Sala Capitolare, il Chiostrino, la cripta, la Cappella del Crocifisso e la Cappella di San Germano, appartenenti ad epoche e stili differenti. Poi, non si può che fare tappa a Cetara, per abbracciare con lo sguardo il Golfo di Salerno e acquistare la specialità del posto: colatura di alici in tipici vasetti in ceramica decorati a mano.

Lontano dalla costa e dall’intensa e frenetica vita dei borghi marinari, si erge Ravello, caratterizzata dalle sue splendide stradine, dai giardini e dalle architetture arabo-sicule. Tappe obbligate: Villa Rufolo e Villa Cimbrone con le splendide terrazze panoramiche che regalano le vedute più famose d’Italia. Poiché Amalfi e Positano non hanno bisogno di presentazioni e rappresentano le due mete privilegiate per chi visita la Costiera Amalfitana, vale la pena soffermarsi su due gioielli forse meno conosciuti: il fiordo di Furore e la Grotta dello Smeraldo.

Costiera Cilentana

Da Agropoli a Sapri si percorre, invece, la famosa Costiera Cilentana, particolarmente apprezzata per le sue spiagge, sicuramente più accessibili rispetto a quelle che caratterizzano la Costiera Amalfitana. Agropoli è un pittoresco borgo marinaro presso il quale, le antiche rovine del castello, ricordano le origini bizantine di questa località. Dopo aver lasciato temporaneamente la litoranea, si giunge a Velia, dove si visitano i bellissimi scavi archeologici. Fondata dai Focesi, Greci dell’Asia Minore intorno al 540 a.C., le attività di recupero sono ancora in atto ed attualmente è possibile ammirare l’agorà, l’Acropoli, le aree dedicate alle terme e una serie di edifici di età ellenistica.

Dopo aver visitato gli scavi ci si può dirigere verso Marina di Ascea, località balneare particolarmente piacevole dove potersi rilassare in totale relax, grazie alle spiagge di sabbia ed al mare cristallino.

Palinuro, invece, è una meta adatta per chi vuole visitare le sue affascinanti grotte, in uno dei tratti più belli della costa campana. Il piccolo porto è sormontato da alte scogliere coperte di verde e trae le sue origini dal nocchiero di Enea che perse la vita in queste acque. Nelle vicinanze si possono vedere l’arco Naturale e le sue trentadue grotte, paradiso dei sub.

Mare e montagna: 5 località dove i campani scelgono di trascorrere le vacanze

Quando si parla di vacanze, il popolo della Campania non necessita di percorrere chilometri per approdare ad una spiaggia mozzafiato o visitare città ricche di storia ed arte. Secondo l’Osservatorio Trivago, le destinazioni balneari più ambite dai campani sono le isole del Golfo di Napoli, Ischia, Capri e Procida. Non mancano le maggiori capitali europee come Parigi, e le città italiane come Roma, Firenze e Venezia. In questo articolo ci focalizzeremo sulle mete balneari e montanare maggiormente apprezzate dai campani.

Isole del Golfo di Napoli: Ischia, Capri, Procida

Facili da raggiungere via mare dal porto di Napoli, Ischia, Capri e Procida sono le mete preferite dagli abitanti della Campania. Tutte e tre di inestimabile bellezza, ognuna di esse offre tipologie di vacanze per tutti i gusti.

1. Ischia

Ischia per gli amanti del relax, della natura ma anche dei trekking. L “Isola Verde” si contraddistingue per paesaggi incontaminati e mare cristallino, per le sue coste frastagliate e vegetazione tipicamente mediterranea. Quest’isola di natura vulcanica è famosa inoltre per la sua concentrazione di bacini termali tale da essere considerata la capitale del termalismo europeo. Non solo spiagge, natura e terme ma anche arte con il Castello Aragonese.

2. Capri

Di altrettanta bellezza, chic e modaiola, Capri è frequentatissima dai campani oltre che dai vips oltreoceano. Tour in barca fino alla nota Grotta Azzurra, i giardini d’Augusto da cui scattare la foto dei Faraglioni, Villa Jovis dove Tiberio si ritirò a vita privata, i 589 metri sul livello del mare di Monte Solaro, raggiungibile via funicolare, una passeggiata per via camerelle, strada dello shopping di Capri e un aperitivo in Piazzetta sono alcune delle opzioni che offre l’Isola. Per quanto affollata e turistica, “La Regina di roccia” è frquentatissima anche dai campani per la sua esclusività.

3. Procida

Meno famosa della vicina Ischia, poco turistica, Procida è ’ l’isola più marinara delle tre, presa d’assalto nel periodo estivo dai pendolari che usufruiscono dei traghetti dal Porto di Napoli. Piccola ma ricca di cose da vedere, Procida conserva ancora la sua autenticità come i pescatori e le loro barche ancorate nei porticcioli e i piccoli borghi di casette color pastello senza tempo. Simbolo dell’Isola è il Borgo di Terra Murata, che nei secoli protesse il territorio dagli attacchi dei pirati; da non perdere l’Abbazia di San Michele, risalente all’anno mille, dedicata al patrono dell’isola. Passeggiando per Procida si può godere di spiagge e calette allo stato naturale che la rendono unica.

E se il mare stufa…ci sono i monti

Per gli amanti della montagna sia d’estate che d’inverno, oltre alle località campane dell’Altopiano del Laceno, tra le destinazioni che hanno registrato un aumento del turismo sono Cortina, in previsione dei Mondiali 2021 e delle Olimpiade 2026 e Tarvisio, comune nella Provincia di Udine, che sorge nella pittoresca Val Canale.

4. Cortina

Nella cornice delle imponenti Dolomiti venete, Cortina sotto il dominio austriaco a partire dal XIX secolo diventa destinazione vacanziera dell’alta nobiltà e borghesia europe. Tutt’oggi non è raro incontrare star del cinema italiano in villeggiatura. Passeggiando per le strade del centro si possono ammirare le vetrine delle boutique delle grandi marche di Corso Italia. Molto movimenta anche di sera tra aperitivi e locali modaioli. Oltre alla sua conosciuta mondanità, Cortina appartiene all’area protetta del Parco delle Dolomiti (Patrimonio dell’Unesco) e vanta una vasta varietà di paesaggi naturali e piste mozzafiato come le Tofane, Cristallo, Faloria, Cinque Torri.

5. Tarvisio

Cittadina alpina sita in Friuli Venezia Giulia, Tarvisio è una destinazione ideale sia d’inverno che d’estate. In entrambe le stagioni potrete ammirare la bellezza e il silenzio delle montagne con suggestivi trekking come la camminata al Santuario del Monte Lussari, stazione sciistica d’inverno. Un’esperienza imperdibile soprattutto quando la pista è aperta di notte. A fine serata, dopo la suggestiva sciata al chiaro di luna, gli sciatori potranno alloggiare in un tipico e accogliente chalet montano, come la soluzione offerta dalle Case vacanza Val Canale. Il giorno successivo, è d’obbligo una gita ai laghi di Fusine, di origine glaciale, uno dei luoghi più affascinanti della Regione assolutamente degni di essere visitati.

Come preparare le Lasagne di Carnevale: un piatto tipico della regione Campania

Come preparare le Lasagne di Carnevale: un piatto tipico della regione Campania

Lasagne di Carnevale: ecco come prepararle

Se non sai cosa preparare per il Carnevale, allora non puoi proprio fare a meno di prendere in considerazione una possibilità alquanto interessante: le lasagne pensate per questo tipo di festa. Sin da subito devi sapere che la preparazione richiederà all'incirca un'oretta di tempo. La ricetta in sé è di quelle impegnative, ma i cuochi con un certo grado di esperienza alle spalle.

Si tratta comunque di un primo piatto molto tradizionale, ma anche particolarmente gustoso. Come dice anche il nome, esso si compone di numerosi strati di sfoglia che a loro volta includono diversi ingredienti particolari: il formaggio, le polpette, la salsiccia e persino il sugo con la carne. Tutto questo fa del piatto in questione una possibilità ideale per celebrare il Carnevale.

Lasagne di Carnevale: ingredienti per 6 porzioni

Se vuoi preparare le lasagne di Carnevale per 6 persone, devi munirti dei seguenti ingredienti:

  • - mezzo chilo di lasagne (solo semola di grano duro, senza le uova);
  • - circa 330 grammi di mozzarella;
  • - circa 300 grammi di ricotta;
  • - circa 300 grammi di lonza di maiale;
  • - circa 200 grammi di salsiccia;
  • - bastano 2 uova;
  • - 1 barattolo di passata di pomodoro;
  • - della pancetta secondo il gusto (in media circa 50 grammi);
  • - circa 90 grammi di burro;
  • - circa 60 grammi di formaggio grattugiato;
  • - formaggio per l'ultimo strato di lasagna;
  • - 1 carota, 1 cipolla, un po' di vino rosso, 1 costa di sedano;
  • - non dimenticarti dell'olio di oliva (extravergine preferibilmente)
  • - pepe e sale.

Lasagne di Carnevale: ricetta di preparazione

Per iniziare a preparare le lasagne di Carnevale bisogna rivolgere le proprie attenzioni verso tutto ciò che riguarda la preparazione del sugo e la cottura della lonza. Si tratta di un lavoro che richiede all'incirca 3 ore.

Prima di ogni altra cosa, devi munirti di una padella antiaderente (se non ne hai una, puoi acquistarla prendendo spunto da questo articopo pubblicato su s-m-webblog.com) e lasciarci fondere il burro.

Quindi devi insaporire il sedano, la pancetta, la carota e la cipolla. Fatto questo, bisogna aggiungerci anche la carne e far colorire il tutto sul fuoco.

Per attenersi alla ricetta tradizionale delle lasagne di Carnevale devi anche spruzzarci del vino (circa 1/2 bicchiere) per poi lasciar evaporare. A questo punto si deve unire al piatto anche il pomodoro, il pepe, il sale e il vino rimanente (altro 1/2 bicchiere) per poi cuocere il tutto a fuoco lento per circa 3 ore.

Quando avrai completato questi passaggi, sarai sicuramente a un buon punto nella ricetta, ma dovrai compiere anche altre operazioni.

In particolare, devi lavorare con la carne. Per farlo ritirala, tritala al coltello e dividila a metà. Di queste due parti solo una metà va rimessa indietro nel sugo. Per quanto concerne l'altra metà della carne, la devi mettere in un'apposita ciotola con tanto di un uovo, del formaggio grattugiato e un po' di pangrattato. In questa fase devi impastare per bene il tutto con le mani e poi ricavarne delle polpette di dimensioni abbastanza piccole.

Queste vanno quindi fritte in un olio ben caldo. Quando le polpette saranno dorate, potrai toglierle dall'olio e trasferirle su di una carta assorbente. Qui le devi lasciare ad asciugarsi per un po', in modo che possa scendere tutto l'olio.

Mentre le polpette di carne si asciugano su della carta assorbente, prendi un padellino e mettilo sul fuoco. Su questa padella devi mettere una noce di burro e lasciarla sul fuoco finché non si scioglierà.

Il burro in questione sarà utile per insaporire successivamente la salsiccia. Quando quest'ultima sarà rosolata in modo uniforme da tutti i lati, bisognerà riprenderla dal fuoco. Successivamente la devi intiepidire, spellarla e quindi tagliarla a varie fettine.

Durante la preparazione non devi affatto dimenticarti di tutto ciò che riguarda la ricotta. Prendila e lavorala a crema aggiungendola a un uovo. Nella ciotola che contiene la ricotta va aggiunge anche del sale, del pepe e il formaggio grattugiato rimasto. Nota bene: devi mescolare il tutto in modo uniforme per ottenere un composto che unisca tutti gli ingredienti.

Le lasagne vanno lessate in dell'acqua bollente con un po' di sale. Questo passaggio lo devi compiere anche se le sfoglie di pasta che userai non richiedono di essere necessariamente sbollentate, in modo da ammorbidirle un po'.

In questo modo, nelle fasi successive della preparazione, potrai gestire meglio l'inserimento dei vari ingredienti tra gli strati di pasta. Inoltre, la presenza di sfoglie ammorbidite ti aiuteranno a inserirci anche le polpette.

Se ti sei assicurato di avere a portata di mano degli strati abbastanza morbidi, puoi procedere con la creazione della lasagna. Per iniziare, disponi le sfoglie a strati in una pirofila che è stata precedentemente imburrata. Tra le varie sfoglie devi metterti gli ingredienti della lasagna, ma non esagerare. Questo perché la disposizione degli ingredienti va eseguita in modo uniforme e la tua lasagna non sarà buona se una delle pietanze ti finirà prima del completamento della lasagna.

Quindi, in ogni strato mettici un po' di formaggio, sugo, ricotta, polpettine e così via. Se riuscirai a uniformare per bene il tutto, avrai sicuramente fatto un'ottima lasagna di Carnevale.

Quando arriverai all'ultimo strato della lasagna, ci dovrai mettere il formaggio restante, il sugo, e la mozzarella che ti è rimasta. Qui puoi esagerare con gli ingredienti, in quanto la parte superiore della lasagna è quella che viene ammirata per prima facendo nascere l'acquolina in bocca.

A questo punto la tua lasagna è pronta e la devi mettere nel forno preriscaldato per cuocerla a 180° per 20 minuti circa. Non appena la tua lasagna di Carnevale sarà a tutti gli effetti pronta, dovrai estrarla dal forno, farla riposare per qualche minuto e quindi servirla ben calda a tavola.

La bevanda di accompagnamento per la lasagna di Carnevale può essere molto variabile e si spazia da un bicchiere di vino, passando per la birra, senza dimenticarsi di bevande gassate analcoliche: ognuno sceglie in base ai propri gusti!

cannabis legale

Come la cannabis light contribuisce alla lotta contro criminalità organizzata

La liberalizzazione della cannabis light, con la conseguente commercializzazione presso i rivenditori online autorizzati, ha portato gli italiani a soddisfare le proprie necessità senza ricorrere alle sostanze illegali. Tutto questo ha generato un significativo aumento dei sequestri di stupefacenti.

A questo riguardo basta solo citare i 24 arresti avvenuti recentemente fra la Campania e il Lazio che hanno inferto un duro colpo al narcotraffico. L'operazione ha peraltro coinvolto anche uno dei principali esponenti dell'organizzazione criminale campana, Ciro Capasso, già protagonista di altre vicende giudiziali.

Cannabis light: minori profitti per la criminalità organizzata

Negli ultimi tempi Matteo Salvini ha scelto quale nuovo fronte della sua propaganda elettorale la lotta alle droghe, senza fare alcuna distinzione fra quelle leggere e non. La proposta di Salvini è stata di chiudere i canapa shop, equiparando l'attività di questi esercizi commerciali allo spaccio illegale.

La presa di posizione del leader leghista ha di fatto ingenerato una visione errata fra i consumatori, considerando che presso i canapa shop non si trovano stupefacenti, ma prodotti a basso contenuto di THC e con elevato valore di CBD. In questi negozi si possono acquistare principalmente semi di cannabis light, oltre che attrezzi per la coltivazione indoor, abbigliamento realizzato con fibra di canapa e persino alimenti.

Tuttavia per Matteo Salvini la cannabis light continua ad essere sinonimo di droga che "sballa", nonostante l'esistenza di una legge italiana del 2016 che ammette la produzione e la commercializzazione di cannabis light a scopo ricreativo, ovvero con contenuto in THC compreso fra lo 0,2% e lo 0,6%.

La verità, stando ai fatti di cronaca, è ben altra. In effetti è proprio dal commercio di droga illegale che la criminalità riesce a trarre i maggiori maggiori profitti. Alla luce di questa realtà, da più parti è emerso come il narcotraffico subirebbe un duro colpo dalla legalizzazione delle droghe leggere. Alla stessa conclusione è giunta del resto anche la la Direzione Nazionale Antimafia, quando in un comunicato stampa ha ammesso che "nonostante il massimo sforzo profuso dal sistema nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi, si deve registrare il totale fallimento dell’azione repressiva".

Dove acquistare cannabis light legale

Grazie all'apertura dei cannabis shop si è registrata una diminuzione dello spaccio illegale del 14%. I negozi di cannabis light hanno anche contribuito alla diminuzione del fatturato in Campania e nel resto del territorio nazionale, calo stimato a circa 100 milioni di euro. Insomma la cannabis light ha messo chiaramente a dura prova gli affari della criminalità organizzata che non riesce più a poter contare su un mercato fiorente.

L'Europa è destinata a diventare il punto di riferimento per la commercializzazione di cannabis light e l'Italia rappresenta uno dei paesi più promettenti di questo settore in continua espansione. Tuttavia il potenziale italiano è costantemente compromesso dalla cattiva informazione politica o peggio dalla chiusura degli shop di cannabis legalizzata, così come voluto da Matteo Salvini.

Allo stato attuale è possibile acquistare marijuana online nel pieno rispetto delle prescrizioni legislative, ovvero con basso contenuto di THC, il principale principio responsabile dell'effetto psicotropo. Trattasi quindi di un prodotto che non svolge effetti equiparabili a quelli della marijuana illegale, ma che al contrario offre tutta una serie di benefici a carico dell'organismo.

I prodotti a base di cannabis light devono essere scelti con la massima attenzione, pertanto occorre puntare solo su quelli certificati, sicuri e ammessi dalle legge. I rivenditori seri e autorizzati offrono tutte le informazioni a riguardo per compiere un acquisto consapevole.

Caponata napoletana

Ricetta della caponata napoletana

La Caponata napoletana, tra le più famose ricette tipiche della tradizione partenopea.

Un piatto dalle tradizioni antiche, realizzato con materie prime tipiche campane, dedicato a chi ama i sapori tipici del meridione.

Gli ingredienti per quattro persone

Nella versione classica della Caponata Napoletana, le acciughe 15 circa sono indispensabili.

Sebbene in molte versioni della caponata le alici spesso non appaiono, personalmente ritengo che non si possa parlare di piatto tipico, napoletano in assenza di alici marinate, almeno secondo quanto mi riporta mia nonna, le altre versioni non posso che definirle rivisitazioni semplici della Caponata.

Al fine di raggiungere l’effetto desiderato, è bene che le alici siano adeguatamente pulite e divise a metà e per svolgere quest’operazione è necessario fornirsi di un buon coltello da cucina, l’operazione di pulizia infatti potrebbe rivelarsi meno facile di quanto si crede.

Le Freselle, Se non hai assaggiato una fresella napoletana, non puoi dire di essere stato a Napoli, pertanto quindi si raccomanda l’utilizzo di freselle di grano duro, maggiormente resistenti da non bagnare eccessivamente in fase di lavorazione.

Pomodorini, da tagliare a spicchi possibilmente a 4 o più pezzi. Melanzane sott’olio fatte in casa. Attenzione! La melanzana sottolio possibilmente deve essere piccante. Non eccessivamente, ma quanto basta per rinnovare il sapore della melanzana. Per ricreare il giusto effetto è anche possibile aggiungere un peperoncino al barattolo di vetro acquistato per qualche giorno, se non si ha il tempo di fare le melanzane sott’olio fatte in casa.

Olive verdi circa 100 grammi e 6 cucchiai circa di olio nostrano.

Poi chiaramente Sale, Pepe, Aglio.

La difficoltà di preparazione della caponata napoletana è bassa, la principale difficoltà infatti sta nel reperire gli ingredienti tipici partenopei, senza accontentarsi di prodotti di seconda scelta, se non si vuole un piatto di seconda scelta.

Preparazione

Importante è separare gli ingredienti principali, cosi da poterli dosare gradualmente in fase di preparazione. Adesso prendere una parte delle alici già pulite, sminuzzarle nel pomodoro già tagliato e condire il tutto con olio e sale, lasciando riposare il tutto per circa 5 minuti. È importante lasciare una parte delle alici intere, cosi da portele usare in fase di decorazione dell’a caponata napoletana.

A questo punto, bagnare le freselle senza esagerare, ricordando che queste continueranno ad ammorbidirsi anche dopo averle bagnate. Quindi attenzione a non esagerare con l’acqua.

A questo punto potete iniziare a coprire le freselle che avete fatto riposare nel piatto, con i pomodorini precedentemente preparati, una volta distribuiti adeguatamente sulla fresella, fate lo stesso con le melanzane sott’olio. Se non avete esagerato in precedenza con l’acqua nella fresella, quest’ultima dovrebbe riuscire a mantenere la propria forma e la propria fragranza senza rompersi.

Terminata questa fase, aggiunte anche le melanzane sott’olio già tagliate a listarelle, è possibile aggiungere le olive a volontà.

A questo punto, se avete lasciato spazio senza esagerare con le olive, potete riprendere le alici marinate già pulite che avete lasciato da parte intere, e potete iniziare a realizzare la vostra composizione.

Personalmente, anche per una questione di spazio, consiglio il posizionamento delle alici a stella, in modo che solo un’estremità si tocchi con tutte le altre. La dislocazione delle alici in questo modo è funzionale per diversi aspetti. In primo luogo sarà più facile fare le diverse porzioni, così da poter dividere adeguatamente la dose, in secondo luogo, nel fare la divisione, sarà possibile lasciare integra almeno un’alice di quelle posate sulla fresella, lasciando anche all’occhio la propria parte.

Sperando che la ricetta sia di vostro gusto, e che non abbiate esagerato con l’acqua sulle freselle probabilmente uno dei passaggi più difficili, proprio perché apparentemente semplici, vi auguro un buon appetito.

Cosa fare in un giorno ad Ischia

Cosa fare in un giorno ad Ischia

Ischia è un'isola relativamente grande con sei diversi comuni presenti. Non è facile visitare l'intera isola in un giorno, è piú possibile su isole più piccole come Capri o Procida, ci vorrebbe almeno una o due notti da passare sull'isola per poter vedere tutti i punti salienti.

Detto questo, se hai solo un giorno a disposizione e vuoi goderti la bellezza di Ischia, ecco come pianificare la tua giornata:

Ecco i nostri tre itinerari consigliati per una giornata a Ischia che puoi personalizzare secondo il tuo stile e il tuo ritmo.

Itinerario 1: Le terme.

Le sorgenti termali di Ischia sono uno dei punti forti dell'isola, con proprietà curative, splendidi giardini e tratti di spiaggia. Certo, non sarai davvero in grado di dire che hai visto gran parte dell'isola, ma passare la giornata in uno dei meravigliosi centri termali è un modo indimenticabile di goderti il ​​meglio che l'isola ha da offrire.

Le terme termali più belle sono Negombo e Poseidon. Entrambi sono deliziosi, ma preferiamo Negombo per i suoi eccellenti caffè e ristoranti e giardini lussureggianti. Indipendentemente da ciò, una giornata trascorsa in entrambi è un piacere.

Entrambi sono a circa 30 minuti dal porto.

Ad ogni modo se non desiderate passare l'intera giornata alle terme, ricordate che ci sono centri termali a Napoli se prendete successivamente il traghetto. QUI CI SONO gli orari dei traghetti per Ischia.

Una volta arrivato al porto di Ischia, puoi prendere l'autobus per andare in una delle sorgenti termali scekte. Dato che il tuo tempo è limitato e desideri sfruttare al massimo ogni momento sull'isola, prendere un taxi può essere l'opzione migliore

Itinerario 2: Alla scoperta di Ischia Porto e Ischia Ponte

Passeggiare tra queste due pittoresche città costiere è un modo adorabile di trascorrere la giornata in primavera o in autunno, quando le temperature sono miti e camminare è un piacere. Una volta sbarcati dal traghetto a Porto d'Ischia, attraversa il centro e percorri Via Roma fino a Piazza degli Eroi. Qui, fermati al punto di riferimento Bar Calise per un caffè e poi prosegui per Ischia Ponte, il villaggio più antico di Ischia. Esplora le sue tranquille stradine e la classica architettura mediterranea, quindi fermati per una visita all'imponente Castello Aragonese.

Visita il Castello Aragonese

Questo storico castello è situato su un'isoletta collegata a Ischia da una lingua stretta di terra. Il castello è aperto tutti i giorni e i biglietti costano 10 euro. È un grande complesso e dovrete camminare per circa 2 ore (per 2 km) per visitare tutto.
Dopo aver visitato il castello, rilassati a pranzo in uno dei ristoranti vicini come Ciccio , Cocò o Al Pontile .

Se hai ancora del tempo libero prima del tuo ritorno in traghetto, prendi un autobus per il villaggio di pescatori di Sant'Angelo, uno degli angoli più pittoreschi di Ischia. Avrai bisogno di circa tre ore per raggiungere la frazione, fare una passeggiata e tornare a Ischia Porto (l'autobus impiega 45 minuti).

Itinerario 3: L'isola in scooter

Per vedere al meglio Ischia in un giorno, la cosa migliore è noleggiare uno scooter (se avete esperienza alla guida).

A Ischia Porto ci sono diverse agenzie di noleggio auto e scooter dove attraccano i traghetti e il costo del noleggio di uno scooter per un giorno è di circa 30 euro (dipende dalla stagione).

Dal porto, è facile seguire la strada che costeggia la costa intorno all'isola, fermandosi alle attrazioni lungo il percorso.

Consigliamo:

  • Centro storico di Forio e Chiesa di Santa Maria del Soccorso
  • I giardini della Mortella
  • Il villaggio di pescatori di Sant'Angelo
  • Il Castello Aragonese

Con l'indipendenza di uno scooter, puoi anche fermarti a nuotare in una delle ampie e comode spiagge lungo i Maronti o nelle calde acque della Baia di Sorgeto . Puoi anche immergerti nelle sorgenti termali e nel fango termale alle Terme di Cavascura .

Macchine fotografiche in viaggio

Macchine fotografiche in viaggio: il boom di turisti giapponesi in Campania

La macchina fotografica è un oggetto che non può mancare nelle case delle persone. Permette infatti di immortalare un momento, conservare un’immagine di giornate importanti. Le macchine fotografiche però sono utilizzate soprattutto durante i viaggi e le gite fuori porta, quando si ha l’occasione di vedere posti e monumenti che probabilmente non torneremo a vedere una seconda volta.

Girano per le strade della Campania è possibile vedere infatti il boom di turisti Giapponesi con le loro macchine fotografiche. Pensate che nel solo 2019 sono stati oltre 4 milioni i giapponesi che hanno visitato le città d’arte italiane, portando una somma di denaro che va oltre i 949 milioni di euro.

Come tutti i turisti la macchina fotografica non può assolutamente mancare. Un oggetto prezioso e assolutamente personale. Si sa che le migliori fotografie vengono fatte dalle migliori macchine, perciò se anche tu stai organizzando il tuo viaggio, ti consiglio di valutare un modello di buona qualità e che ti durerà nel tempo.

Circa l’80% dei viaggiatori giapponesi che arrivano in Italia si fermano nella Lombardia, nella Campania, nel Veneto, nel Lazio e nella Toscana.

Perché scegliere una macchina fotografica di buona qualità

Recentemente la mia macchina fotografica l’ho acquistata su www.macchinafotograficatop.it. Questo perché ho voluto fare una scelta sensata e ragionata. Ho sempre ritenuto che per questo genere di oggetti è meglio spendere qualche decina di euro in più ma avere tra le mani una macchina che può fare belle fotografie, che sia allo stesso tempo resistente e destinata a durare per diversi anni.

Ci sono diversi modelli di macchine fotografiche in commercio e adatte a tutte le tasche. Alcuni modelli offrono una buona qualità d’immagine ma hanno funzioni molto basilari. Altri modelli invece offrono differenti caratteristiche extra e questo fa aumentare inevitabilmente il costo, però è possibile per esempio come nel caso delle reflex impostare manualmente i parametri così da poter fare uno scatto in linea con i propri gusti ed esigenze.

Una macchina fotografica di buona qualità ha una maggior resistenza alla polvere e può resistere anche in caso di pioggia. Due criteri per me assolutamente primari se consideriamo che la macchina fotografica ci segue nei nostri viaggi anche all’estero.

Prima di tutto devi individuare il modello che fa al caso tuo. Vediamo i più importanti:

  • Macchine fotografiche compatte: sono le piccole fotocamere, perfette se non cerchi la massima qualità ma un risultato soddisfacente, però prediligi il fatto che è leggera e soprattutto tascabile. Costano poco e sono semplici, non devi infatti imparare a impostare tempi e diaframmi. Vanno bene per qualsiasi fascia di età.
  • Bridge: queste macchine fotografiche sono una via di mezzo tra una compatta e una reflex. Non costano molto ma puoi scattare fotografie sia in automatico che impostando i parametri manualmente. Di solito l'escursione focale è buona ed è possibile iniziare a sperimentare in maniera un po' più seria il mondo della fotografia.
  • Reflex entry level: sono delle reflex abbastanza economiche. Abbinandolo per esempio a un'ottica versatile è possibile farci praticamente di tutto. Ti permette di apprendere davvero la tecnica fotografica prima di passare a reflex più professionali.
  • Reflex professionali e semiprofessionali: Questi modelli hanno un prezzo abbastanza più elevato. Si tratta di apparecchi incredibili dal punto di vista tecnico e qualitativo. Non sono adatte alle persone che non sanno utilizzare una macchina fotografica perché possono diventare un vero e proprio incubo e scattare fotografie di qualità diventa complicato.

7 buone ragioni per fermarsi a Napoli

7 buone ragioni per fermarsi a Napoli

Napoli è una città davvero magica, ricca di storia, cultura, tradizioni, una meta turistica davvero importante e molto amata sia dagli Italiani che dai turisti stranieri. Ma quali sono i motivi per visitare questa incredibile città? Ecco 7 buone ragioni per fermarsi a Napoli.

Cristo Velato

A livello culturale Il Cristo Velato è una delle opere più interessanti e particolari che si possono rimirare nel capoluogo campano. Si racconta che il velo che cela il suo volto sia stato in tempi remoti di stoffa e che si sia poi trasformato in pietra grazie ad un liquido dalle proprietà molto singolari, creato dal Principe di San Severo. Esso si trova nella Cappella di San Severo, luogo davvero singolare circondato da un alone di mistero. 

Museo Archeologico

Altro luogo da non perdersi è il Museo Archeologico di Napoli, ricco di opere significative, che indubbiamente meritano di essere viste almeno una volta nella vita. Esso contiene alcuni dei preziosi reperti ritrovati a Pompei, alcuni oggetti risalenti al periodo delle civiltà di Greci e Romani, oltre che alcuni pezzi dedicati al tema dell'erotismo.

Duomo

Gli appassionati di Chiese e di Storia non possono perdersi il Duomo del capoluogo campano, luogo incentrato al culto di San Gennaro, una delle figure cristiane più importanti della città. All'interno del Duomo si trovano la Cappella ed il Tesoro dedicati al santo patrono, reperti davvero preziosi e significativi per i napoletani che credono molto nella figura del Santo e hanno un legame stretto con lui.

Il Duomo è anche il luogo dove ogni anno a Settembre, durante il giorno di San Gennaro, il Santo Patrono compie il miracolo sciogliendo quello che era il suo sangue all’interno della famosa ampolla.

Shopping e Galleria Umberto I

Per gli amanti dello shopping e delle passeggiate un giro in centro non può di certo mancare. Qui potrete imbattervi nella Galleria Umberto I, che per alcuni suoi caratteri ricorda un vero e proprio monumento. Molto caratteristici il suo tetto e la sua cupola in vetro, un vero capolavoro dell'architettura. Grazie a questi il luogo è inondato per gran parte della giornata di luce.

Lungomare e Castel Dell’ Ovo

Coloro che apprezzano in particolar modo il calore del sole ed il profumo del mare non possono sottrarsi ad un giro presso il Lungomare di Napoli, dove è possibile visitare Castel dell'Ovo. Esso è stato costruito durante il dodicesimo secolo e inizialmente era destinato al culto pagano.
Da alcuni anni questa strada è stata pedonalizzata ed è divenuta una passeggiata irrinunciabile da parte dei visitatori ma anche da parte degli stessi napoletani.

Folclore

Un altro motivo per fermarsi a Napoli è poter respirare l'aria delle sue strade, dove si respira un'atmosfera particolare e dove si può stare a stretto contatto con un popolo caldo e gioviale

Cibo

Come non assaggiare poi le prelibatezze tipiche che questa città propone? Dalla classicissima pizza a dolci quali le sfogliatelle! Ma non solo, il patrimonio enogastronomico partenopeo va arricchendosi giorno dopo giorno.

Per quanto riguarda i dolci abbiamo accennato la celebre sfogliatella,poi ci sono i famosi babà, la pastiera, ma vanno aggiugendosi di volta in volta nuovi dolci e nuove versioni di quelli già esistenti grazie alla creatività dei pasticcieri napoletani. Tra le ultime recenti creazioni si segnala la “palla di neve” inventata dalla pasticceria Poppella e lo “Sfoglia Babà” un mix appunto tra la sfogliatella e Babà in un unico dolce.

Per una visita accurata la cosa migliore è soggiornare in città per tre o più giorni. Per farlo potrete appoggiarvi in un bb al centro antico.

In questo modo potrete dormire in una zona dove sono concentrate le maggiori attrazioni e luoghi di interesse della città

frittata di maccheroni napoletana

5 piatti della tradizione campana da provare almeno una volta nella vita

Viaggiare in Campania significa immergersi in un incantevole mondo fatto non solo di straordinari paesaggi naturali, ma anche di sapori intensi e unici. Il cibo della tradizione campana è in grado di soddisfare tutti i palati, anche quelli più esigenti e raffinati. Sono davvero numerose le ricette tipiche che testimoniano l'amore per la terra e la passione per la cucina, oltre che rappresentare vere e proprie testimonianze culturali che si tramandano nel tempo.

Questo articolo racchiude i piatti tipici della Campania più apprezzati. Sono state appositamente selezionate le ricette di primi e secondi che raccontano la tradizione della ragione.

Il ragù napoletano

Il ragù è sinonimo di Campania e più nello specifico di Napoli. Viene preparato in casa specialmente durante i pranzi domenicali a partire dalle prime luci del giorno. Percorrendo Napoli sarà facile avvertire un profumo di ragù che si diffonde lungo le vie delle città, e che trasmette un’immediata sensazione di casa, famiglia e amore. Il ragù è il condimento tipico per i primi piatti a base di pasta e che spesso viene consumato per fare la scarpetta con fette di pane fresco e fragrante. Inoltre viene usato in abbinamento a puntine di maiale, nervetti o involtini di carne. Il ragù riunisce le famiglie di Napoli e rappresenta una vera tradizione locale a cui ogni campano non riesce dire no.

L'impepata di cozze

Altro piatto della tradizione campana ricco di gusto e dal profumo inebriante è sicuramente l'impepata di cozze, realizzata solo con due ingredienti, le cozze e il pepe. Condita con limoni freschi, tagliati in quattro parti, l'impepata è il classico esempio di come una preparazione così semplice possa primeggiare su tante altre molto più complesse ed elaborate. Questo piatto viene realizzato soprattutto per allietare le tavole estive, in compagnia di amici e parenti.

La pasta lardiata

Campania è anche Lardiata, ricetta di origine napoletane a base di ziti, mezzanelli, paccheri o maccheroni lardiati. Nota anche come allardiata, rappresenta una ricetta da provare assolutamente una volta giunti in Campania. Viene preparata sia in casa che presso i numerosi ristoranti del posto e si caratterizza per il sapore avvolgente. Questo piatto succulento oltre alla pasta prevede pomodori, lardo, aglio, peperoncino e il tocco del pecorino grattugiato. Attenzione massima per il lardo che deve essere ridotto sotto forma purea usando un coltello adeguato e i pomodorini cotti al punto giusto puntino.

La frittata di maccheroni

Nell'ambito dei primi piatti campani uno posto di assoluto rilievo è anche occupato dalla celebre frittata di maccheroni, piatto molto estivo e anche da asporto che viene spesso preparato per riutilizzare la pasta preparata erroneamente in eccesso a pranzo. Questa ricetta, molto comune in tante case campane, è anche quella preferita durante le scampagnate, le gite fuori porta e le giornate a mare. Una vera e propria bontà per il palato che offre il vantaggio di potere essere consumata, e di presentarsi persino più buona, senza doverla riscaldare.

La salsiccia con friarielli

Infine merita sicuramente una segnalazione la salsiccia con friarielli, quest'ultimi lessati, scolati e ripassati, oppure semplicemente saltati in padella con spicchio di aglio e olio. Questo piatto è uno di quelli maggiormente consumati in tutte le parti della Campania e che forse, più di tanti altri, esprime la vivacità e la passione di questa regione. Le salsicce con friarielli si rivela un abbinamento perfetto a cui sarà molto difficile resistere e non chiedere un bis.

Museo Archeologico di Napoli Campania

I musei della Campania che non puoi perderti

Napoli e le altre città della regione vantano un patrimonio artistico, storico e culturale di grande valore. Le principali opere di artisti italiani e straniere sono custodite all'interno dei musei più importanti della Campania, tra cui si annoverano il Museo archeologico nazionale di Napoli, il Museo archeologico dei campi Flegrei e il Museo storico di Nola. Ecco una breve descrizione e le informazioni pratiche aggiornate per organizzare la visita a uno o più dei musei presenti nell'elenco che segue.

Museo archeologico nazionale di Napoli

Il Museo archeologico nazionale di Napoli è ospitato dal Palazzo degli Studi, costruito nella seconda metà del XVI secolo e convertito a museo alla fine del Settecento. Sono tre le principali sezioni del Museo archeologico del capoluogo campano: la collezione Farnese, la collezione pompeiana e la collezione egizia. Prima dell'Unità d'Italia, il Museo era conosciuto con l'appellativo di Real Museo Borbonico, in onore della nobile famiglia dei Borbone. Al suo interno è presente anche la statua realizzata da Antonio Canova che ritrae Ferdinando I.

  • Indirizzo: piazza Museo Nazionale 19, Napoli
  • Orari di apertura e chiusura: 9:00 - 19:30 (lunedì, mercoledì, domenica)
  • Sito web: www.museoarcheologiconapoli.it
  • Numero di telefono: 081 4422149
  • Biglietti: € 18,00 intero, € 2,00 ridotto

Museo archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia

Il Castello aragonese di Baia, presso il comune di Bacoli, ospita il Museo archeologico dei Campi Flegrei. La location non è casuale, infatti il Castello occupa una posizione centrale in relazione all'area degli scavi archeologici. Le principali sezioni del Museo sono: Puteoli, Rione Terra, Baia, Misenum e Liternum. Una delle attrazioni più importanti del Museo dei Campi Flegrei è costituita dal Sacello degli Augustali, conservato all'interno della sezione Misenum. Oltre al Sacello di Miseno, un'altra attrattiva degna di nota è il Ninfeo di Punta Epitaffio.

  • Indirizzo: via Castello 39, Bacoli
  • Orari di apertura e chiusura: 9:00 - 14:20 (da martedì a domenica)
  • Sito web: www.pafleg.it
  • Numero di telefono: 081 19936289 o 081 5233797
  • Biglietti: € 4,00 intero, € 2,00 ridotto

Museo storico archeologico di Nola

Il Museo storico archeologico di Nola custodisce i reperti storici della nota località situata nella provincia di Napoli. Il percorso iniziale ha per oggetto la sezione preistorica. C'è poi la sezione dedicata alla nascita di Nola, che viene fatta risalire a un arco di tempo a cavallo tra VII e VI secolo prima della nascita di Cristo. La visita al Museo prosegue con la sezione della Città dei Cavalieri, dove viene introdotto il popolo dei Sanniti. Al primo piano si trovano i reperti della archeologici della villa di Augusto rinvenuti presso la località Somma Vesuviana.

Museo archeologico territoriale della Penisola Sorrentina

Il Museo archeologico territoriale della Penisola Sorrentina è dedicato a Georges Vallet, noto archeologo francese. In esso sono contenuti tutti i più importanti reperti archeologici rinvenuti durante le operazioni di scavo presso la Penisola Sorrentina. Il Museo, ospitato al primo piano di Villa Fondi, è costituito da due sale. Nella prima sono esposti al pubblico i resti delle necropoli di Sorrento e Vico Equense. La seconda sala ospita invece si occupa di far conoscere la formazione di Surrentum, presentando una carta topografica aggiornata.

Museo archeologico dell'Agro Atellano

La prima apertura al pubblico del Museo archeologico dell'Agro Atellano risale ai primi anni Duemila (2002). In origine, l'edificio che ospita l'attuale Museo svolgeva la funzione di carcere mandamentale. Sono tre i piani su cui si sviluppa la proposta del Museo dell'Agro Atellano. Al piano terra vi è la ricostruzione dettagliata di una necropoli datata al III-IV secolo. Al primo piano invece ci sono reperti che risalgono fino all'età del Bronzo. Il secondo e ultimo piano è dedicato alle mostre temporanee degli scavi più recenti svolti sul territorio.

Museo archeologico dell'Antica Calatia

Inaugurato nell'anno 2003, il Museo archeologico dell'Antica Calatia ha sede nel Casino di Starza Penta, uno degli edifici di principale interesse storico e artistico di cui il comune di Maddaloni può fregiarsi agli occhi dei suoi visitatori. Nei due piani del Museo sono esposti i reperti archeologici della necropoli di Calatia, databili tra l'VIII secolo a.C. e la fine dell'Impero romano.

Museo archeologico dell'Antica Capua e Mitreo

Il Museo archeologico dell'Antica Capua e Mitreo custodisce i resti degli scavi compiuti nel secolo scorso all'interno del comune di Santa Maria Capua Vetere. In totale sono presenti dieci sale (nel prossimo futuro è in progetto l'ampliamento della struttura). Non lontano dal Museo archeologico dell'Antica Capua si trova il Mitreo, un edificio dedicato interamente al culto della divinità persiana Mitra.

Museo archeologico di Teanum Sidicinum

Il Museo archeologico di Teanum Sidicinum, l'odierna Teano, si pone come punto di riferimento per la conoscenza della popolazione italica che a partire dal VI secolo a.C. sviluppò un'interessante cultura figurativa. Uno dei tratti distintivi della popolazione che occupava l'antico territorio di Teanum Sidicinum era la conoscenza della lingua osca, la stessa parlata dai Sanniti. Due le sezioni principali del Museo: l'età delle città e l'età dei villaggi.

Sala espositiva presso il Castello Ducale di Sessa Aurunca

La Sala espositiva del Castello Ducale, sito nel comune di Sessa Aurunca, ospita i reperti rinvenuti nel corso degli scavi archeologici eseguiti dalla Soprintendenza Archeologia della Campania tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. L'attrazione principale è costituita dalla statua bicolore raffigurante la cognata dell'imperatore romano Adriano, Matidia Minore.

  • Indirizzo: piazza Castello Ducale, Sessa Aurunca
  • Orari di apertura e chiusura: 9:00 - 13:00 (lunedì, martedì, giovedì, venerdì, sabato, prima domenica del mese), 15:00 - 19:00 (martedì, giovedì, sabato, ultima domenica del mese)
  • Sito web: non disponibile
  • Numero di telefono: 0823 936455
  • Biglietti: ingresso gratuito

Rolex cosa sono e perché sono tra i più rubati

Rolex: cosa sono e perché sono tra i più rubati

Quando si parla di furti tutto il mondo è paese. Hai città più o meno sicure, questo è vero. Però capitano in tutti i comuni episodi di furto. Avvengono nelle famiglie, tra amici o a danno di sconosciuti. I furti possono avvenire entrando in casa di un persona oppure per strada, con varie tecniche differenti.

Subire un furto è sempre una cosa che segna, non importa il valore dell’oggetto. E’ il fatto di sentirsi privato della propria intimità e che la vita è stata messa, più o meno concretamente, in pericolo.

Nei supermercati vengono rubati soprattutto frutta, verdura, shampoo e tonno in scatola. Almeno stando alle statistiche. Tra le cose più rubate nelle macchine troviamo il cibo, il navigatore, lo smartphone, la radio, le scarpe, gli occhiali da sole, il portafoglio, i cerchi e le gomme.

E quando si cammina per strada? I furti quando si passeggia non sono poi così rari, specialmente se si vive o si passa per un quartiere poco sicuro. Tra gli oggetti più rubati, specialmente a Napoli, troviamo senza dubbio l’orologio, se è un Rolex il rischio di furti aumentano. C’è poi il portafoglio, eventuali anelli, collane, bracciali, pendenti oppure scarpe, giacchetti e smartphone.

Il rolex specialmente a Napoli è l’orologio più rubato. Probabilmente avete sentito parlarle della banda che fino a pochi mesi fa scippava le persone per strada rubando rolex. Purtroppo non è una cosa poi così rara e sono molte le persone che cadono vittime di tali circostanze.

I rolex sono tra gli orologi da polso più amati e pregiati. Vengono prodotti gli orologi in oltre cento paesi, con una produzione annuale di circa 1 milione di pezzi. Si sa bene che si tratta di una marca di orologi di lusso. I prezzi vanno a rialzo ma la qualità di un rolex è indubbia.

Il rolex viene infatti prodotto con materiali di ottima qualità ed è questo il principale motivo del suo costo alto. Ogni rolex poi possiede un movimento perfetto, sfrutta cronometri certificati svizzeri.

I rolex più economici costano circa 6000 euro. Ci sono poi i modelli più cari, come il Day Date per esempio, che arrivano a costare 52 mila euro circa. Si tratta comunque di modelli unici, realizzati in platano e brillanti. Di media un rolex vale tra i 7000 e i 12000. I prezzi li puoi vedere su orologi da uomo su www.orologiuomotop.it.

Non è difficile capire perché il rolex è sicuramente tra gli orologi più rubati. Ma come proteggersi da queste circostanze?

Prima di tutto dovresti evitare di indossarlo quando cammini per strada, specialmente in quartieri poco sicuri. Quando lo lasci in casa invece, conservalo all’interno di una cassaforte con combinazione e ben nascosta.

Nella cassaforte va riposta anche la garanzia, così come scatola originale. Meglio non permettere agli ipotetici ma non improbabili ladri di trovare tutto il corredo completo.

La discrezione quando si tratta di indossare oggetti di valore è al primo posto. Purtroppo i mal intenzionati sono sempre dietro l’angolo e una persona abituata a rubare sa riconoscere anche da lontano un rolex e il suo valore. Potresti perciò diventare vittima di questa spiacevole circostanza e trovarti privato di un oggetto dal grande valore economico e spesso anche affettivo.

Mele annurche

Mele annurche della Campania: aiutano contro la calvizia

Il problema della calvizia è piuttosto comune tra gli uomini. Con l’avanzare dell’età infatti i capelli tendono a farsi più sottili e a cadere in quantità superiori rispetto a quelle fisiologiche. Come ci spiega www.stopcaduta.it.

Non si tratta di una malattia, ma di un sintomo. Devi infatti considerare che i capelli hanno un preciso ciclo di vita ed è suddiviso in tre fasi e queste sono regolate dall'attività del follicolo pilifero. Quando queste cellule proliferano siamo nella fase anagen e dura tra i 2 e i 7 anni. Questa grande differenza di tempo dipende da fattori ormonali ed ereditari. C'è poi la fase catagen, che è il periodo in cui si arresta gradualmente l'attività follicolare e dura circa 2 o 3 settimane. Infine troviamo la fase Telogen, dove vi è un periodo di riposo del follico che precede la caduta dei capelli. Dura circa 2-3 settimane. Dopo la caduta del capello in condizioni normali il follicolo si riattiva ed ecco che riparte con la fase anagen.

Le cause che provocano la caduta dei capelli sono diverse. Già durante l'età avanzata è normale vedere che i follicoli piliferi subiscono una involuzione, così come gli ormoni sessuali maschile giocano secondo gli esperti un ruolo fondamentale. Tra le altre cause troviamo una predisposizione genetica, un periodo particolarmente stressante o infiammazioni locali.

La diagnosi dell'alopecia deve essere svolta da un medico. E' altamente sconsigliato infatti fare un'auto-diagnosi. Il rischio è quello di catalogare la perdita di capelli patologica come un periodo passeggero per via dello stress o l'alimentazione. Il medico invece effettuando l'analisi del pelo si rende conto se è davvero un momento passeggero oppure se si tratta di alopecia androgenetica.

Esistono diversi tipi di trattamenti per l'alopecia androgenetica, però è necessario intervenire già dai primi sintomi. In questo caso ci sono farmaci da somministrare localmente per stimolare il follicolo pilifero. Per le donne i farmaci da utilizzare sono differenti e sono a base di progestinici o estrogeni da applicare sempre localmente.

Tra le altre soluzioni prese in considerazione troviamo il trapianto di capelli, il quale però non è sempre efficace. Può esserlo ma solo se è stato risolto il problema alla base, cioè è stata individuata la causa.

Degli studi interessanti in realtà arrivano anche dal campo naturale. Il Dipartimento di Farmacia della Federico II ha fatto recentemente una importante scoperta nel settore. Ha scoperto infatti che un frutto tipico campano può contrastare l’alopecia. Si tratta della mela annurca.

Già lo sappiamo da tempo che le mele sono importantissime per la nostra salute. Però fino a oggi non era stato portato in evidenza che potesse portare dei risultati anche per quanto riguarda la caduta dei capelli patologica, cioè l’alopecia.

Si tratta infatti di una assoluta novità e la tesi è stata sostenuta dal direttore del dipartimento universitario, Ettore Novellino. Insieme al suo gruppo di ricercatori ha scoperto che la mela annurca, che cresce nella regione Campania, ha un’elevata concentrazione di procianidina B2, superiore rispetto ad altre tipologie di mele.

Questa vitamina secondo gli studi può contrastare il progressivo diradamento dei capelli tanto negli uomini quanto nelle donne. Assumendo regolarmente questo tipo di mele i capelli sono protetti dai danni dovuti anche dagli ossidanti presenti nell’ambiente.

La mela di per se fa bene, però per poter assumere le giuste quantità di questa vitamina la scelta più opportuna è far uso degli integratori nutraceutici. Il principio attivo viene ricavato proprio da questa tipologia di mela. E’ possibile comprarli sia nelle farmacie del Lazio che della Campania. Non mancherà molto che tali prodotti saranno disponibili in tutta Italia.

Robot per la casa

Robot per la casa, perché sono utili e il boom di vendite in Campania

Complice la quarantena che sta affliggendo tutto il mondo, sembra che nelle ultime settimane vi è stato un vero e proprio boom di vendite nella Campania per quanto riguarda i robot per la casa. I motivi principali sicuramente sono due.

Il primo è una questione di igiene e salute. Mai come in questo periodo storico siamo stati consapevoli di quanto è importante mantenere la casa sempre pulita. La presenza del coronavirus ci ha reso a tutti molto più consapevoli del rischio di avere superfici non correttamente igienizzate. Di come possiamo trasportare in casa, semplicemente uscendo a fare una passeggiata, nemici invisibili che si depositano e dopo in un secondo momento possono contagiarci.

Grazie ai comodi robot per la casa è possibile automatizzare parte di questo lavoro e soprattutto rimuovere a fondo lo sporco. Un’aspirapolvere moderna è munita di un filtro pensato per assorbire e trattenere anche gli acari della polvere. Il pavimento perciò resta pulito e privo di sporcizia. Dopo non devi far altro che lavarlo con acqua e candeggina o altri prodotti che sterilizzano e uccidono qualsiasi virus.

Il secondo motivo per cui sempre più persone stanno ordinando online le aspirapolveri è che adesso c’è decisamente molto più tempo per pulire e tutti quegli acquisti rivolti alla casa fino a oggi rimandati, possono essere fatti.

Personalmente, pur non vivendo in Campania, anche io ho comprato un nuovo robot per la casa, è stato recensito dal sito www.migliorobotaspirapolvere.it e dopo un’attenta valutazione ho optato per il suo acquisto.

I vantaggi di un robot aspirapolvere

Ok, passiamo adesso ad analizzare i vantaggi di un robot aspirapolvere. Perché dovresti acquistarlo anche tu?

  • Oggi come oggi è possibile trovare robot per pulire casa a prezzi davvero concorrenziali. Se prima i costi parecchio a rialzo impedivano a tutti di comprarne uno, oggi in commercio se ne trovano di tutti i tipi, dai più semplici ed economici ai più complessi e costosi.
  • Puoi pulire a fondo la tua casa. Con la classica scopa e cassetta rimuovi parte dello sporco, ma tanto viene solo spostato e ridistribuito all’interno dell’ambiente. Inoltre polveri fini e allergeni restano nell’aria. La scopa elettrica se munita dell’apposito filtro (ormai quasi tutte lo hanno) ti permette di eseguire una pulizia completa dell’ambiente.
  • Con un robot per la pulizia professionale puoi anche lavare il pavimento. Questi modelli sono muniti di un contenitore per l’acqua, perciò costano un po’ di più e hanno un peso e un ingombro superiore, ma sicuramente possono esserti di grande aiuto nella gestione delle pulizie.
  • Con un’aspirapolvere non pulisci solo il pavimento. Grazie agli appositi ricambi puoi anche pulire i divani, i tappeti, le superfici come i tavoli (quando puoi staccare l’asta e ottenere così un pratico aspirabriciole). Questo ti permette di risparmiare ulteriormente tempo.
  • Alcuni modelli di robot per la pulizia sono automatici. Cioè non devi essere tu a governare il robot ma lo programmi e lui da solo si avvierà per iniziare pulire il pavimento in totale autonomia, raggiungendo tutti gli angoli della casa e senza colpire i mobili. In base al modello che acquisti la batteria può avere una durata superiore o inferiore e il robot quando le pulizie sono terminate o si bloccano da soli dove finiscono la pulizia o tornano alla propria base per porsi un’altra volta in carica.

Oggi come oggi è davvero fondamentale avere in casa un robot per le pulizie domestiche, che ti aiuta a velocizzare il processo e soprattutto a mantenere la casa davvero pulita.

La costa di Amalfi, in Campania

Le location più belle da visitare ad Amalfi

Stai organizzando una visita nella splendida Amalfi? Sei nel posto giusto. Ecco qualche valido spunto per non perderti il meglio di questa suggestiva località campana.

La cittadina di Amalfi e la sua Cattedrale di Sant'Andrea

La prima tappa fondamentale da cui partire se quello che si desidera è visitare la cittadina di Amalfi, situata nella regione della Campania, è sicuramente la Cattedrale di Sant'Andrea. La chiesa è collocata in particolar modo in fondo ad una lunghissima rampa di scale e per questo domina l'intera piazza principale di Amalfi. La Cattedrale di Sant'Andrea viste le sue particolari caratteristiche, sembra ricordare le moschee nord-africane, conservando però allo stesso tempo lo stile delle chiese classiche situate più verso nord.
La Fontana di Sant'Andrea è un'altra delle altre bellezze da visitare ad Amalfi, anche se spesso tende a passare un pò inosservata. Si tratta però di un pezzo d'arte magnifico nonché di grande importanza storica dedicata allo stesso santo della cattedrale, Andrea. La fontana è stata raffigurata con sculture di vero e proprio pregio.

Cosa vedere ad Amalfi tra rioni, musei e note piazze

Tra i vari Rioni più caratteristici della città di Amalfi, compare quello di Vagliendola. All'interno infatti è possibile ancora ad oggi trovare vecchie abitazioni aristocratiche detto case turrite, grazie al fatto che il rione è stato davvero ben conservato nel corso degli anni. Da qui si può inoltre decidere di incamminarsi verso l'albergo dei Cappuccini o meglio conosciuto come il vecchio Convento di San Pietro della Canonina.
Una volta giunti al rione è possibile anche visitare la Piazza dello Spirito Santo dove è collocato il famigerato Museo della Carta. Proprio qui infatti sono state raccolte le macchine specializzate nella produzione della carta.
All'intero del museo sono collocate diverse attrezzature e macchinari ancora funzionati, utilizzati in passato per realizzare la carta a mano.

Arsenali, misteriose grotte e mulini tra le cose da vedere ad Amalfi

Raggiungendo Piazza dei Dogi, si possono vedere i resti dell'antico Arsenale della Repubblica. Si tratta nello specifico di un vero e proprio cantiere navale dove veniva svolto l'intero lavoro della città quanto Amalfi era una potente e ricca Repubblica Marinara.
La grotta dello Smeraldo, altra importante attrazione di Amalfi fu scoperta nel 1932 per puro caso da un pescatore della zona.
Il nome della grotta è dato proprio dal nome della colorazione dell'acqua che riflettendo con la luce delle rocce, riesce a creare un vero e proprio effetto di color smeraldo.
La grotta dello Smeraldo si può visitare sia tramite via terra con scale ed ascensori oppure per via mare attraverso l'uso di zattere.
Se quello che si desidera è invece fare una rilassante passeggiata in totale tranquillità tra rovine di cascate e mulini non bisogna far altro che visitare la valle dei Mulini. Si tratta di un'antica mulattiera che ad oggi risulta messa in totale sicurezza. Il panorama che è visibile da questa valle è davvero suggestivo ed il percorso da compiere, non troppo impegnativo, ne vale la pena.
La Torre dello Ziro è invece un'altra delle attrazioni della città. Questa torre veniva utilizzata in passato per cercare di avvistare le navi saracene e per mettere in isolamento i prigionieri; proprio qui venne imprigionata Giovanna d'Aragona. Per raggiungerla occorre percorrere un camino abbastanza lungo ma una volta arrivati la vista è davvero magica.

Le spiagge più belle di Amalfi

Amalfi, è molto amata e conosciuta non solo per la sua ricca storia fatta di cultura e musei ma anche per le sue incredibili spiagge.
La spiaggia del Marina Granda è completamente attrezzata e fornita di diversi stabilimenti balneari. La posizione in cui si trova è molto comoda e l'accesso è quindi molto facilitato. E' sicuramente ottima per famiglie con bambini che amano sopratutto fare lunghe passeggiate sotto il caldo sole estivo.
La spiaggia del Duoglio invece, situata a solo un chilometri di distanza da Amalfi si presenta come una soluzione più intima in quanto ha solo un paio di stabilimenti balneari e un ristorante.

Perché preferire lo shavette al rasoio a mano libera

Rasoio a mano libera e shavette: quale scegliere

Rasoio a mano libera e rasoio shavette

Guardando uno shavette e un rasoio a mano libera riusciresti a notare le differenze in men che non si dica, confrontarli invece per fare un acquisto non sempre è così semplice e scontata la differenza.

La cosa che potrebbe sembrare inizialmente una discriminante nella scelta tra i due è la manutenzione. Se il rasoio shavette lo potrai lasciare a riposare nel suo astuccio per la rasatura o in bagno, la manutenzione del rasoio a mano libera non può assolutamente essere lasciata al caso.

Io avevo intenzione di acquistare uno shavette, quest’articolo che tratta i migliori rasoi shavette sul mercato mi è stato molto d’aiuto, in quanto propone tanti approfondimenti importanti, come il sapone da utilizzare e la tipologia di lamette da barba da dover scegliere.

Radersi con lo shavette: meccanismo della lametta

Il primo rasoio shavette è stato prodotto dalla Dovo, il miglior shavette in circolazione, il quale ha dato poi nome a tutta la categoria.

La shavette è un rasoio che assomiglia molto a quelli a mano libera, ma non è dotato di una lama intera fissa, come il rasoio tradizionale, bensì di una struttura con un sistema a lama intercambiabile. Sono accessori più moderni rispetto a quelli a lama fissa e molto più pratici da utilizzare.

Le lamette shavette possono avere vari tipi di incastro, il più semplice è quello con carrellino, che prevede di sfilarlo lateralmente e di riporvi sopra le lamette.

Come meccanismo è facile e intuitivo, prevede la rottura della lametta double-edge (doppia-lama) in due parti, una delle quali andrà inserita nell’apposito vano.

In Italia gli shavette sono utilizzati ogni giorno da migliaia di barbieri e acconciatori professionali. Vengono scelti per la loro accuratezza, precisione, oltre che per il minor rischio di taglio, ma anche per l’igiene, è infatti obbligatorio per legge l’utilizzo di lamette da barba monouso che evitino infezioni e contagi.

La lama del rasoio a mano libera, a differenza della shavette, dev’essere affilata regolarmente utilizzando una coramella, uno strumento con un lato in cuoio e un altro in jeans, e la pietra (Honing Stone) per non perdere il potere tagliente. Lo shavette non necessita di essere affilato. 

Rasoi a mano libera: come usarli

L’apertura del manico è lo stesso sia per il rasoio a mano libera che per lo shavette, anche perché potremmo azzardare che quest’ultimo sia un modello “commerciale” che prende come riferimento il rasoio a mano libera tradizionale.

L’utilizzo di uno shavette è del tutto simile a quello di un rasoio a mano libera. La posizione, una volta aperto il rasoio, è ortogonale alla parte che contiene la lametta e va impugnato in modo che il manico fuoriesca tra il dito anulare e quello medio, ponendo il pollice al di sotto del filo della lametta.

Questo è il modo classico di impugnare, ma col tempo potrai sviluppare il tuo di modo di tenere il rasoio, a seconda di come ti sentirai più comodo.

Perché preferire lo shavette al rasoio a mano libera

Perché scegliere lo shavette

Lo shavette ha la punta della lama esposta in modo minore, mentre il rasoio a mano libera ha una lama più ampia. Può essere facile tagliarsi se non si ha dimestichezza, se si sbaglia l’angolo di rasatura o si effettuano movimenti bruschi, ma ha comunque una lama più piccola rispetto a un rasoio a mano libera.

Ti consiglio lo shavette se devi:

  • Radere delle parti precise: come sagomatura o rifinitura dei contorni della barba, per dare forma alle basette, per le rifiniture sulla nuca o della parte posteriore della testa.

  • Avere una visione di quello che vuoi radere: Applicando una piccola quantità di gel per rasatura potrai avere la concreta sensazione di sapere quale zona radere e quale invece no. Ottimo quando si tratta di sagomare o pareggiare l’altezza di barbe piene di buchi. In questo caso radere di meno ed avere una visuale chiara ti impedirà di radere delle parti della barba che invece, se rasate, mostrerebbero dei vuoti.

  • Facile manutenzione: Essenzialmente dovrai preoccuparti solamente di acquistare delle lamette nuove che ti permetteranno di tenere sempre in ordine la tua barba. Dovrai cambiare la lama quando noterai che non taglia più in modo efficiente o gratta spiacevolmente la cute. Non dovrai affilare le lame, visto che verranno cambiate.

  • Lama meno affilata: Sicuramente lo shavette con al suo interno una lama da barba può fare dei taglietti niente male in quanto a larghezza e profondità, ma ha pur sempre dei limiti, determinati dalla parte in metallo in corrispondenza della testa della lametta. A differenza del rasoio a mano libera che quando taglia può ferire in modo profondo.

  • Più leggerezza e maneggevolezza: Raderti con uno shavette ti darà maggiori soddisfazioni, è di facile utilizzo e leggero rispetto a un rasoio a mano libera, più adatto a chi ha esperienza nell’usarlo.

Reggia di Caserta

La reggia di Caserta

La Reggia di Caserta è tra le opere architettoniche di maggiore interesse all'interno della regione Campania e di tutta Italia. I lavori di costruzione, che iniziarono nella seconda metà del XVIII secolo, furono commissionati da Carlo di Borbone all'architetto Luigi Vanvitelli, che sarebbe morto trent'anni dopo nella stessa città di Caserta. Vanvitelli non riuscì a vedere il suo progetto concluso, dal momento che i lavori proseguirono per quasi cento anni.

La Reggia fu completata soltanto nel 1847, a distanza di 95 anni dall'inizio del progetto. Appartenuta ai Borbone nel primo periodo, la Reggia di Caserta passò poi in mano ai Savoia, fino a quando negli anni Venti del Novecento diventò di proprietà dello Stato. Tra le principali attrazioni inserite all'interno dell'area si annoverano il Parco Reale il Giardino inglese.

A seguire un approfondimento dei più importanti appartamenti della Reggia che ospitarono Ferdinando I di Borbone, Ferdinando IV, Francesco II e Maria Carolina, oltre a un focus sul parco che circonda l'intera struttura ideato da Luigi Vanvitelli.

Gli Appartamenti Reali e le Sale della Reggia di Caserta

L'architetto Luigi Vanvitelli suddivise il Piano Nobile, riservato agli Appartamenti Reali, in quattro aree. Due di queste erano destinate agli Appartamenti del XVIII secolo agli Appartamenti del XIX secolo. I primi sono noti anche con l'appellativo di quarto del principe ereditario, i secondi invece con il nome di quarto del Re. Il primo (e unico) ad essere abitato per più di mezzo secolo fu l'Appartamento del Settecento. Tra i suoi inquilini si annoverano anche Maria Carolina e il marito Ferdinando IV. All'interno dell'appartamento privato della Regina da non perdere la Stanza di Lavoro, la Sala di Compagnia, la Sala Ellittica e la Sala delle Dame di Corte. Gli Appartamenti del XIX secolo non furono abitati subito dalla famiglia reale dei Borbone perché i lavori relativi all'ala occidentale della Reggia non erano ancora stati portati a termine. Infatti il progetto subì una brusca frenata tra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento, quando la Reggia di Caserta fu sotto la dominazione della Repubblica Napoletana portata da Napoleone Bonaparte. Tra le Sale di maggiore interesse ospitate dalla Reggia si segnalano la Sala del trono (che per dimensioni è la più grande) e la Sala del Consiglio (attraverso cui un tempo si aveva accesso all'appartamento del Re). Un altro piccolo gioiello custodito dalla Reggia di Caserta è il Teatro, con cui Vanvitelli volle riprodurre in scala il maestoso Teatro San Carlo della città di Napoli.

Il Parco Reale e il Giardino inglese della Reggia di Caserta

Insieme al Teatro, l'altro progetto che Vanvitelli vide realizzato prima di morire fu quello del Parco Reale. Nel corso degli anni successivi i sovrani apportarono delle aggiunte, tra cui il Giardino inglese. Il Parco Reale dona alla Reggia di Caserta un contesto tale da farla competere con la Reggia di Versailles.

Oggi il Parco della Reggia si compone di tre parti: la prima è caratterizzata dalla presenza del Bosco vecchio e della Castelluccia (edificio in cui un giovanissimo Ferdinando IV si esercitava in battaglie finte); la seconda si compone di diverse fontane che regalano ai visitatori spettacolari giochi d'acqua; la terza e ultima parte è costituita dal Giardino inglese, voluto fortemente da Maria Carolina. Per la realizzazione del Giardino inglese fu convocato a Napoli Andrew Graefer, noto botanico inglese. Il Giardino ospita alcune statue della collezione Farnese e quelle provenienti direttamente dagli scavi di Pompei, oltre al Bagno di Venere e il Criptoportico.

Biglietti

Biglietto Appartamenti Reali, Parco Reale e Giardino Inglese
€ 14,00

Solo Appartamenti Reali (acquistabile quando il Parco è chiuso)
€ 10,00 

Solo Appartamenti Reali (acquistabile dopo le 17)
€ 3,00 

Parcoday (acquistabile presso la biglietteria Corso Giannone – accesso al Parco Reale e al Giardino Inglese)
€ 9,00 

Reggia twodays (pomeriggio e giorno successivo)
€ 17,00 

Riduzioni e gratuità:
€ 2,00 – dai 18 ai 25 anni (non compiuti)Gratis – fino a 18 anni (non compiuti)

La Reggia di Caserta è aperta tutti i giorni, eccetto il martedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio

Fusilli

La pasta di Gragnano: eccellenza italiana nel mondo

La Campania ha regalato all'Italia alcuni dei migliori prodotti della nostra tradizione culinaria. Dalla pizza alla frittura, dai friarielli alla bufala. Questa terra è uno dei migliori vivai dove coltivare la nostra gastronomia, poiché racchiude in sé segreti, tradizioni e sapori unici nel mondo.

Anche la pasta di Gragnano fa parte di questi tesori, poiché è parte integrante della storia di Napoli. Con il suo avvento, nel XVI secolo, ha cambiato il modo di concepire i pasti e la tradizione e ha reso, grazie ad un microclima unico, questa zona di mondo la massima produttrice di pasta su scala globale. Ancora oggi viene riconosciuta l'unicità di questo prodotto, tanto tradizionale quanto iconico. Se la pasta rappresenta l'Italia nel mondo lo dobbiamo, in larga parte, proprio a Gragnano.

Affidarsi alla tradizione di Gragnano significa scegliere storia, fedeltà, competenza e tradizione

Scegliere Gragnano significa scegliere la miglior farina di semola e con la sola acqua del territorio. E' infatti questo il vero segreto di questo prodotto eccezionale. La pasta viene prodotta solo attraverso la selezione delle migliori semole, e l'acqua di Napoli è il vero segreto di questa meravigliosa terra. Le sue proprietà nutritive, infatti, rende questo oro liquido speciale. Il processo di lavorazione è composto di diverse fasi: un impasto di prodotti esclusivi e genuini, la gramolatura, durante la quale l'impasto viene reso omogeneo e, infine, la trafilatura.

Questo è forse il processo più nobile di tutti, poiché la pasta viene inserita all'interno di trafile in bronzo, che rendono l'impasto ancor più nobile. La pasta, infine, viene lasciata ad essiccare, raffreddata e stabilizzata ad una temperatura compresa tra i 40° e gli 80°, per una tempistica variabile tra le sei e le sessanta ore. La pasta, infine, viene ventilata e, infine, fatta raffreddare. Il confezionamento va completato entro un giorno intero al completamento della produzione.
Questo intero processo è ciò che giustifica il prezzo della pasta di Gragnano IGP, leggermente al di sopra della media. La qualità, in fondo, è normale che abbia un prezzo.

La pasta di Gragnagno IGP si presenta dorata al punto giusto e omogenea, ha una superficie particolarmente ruvida causata dalla trafilatura al bronzo, poiché questo tipo di struttura riesce a far impregnare il prodotto di condimenti. Una volta cotta, la pasta si presenta compatta, con un deciso odore e sapore di grano.

La città di Gragnano: qualità e sapore vanno preservate anche a casa

La pasta di Gragnano IGP non è soltanto un'eccellenza, ma un intero territorio. La città di Gragnano, infatti, viene riconosciuta universalmente come la città della pasta e l'influenza che questo prodotto ha avuto sull'intera popolazione locale è evidente. L'intera conformazione di questo paese è stata elaborata in base alla produzione di questa eccezionale materia prima. La località continuò ad espandersi, in proporzione diretta alla notorietà della sua pasta nel mondo. Nel 1843 un piano urbanistico ridisegnò completamente la fisionomia della città, portandola all'apice di quella cultura stessa.

La pasta di Gragnano si può conservare sino ad una durata massima di circa tre anni, a patto che venga mantenuta sigillata in un luogo a temperatura costante. Durante la fase di cottura, è importante che la pentola sia sufficientemente ampia da non permettere alla pasta di incollarsi. Il rapporto corretto dovrebbe essere circa 1 litro di acqua per ogni 100 grammi di pasta.

In commercio esistono diverse tipologie di pasta in vari formati, adattandosi ad ogni tipo di cliente, gusto o sapore. Esistono diverse tipologie di pasta, sigillati in confezioni dal differente peso.

Gusti, sapori e tradizioni che portano l'Italia in alto nel mondo: lo straordinario valore di Gragnano

La pasta di Gragnano IGP è un tesoro della nostra tradizione nazional-popolare. Ha avuto largo consenso sia in territorio nazionale, sia in campo estero, trasportando la nostra cultura gastronomica in giro per il mondo. E' un vanto di cui tutti possiamo essere orgogliosi, poiché rappresenta l'eccellenza. Una storia secolare, che ci è stata tramandata nel corso degli anni e che continuerà a portare in alto il tricolore nel mondo.
La tradizione della pasta di Gragnano IGP va difesa e condivisa.

5 consigli per biglietti da visita efficaci

5 consigli per biglietti da visita efficaci

La stampa di biglietti da visita rimane uno strumento di comunicazione più che pratico. Vengono scambiati in occasione di fiere, lasciati a potenziali clienti con i quali hai già avviato un primo contatto, consentono di ricordare i ricordi affettuosi delle persone e possono persino accompagnare le lettere che invii. Molte sono le tipografie online in Campania che mettono a disposizione delle vere e proprie piattaforme su cui caricare il proprio file e ordinare sul Web i propri biglietti da visita, consegnati a domicilio.

Colpisci le menti dei tuoi interlocutori con un biglietto da visita che lascia una buona impressione.

1. Il contenuto del biglietto da visita

È controproducente voler inserire troppi elementi in un biglietto da visita a tutti i costi: hai solo un piccolo rettangolo che sta in una tasca! Non è necessario sovraccaricarlo al punto da renderlo illeggibile.

Una carta efficace può essere soddisfatta con le seguenti informazioni:

  • il nome della tua azienda, con il suo logo
  • il tuo nome e cognome che ti consente di contattarti: telefono (diretto o no), e-mail, indirizzo.

Se necessario, puoi aggiungere il tuo slogan, se è breve. Altro materiale scritto sarà superfluo.

2. Il formato del biglietto da visita

I biglietti da visita rettangolari rimangono i più utilizzati nel settore professionale. Detto questo, nulla ti impedisce di mostrare un minimo di originalità.

Se mantieni il rettangolo, puoi riempirlo in verticale, anziché in orizzontale. Ma hai anche ill diritto di scegliere forme rotonde, quadrate o addirittura ritagliate per rappresentare il tuo settore di attività (il bordo di un pettine per un parrucchiere, ad esempio).

È tutta una questione di settore: le fantasie potrebbero essere meno popolari nel mondo assicurativo che in quello degli organizzatori di eventi!

3. Il layout

La natura detesta il vuoto, a quanto pare. Questo non è il caso degli occhi umani: a loro piace trovare posti su cui soffermarsi mentre stanno leggendo un documento.

Quindi, non trascurare lo spazio bianco nel layout del tuo biglietto da visita. Serviranno per evidenziare gli elementi più importanti: spetta a te decidere se preferisci focalizzare l'attenzione sul tuo nome o su quello della tua azienda!

Un consiglio: è consuetudine considerare che l'altezza della spaziatura tra le linee deve essere sempre maggiore della dimensione del carattere.

4. Scegli gli stessi caratteri

Per un effetto armonioso, non mescolare troppo i tipi di caratteri utilizzati.

L'unica tipografia più originale dovrebbe essere quella del tuo logo. Per gli altri, resta sobrio ... e leggibile.

Se lo desideri, puoi evidenziare alcuni elementi usando il colore o il grassetto. Non abusare di altri effetti di stile. Tieni presente che questo è un documento molto piccolo.

Tuttavia, questo non ti esonera dal preferire un carattere all'altro, se pensi che ti rappresenti meglio.

5. Il colore

Le carte in bianco e nero hanno avuto il loro giorno. Ora, per un tasso appena più alto di efficienza, puoi aggiungere colore alla tua comunicazione. Usalo con parsimonia: non più di tre diverse tonalità sullo stesso biglietto da visita (due sarebbero preferibili).

D'altra parte, è possibile invertire e scrivere in bianco su uno sfondo colorato. L'impatto potrebbe essere più importante ... ma fai attenzione a non dare un colpo troppo forte alla leggibilità. Su questi documenti professionali, a volte è preferibile la sobrietà.

La finitura del biglietto da visita, opaco o lucido, il suo materiale, il suo spessore, il fatto che abbia bordi arrotondati o che sia colorato sul bordo sono tutti elementi che partecipano anche al suo aspetto. Queste sono spesso scelte che incidono sul budget. Ma la presentazione generale si baserà sempre sugli stessi principi, qualunque sia il dettaglio selezionato successivamente.

L’utilizzo dei biglietti da visita è ancora molto utilizzato nel settore degli eventi fieristici. La Business Card è il primo contatto che si ha con i potenziali clienti, per questo non bisogna fallire. Cosa aspetti? Conquista i tuoi clienti!

La pastiera napoletana

I dolci tipici della tradizione campana

Dolci tipici della Campania

In quest’articolo parleremo di così tante delizie che a molti di voi verrà l’acquolina in bocca! Faremo un viaggio, infatti, tra dolci e dolcetti della tradizione Campana, terra fortemente legata ai sapori e al cibo. Ecco una lista golosissima di dolci Campani tipici:

La pastiera napoletana

Al primo pasto tra i dolci tipici della tradizione campana troviamo la pastiera napoletana. Si tratta di un dolce non legato esclusivamente alla città di Napoli come invece il nome fa desumere.

La pastiera napoletana viene preparata con la base di pasta frolla farcita al suo interno con ricotta, latte bollito e scorze di arancia candita. Una volta cotta la pastiera si presenta come una vera e propria crostata dai bordi tendenti al giallo oro e la superficie decorata con intrecci di larghe strisce di frolla.

I dolci tipici della tradizione campana

Il babbà

Il babbà è un altro dei dolci appartenenti alla tradizione campana dei pasticcini napoletani.
Si tratta di dolce estremamente morbido, grazie al rhum con il quale viene imbevuto.

Le sue dimensioni cambiano a seconda dello scopo: se sono necessarie per la piccola pasticceria i babbà tendono ad avere misure ridotte, altrimenti possono diventare delle vere e proprie torte.

I dolci tipici della tradizione campana

La sfogliatella

Tra i dolci tipici campani non può mancare assolutamente le sfogliatelle. Conosciute in tutto il mondo, le sue antiche tradizioni riconducibili alla località della provincia di Salerno Conca dei Marini.

La leggenda narra nello specifico che la sfogliatella veniva preparata delle monache di un vecchio monastero, usando la pasta di semola avanzata che veniva poi unita alla frutta secca, al limoncello e allo zucchero.

Il successo delle sfogliatelle è diventato davvero enorme tant’è che la ricetta è stata poi ripresa e revisionata da Pasquale Pintauro, un noto pasticcere di Napoli.

Questo dolce campano viene realizzato a forma di fagottino con la superficie increspata e il suo gustoso interno viene riempito con zucchero, ricotta, uovo, semolino e un’aggiunta di vaniglia o cannella.

I dolci tipici della tradizione campana

La torta caprese

Tra i dolci campani più amati e apprezzati ci sono anche quelli che sono nati per caso, con qualche ingrediente in meno!

Tra questi c’è la torta caprese nata verso il 1920 dal pasticcere Carmine di Fiore. Mentre preparava un dolce a base di cioccolato e mandorle, dimenticò di inserire nell’imposto la farina e questo gli permise di inventare una nuova ricetta, che fu chiamata in seguito torta caprese.

Un dolce molto morbido, che avvolge il palato con il suo sapore intenso di cioccolato e con le note decisamente inconfondibili delle mandorle. L’impasto viene realizzato utilizzando, burro, zucchero, uova, cacao amore e mandorle tritate.

I dolci tipici della tradizione campana

La delizia al limone

Continuando il nostro “tour” alla scoperta dei dolci campani gustiamo insieme un’ottima delizia al limone, torta preparata con il limoncello e con una soffice farcitura di crema al limone.

Questa ricetta anche se è stata inventata solo pochi anni fa più precisamente nel 1978, ma ha già ottenuto importanti riconoscimenti come quello di specialità dolciaria e l’iscrizione al registro dei PAT del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

I dolci tipici della tradizione campana

La zuppa inglese napoletana

Un dolce tipico napoletano è la zuppa inglese in versione partenopea, goloso dolce al cucchiaio dalla consistenza morbida e cremosa, molto amato da coloro prediligono il sapore della meringa.

L’impasto viene preparato imbevendo strati di Pan di Spagna con il rum, che si alternano con la crema pasticcera alle amarene, ricoperto poi da uno strato di meringa avvolgente. Delizioso e molto scenografico.

I dolci tipici della tradizione campana

Il torrone napoletano

Dolce tipico napoletano uno dei più famosi dolci della tradizione, il torrone napoletano è detto anche torrone dei morti, in quanto dolcetto dei giorni di Ognissanti e dei defunti.

Realizzato con un impasto morbido al cioccolato, che può essere sia bianco che fondente. Viene riempito con ingredienti unici: mandorle, pistacchi, nocciole e ne esiste anche una versione dalla consistenza più dura, farcito con miele e vari tipi di frutta secca.

I dolci tipici della tradizione campana

La Scazzetta del Cardinale

Per terminare con dolci tipici della Campania, da Salerno proviene invece la torta Scazzetta del Cardinale. Le origini di questo dolce sono molto antiche e continuano anche oggi ad avere un grande successo.

Il Pan di Spagna nella torta viene farcito con crema Chantilly e fragole di bosco, il dolce ideale da servire durante occasioni speciali. La forma del dolce deve corrispondere a quello di una cupola mentre la glassa rosa colata sopra tende a formare un vero e proprio copricapo. Uno dei dolci più colorati e golosi della tradizione culinaria Campana.

My Trip To South Italy, il portale che valorizza la bellezze del Sud Italia nel mondo

L’Italia è il Paese al mondo più ricco per storia, opere d’arte e paesaggi mozzafiato. Ogni anno milioni di turisti da tutto il globo decidono di trascorrere le proprie vacanze nel Bel Paese per riuscire a godersi delle bellezze nostrane.

Quest’anno, per via della pandemia del coronavirus, il settore turistico è già stato e sarà fortemente messo in crisi e, stando a quanto dicono gli esperti, non riuscirà a riprendersi prima di 8/12 mesi per quanto riguarda il flusso di turisti internazionali. Un piccolo spiraglio di luce potrà essere il turismo interno ma tutto dipenderà da quando e come ci si potrà nuovamente muovere dalle proprie città per motivi non lavorativi e se si riuscirà a superare la prevedibile paura di entrare in contatto con altre persone.

Fortunatamente, il digitale è uno strumento che ci permette di poter esportare tutto il Bello delle nostre regioni fino all’altro capo del mondo senza dover interagire direttamente.

Questo è l’obiettivo che sta cercando di raggiungere il sito My Trip To South Italy.

Nata nella seconda metà del 2019,si tratta di una piattaforma online tutta in lingua inglese, creata dall’Associazione di promozione sociale My Trip To con base operativa a Napoli, che parla di ben 9 regioni italiane a tutto tondo:

  • Abruzzo
  • Lazio
  • Molise
  • Campania
  • Puglia
  • Basilicata
  • Calabria
  • Sicilia
  • Sardegna

All’interno del sito possiamo trovare notizie sulle location turistiche popolari ma anche a proposito delle tradizioni culinarie, delle produzioni di alimenti, degli artigiani e dei loro manufatti, dei luoghi di cultura e delle tradizioni locali oltre che a destinazioni di lusso nel Sud Italia. Insomma, una gran bella panoramica di quello che il Sud Italia ha da offrire al resto del mondo.

L’associazione My Trip To sta creando una rete di partners sul territorio interessati ad entrare nel progetto al fine di promuovere le proprie attività; fino ad ora ad aderire sono stati hotel, aziende agricole e ristoranti tutti sparsi nelle varie regioni interessate.

Oltre alla diffusione tramite il digitale, My Trip To distribuisce dei magazine periodici in tutto il mondo, in alcune delle strutture più importanti e con un elevato flusso di visitatori, come lounge di aeroporti, importanti business hotel e ristoranti, country e yacht club e tanto altro ancora. Parliamo in totale di oltre 700 punti di interesse dislocati in 4 diversi continenti.

Per diffondere il messaggio in maniera ancora più chiara in tutto il mondo, il magazine viene redatto in ben 4 lingue diverse: Inglese, Russo, Cinese e Arabo.

Ogni numero della rivista presenta alcune destinazioni per ognuna delle regioni coinvolte nel progetto. Nel numero di Marzo, ad esempio, per la Campania sono state incluse le città di Caserta, San Leucio e Capua; parliamo quindi di destinazioni non sempre molto conosciute ma anche piccole città e borghi che costituiscono la maggior parte del nostro patrimonio culturale e paesaggistico e che, a volte, non riescono mai ad emergere del tutto nel resto del mondo, in quanto non godono di servizi di promozione adeguata e sistematica.

Ma non è tutto, nel magazine è presente anche le pubblicità dei vari partner,in modo da promuovere i prodotti della nostra Terra in tutto il mondo e favorirne l’esportazione.

Ad oggi, dopo solo 6 mesi di attività, il progetto ha già suscitato un grande interesse grazie alle tante attività svolte.

A suggellare la bontà dell’iniziativa, sul finire del 2019 è arrivato anche il patrocinio da parte dell’Assessorato allo Sviluppo e Promozione del Turismo della Regione Campania. Un Importante riconoscimento da parte delle nostre autorità che permetterà al progetto di guadagnarsi la fiducia di tutti coloro che volessero entrare a far parte della rete di partner dell’Associazione My Trip To.

Parco archeologico di Pompei

Parco archeologico di Pompei

Riconosciuto come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, il parco archeologico di Pompei si estende per circa 66 ettari e racchiude edifici, monumenti, sculture, pitture, oltre che mosaici di straordinaria bellezza e rilievo storico culturale.

L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., narrata da Plinio il Giovane, da Tacito e dagli storici dell'epoca, ha preservato l'immagine e l'organizzazione delle città romane. Questo ha permesso di comprendere gli usi, le abitudini e i costumi dei cittadini.

La città sorge nella valle del fiume Sarno, alla cui foce si trovava un porto. Oggi i visitatori accedono tramite le antiche porte e precisamente dall'ingresso di Porta Marina. Inizia così un percorso basolato lungo il quale sarà possibile visitare abitazioni, botteghe, le aree sacre, i complessi termali, il quartiere del teatro e dell'anfiteatro, nonché il Foro circondato dagli spazi pubblici. Lungo le strade si scorgono anche le quattro necropoli e le tombe monumentali disposte all'uscita delle porte urbiche. All'esterno degli scavi invece si possono visitare le residenze dell'agro, fra cui spicca la Villa dei Misteri.

La città è organizzata in quartieri (regiones) e isolati (insulae). Questa suddivisione risale alla metà dell'800 per volere di Giuseppe Fiorelli. L'attività di scavo, dal 1924 e fino al 1961, è stata poi diretta da Amedeo Maiuri. In questo periodo, specialmente nelle regioni della parte orientale, vennero alla luce edifici di grande pregio come la casa del Menandro.

Durante questa fase si portano a compimento la recinzione della città e lo scavo di porta Nocera. Solo durante la seconda metà del XX, allo scopo di assicurare l'adeguata conservazione del sito ed in seguito ai danni provocati dal sisma del 1980, si è dato maggiore spazio al restauro che ha interessato i diversi isolati fra cui la via dell'Abbondanza, la Casa dei Casti Amanti e le Terme.

L'area archeologia richiede più giornate ma alcuni posti, più di altri, consentono di scoprire al meglio il trascorso del nostro territorio e le tradizioni che precedono l'eruzione del 79 d.C. La Casa del Fauno, il Tempio di Apollo, il Teatro Grande, l'Anfiteatro o il Foro sono soltanto alcune delle attrazioni che meritano di certo la visita.

Parco archeologico di Pompei: informazioni

L'area archeologica si trova a Pompei (NA), in Piazza Anfiteatro 8. L'accesso al sito in base al periodo segue le seguenti fasce orarie:

1 Aprile al 31 Ottobre

  • da Lunedì al Venerdì dalle ore 9:00 alle ore 18:00
  • da Sabato a Domenica dalle ore 8:30 alle ore 18:00

1 Novembre al 31 Marzo

  • da Lunedì al Venerdì dalle ore 9:00 alle ore 15:30
  • da Sabato a Domenica dalle ore 8:30 alle ore 15:30

La chiusura degli scavi dal 1 Aprile al 31 Ottobre è prevista alle 19:30, mentre dal 1 Novembre al 31 Marzo è fissata alle ore 17:00.

Al raggiungimento di un numero alto di visitatori il Parco archeologico di Pompei potrebbe anticipare la chiusura al pubblico, allo scopo di evitare l'eccessiva presenza simultanea turisti che potrebbe compromettere la sicurezza e la salvaguardia dell'area. Inoltre durante le giornate in cui è previsto l'ingresso gratuito, il Parco archeologico di Pompei si riserva di attivare l'accesso a scaglioni o per fasce orarie, in modo da regolamentare il flusso dei turisti.

Il Parco archeologico di Pompei è raggiungibile chiamando il numero 081 857 5311 o accedendo al sito ufficiale pompeiisites.org.

I biglietti si possono acquistare solo presso le biglietterie ufficiali ubicate all'ingresso dell'area archeologica oppure online, tramite il circuito TicketOne. La vendita dei biglietti al di fuori degli ingressi principali e dei canali ufficiali non è autorizzata e riconducibile dalla direzione del Parco Archeologico. Si informa, inoltre, che il prezzo dei biglietti può subire variazioni in concomitanza con eventi, mostre e rappresentazioni.